Mentre negli Stati Uniti ci si interroga sulle possibili future conseguenze di un eventuale fallimento delle trattative sul nucleare iraniano, l’Iran continua a effettuare lavori di implementazione dei suoi siti atomici.
Le ricognizioni satellitari hanno infatti mostrato progressi presso il sito di Natanz, uno dei principali dell’Iran. Fonti open source di intelligence riportano immagini, risalenti al 16 marzo, che mostrano nuove opere di sbancamento del fianco della collina dove è situato uno degli ingressi dell’installazione nucleare sotterranea. Si può anche notare lo spargimento del nuovo materiale rimosso poco distante e il piccolo complesso di baracche che ospita gli operai. Non è stato invece possibile, per via delle ombre dovute all’angolazione della ripresa, determinare l’altezza del nuovo tunnel di accesso.
Sat. imagery from the 16th Mar. 2021 shows progress at #Natanz Nuclear Complex(?), #Iran. Large hillside excavation can be seen. Entrance height unkown due to shadowing.
Yesterday it was announced that Iran had started enriching uranium at Natanz with IR-4 Centrifuges. pic.twitter.com/LNcr7eBtwX
— Aurora Intel (@AuroraIntel) March 17, 2021
All’inizio del 2002 la produzione di uranio arricchito venne trasferita dal centro di ricerca della capitale a Natanz in un sito pilota in cui, allora, erano presenti mille centrifughe ma che nei progetti dovrebbe ospitarne 50mila, che possono produrre uranio arricchito in una percentuale che va dal 3 al 5%. Il sito viene rivelato al pubblico ad agosto dello stesso anno e visitato dall’Aiea a febbraio dell’anno successivo.
Il sito di arricchimento di Natanz si accompagna a quello Fordow ed insieme a quello di Ardakan, approvato dall’Agenzia Atomica Iraniana (Aeoi) nel 1994, e a quello di Isfahan, attivo come centro di ricerca sin dal 1984, costituiscono il cuore della ricerca atomica iraniana. Nelle strutture di Ardakan e Isfahan si produce quella che in gergo si chiama “yellowcake”, un concentrato di uranio che poi viene gasificato sotto forma di esafluoruro (UF6) che sarà poi a sua volta utilizzato nelle centrifughe per l’arricchimento.
La scoperta dei nuovi lavori si accompagna alla notizia che Teheran ha cominciato ad arricchire l’uranio proprio nel suo impianto sotterraneo di Natanz con un secondo tipo di centrifuga più avanzata, la l’IR-4, in un’ulteriore violazione dell’accordo Jcpoa.
“Il 15 marzo 2021, l’Agenzia ha verificato che l’Iran ha iniziato ad alimentare la cascata di 174 centrifughe IR-4 già installate al Fep (Fuel Enrichment Plant n.d.r.) con UF6 naturale”, ha scritto l’Aiea, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, nel rapporto agli Stati membri di lunedì scorso.

L’Iran ha recentemente accelerato le sue violazioni delle restrizioni del trattato nucleare in un apparente tentativo di fare pressione sul presidente degli Stati Uniti Joe Biden poiché entrambe le parti sono bloccate in una situazione di stallo su chi dovrebbe agire per primo per cercare di recuperare i negoziati.
Abbiamo già avuto modo di sottolineare come l’anno scorso Teheran abbia iniziato a spostare tre “cascate”, o gruppi, di diversi modelli avanzati di centrifuga da un impianto fuori terra a Natanz al suo impianto di arricchimento del combustibile sotterraneo. Sappiamo che sta già utilizzando, a questo scopo, le centrifughe tipo IR-2m, mentre l’accordo consente solo l’arricchimento con modelli tipo IR-1 di prima generazione. Al 2015 la stima era che ci fossero più di 15mila centrifughe di prima generazione installate al Fep di Natanz e 2710 a Fordow. Per quanto riguarda le IR-2m il numero era di circa mille presso Natanz e altre 164 si trovano nell’area R&D del Pilot Fuel Enrichment Plant (PFEP) dello stesso sito.
L’Iran ha violato il trattato, in merito alle centrifughe, per una serie di possibili motivi: un fattore potrebbe essere che le centrifughe di prima generazione stanno subendo un aumento dei malfunzionamenti della centrifuga per via dell’invecchiamento. È anche possibile che il fenomeno sia stato indotto attraverso un attacco cibernetico: il malware Stuxnet potrebbe aver accorciato notevolmente la durata di vita di molte macchine provocandone la rotazione a velocità alterate. Tuttavia gli alti tassi di rottura possono anche indicare che l’Iran non è in grado di padroneggiare la produzione di queste centrifughe (sono mutuate da quelle pakistane), poiché devono essere lavorate secondo specifiche estremamente elevate.
Questi problemi aiutano a spiegare la decisione dell’Iran di costruire centrifughe avanzate tipo IR-2m e IR-4. Va considerato, però che le sanzioni stanno ostacolando la capacità di Teheran di costruire molte migliaia di centrifughe moderne, il cui numero è necessario per operare l’arricchimento a livello commerciale e militare. Di conseguenza, anche con centrifughe avanzate, l’Iran potrebbe comunque non essere in grado di produrre sufficiente uranio arricchito ad una percentuale tale da poter essere utilizzato in un ordigno atomico.
🎥 Satellite images reveal #Iran’s new ballistic missile launch locations- the Khorgo facility were these structures are located sits approximately 500 miles from Kuwait, where 13,500 US troops are stationed. pic.twitter.com/UPYTRHM228
— ASB News / MILITARY〽️ (@ASBMilitary) March 17, 2021
Parallelamente alle immagini che ritraggono i lavori presso il sito nucleare di Natanz, nei giorni scorsi ce ne giungono altre, sempre da fonti open source, che mostrano come il sito sotterraneo per missili balistici di Khorgo sia ormai quasi operativo dopo che sono state costruite nuove postazioni di lancio. Le immagini scattate da Maxar Technologies rivelano quattro insenature scavate nel fianco di una montagna. Secondo un’analisi effettuata dal gruppo di intelligence civile Intel Lab, tre sarebbero pozzi per posizioni di lancio verticali rinforzate.
La costruzione del sito missilistico, situato nel sud-ovest dell’Iran, è iniziata tre anni fa, anche se solo negli ultimi mesi gli iraniani hanno intensificato il lavoro sulle posizioni di lancio che possono schierare rapidamente due missili balistici ciascuna.
Si tratta della stessa tipologia di base sotterranea vista lo scorso novembre, quando le telecamere erano entrate in un sito sotterraneo di stoccaggio e lancio di missili balistici iraniano situato in una località ignota. L’Iran ha infatti avviato un processo di “bunkerizzazione” all’interno delle montagne delle sue strutture di importanza strategica, come appunto i siti di lancio di missili balistici o da crociera nonché di produzione nucleare, per cercare di salvaguardare da un possibile attacco aereo preventivo sia la sua capacità di deterrenza data dai missili, sia il suo complesso di ricerca e sviluppo atomico. Sarebbe infatti molto più complesso eliminare la minaccia missilistica (e nucleare) iraniana grazie a questi provvedimenti, e anche un attacco con armamento ad elevatissima capacità di penetrazione, utilizzando ad esempio la bomba statunitense Mop, non è garanzia di eliminazione ad un primo singolo colpo.