In un video diffuso lo scorso 4 novembre da Ima Media, un canale che si definisce “basato su un social media indipendente che analizza i risultati e la forza militare dell’Iran”, viene mostrata per la prima volta una base sotterranea di stoccaggio e di lancio per missili balistici iraniani.
Il filmato di circa quattro minuti è molto curato nei suoi dettagli: oltre ai sistemi missilistici, che a breve andremo ad analizzare, compaiono gigantografie dei personaggi chiave della storia dell’Iran nonché del generale Qasem Soleimani, e nel finale la scritta “severe revenge is awaiting the criminals” (traducibile con “una dura vendetta sta aspettando i criminali”).
L’installazione sotterranea viene visitata dal generale Hossein Salami, comandante delle Irgc (Islamic Revolutionary Guard Corps), le Guardie della Rivoluzione meglio note come Pasdaran. Il generale descrive la base, situata in una località segreta, come in grado di offrire “capacità di lancio simultaneo e consecutivo” per i missili balistici iraniani, aggiungendo che “tali lanci ci porteranno molto valore aggiunto, sia dal punto di vista operativo che tattico”.
La notizia che il regime degli Ayatollah abbia installazioni sotterranee pensate per immagazzinare e lanciare i propri missili non è affatto nuova: la ricognizione satellitare ne ha individuate alcune tra cui quella di Khojir, ad est della capitale, e quella Imam Ali, nella parte occidentale del Paese. Il contrammiraglio della Marina delle Irgc, Ali Reza Tangsiri, lo scorso luglio aveva rivelato in un’intervista che l’Iran ha costruito numerose “città missilistiche” decentrate e gruppi di silos sotterranei, situati lungo le coste del Golfo di Oman e del Golfo Persico, con missili antinave pronti al lancio.
Sino ad oggi, però, nessuno aveva avuto modo, in Occidente, di dare una sguardo all’interno di queste installazioni particolari, e soprattutto nessuno aveva pensato di trovarsi di fronte ad una base missilistica sotterranea in grado, possibilmente, di lanciare missili balistici “in sequenza”.
Nel video, infatti, si notano dei dettagli molto interessanti: innanzitutto appaiono file di camion Tel (Transporter Erector Launcher) carichi di missili, alcuni dei quali sembrano i Ghadr-1, più altri ricoperti da teloni che non siamo stati in grado di identificare, ma soprattutto si nota un particolare meccanismo per il lancio multiplo di missili che viene caricato con degli Emad, un vettore che, come il Ghadr-1, è un’evoluzione dello Shahab-3.
L’Emad è un Irbm (Intermediate Range Ballistic Missile) con un raggio d’azione di 1700 chilometri ed un carico bellico di 750 chilogrammi rappresentato da una singola testata He, biologica, chimica e nucleare (sebbene Teheran abbia sempre smentito quest’ultima possibilità di armamento). Il missile è a propellente liquido ma nonostante questo risulta essere dispiegabile con un minore tempo di reazione rispetto allo Shahab-3 (30 minuti) ed è accreditato avere una precisione migliorata data da una certa possibilità di manovra del veicolo di rientro dotato di pinne stabilizzatrici, che nel filmato si possono notare coperte da protezioni mentre i missili vengono movimentati all’interno della caverna.
Il meccanismo di lancio multiplo è costituito da una piattaforma movimentabile tramite binario che può portare, da quello che si vede, sino a cinque missili balistici. Il video mostra il caricamento di questo particolare “revolver” coi missili che vengono eretti da un sistema similare a quello dei veicoli Tel, ma movimentanti all’interno del sito su carrelli di tipo diverso, più piccoli: il vettore viene posizionato sull’erettore da una gru a carro ponte.
Tra i missili, disposti sulla piattaforma, si notano delle paratie divisorie alte circa un quarto di un Emad, che potrebbero contenere i sistemi per il caricamento del propellente: solitamente il carburante liquido viene pompato all’interno del missile poco prima del suo utilizzo.
Il video non mostra, chiaramente, che tipo di struttura si possa trovare esternamente al sito, e quindi non sappiamo se effettivamente i missili vengono lanciati in sequenza oppure no: si osserva che, sulla piattaforma mobile “a cinque colpi”, sono relativamente vicini gli uni agli altri e le paratie sembrano un po’ troppo piccole per fornire una qualche protezione dai potenti scarichi di gas del lancio. Non sappiamo nemmeno se la piattaforma mobile sia modulare, e quindi ciascun missile possa essere sganciato da quelli adiacenti in fase di lancio oppure no.
La base sotterranea appare comunque molto ben organizzata e nuova fiammante: i soffitti alti sono ricoperti da materiale che sembra un telo composto da qualche tipo di polimero, forse per proteggere la parte sottostante da infiltrazioni di acqua.
La soluzione del lancio multiplo in sequenza ravvicinata rappresenta un buon metodo per saturare l’area di un singolo obiettivo, oppure una soluzione efficace per effettuare lanci simultanei su obiettivi diversi al riparo dalla reazione avversaria: insieme alla corazzatura naturale data dalla montagna il sistema è più sicuro rispetto a un veicolo Tel schierato in campo aperto.
L’Iran non è certo l’unico Stato ad avere installazioni militari o di ricerca sotterranee: la Corea del Nord è nota per avere un fitto sistema di tunnel e basi scavate dentro le sue montagne che permettono di immagazzinare vettori missilistici, veicoli corazzati e truppe, nonché sono usati come bunker per posti di comando e controllo o per centri di ricerca nucleare.
Anche per questo gli Stati Uniti, nell’ultimo decennio, hanno dato forte impulso alla messa a punto di un ordigno dotato di grande capacità di penetrazione e potenza: la bomba bunker buster Mop, acronimo di Massive Ordnance Penetrator, utilizzabile dai suoi bombardieri B-2 Spirit.