In un articolo di alcuni giorni fa, il Washington Post ha segnalato la presenza di un avamposto militare cinese sul territorio del Tajikistan, in prossimità del confine afghano.

La struttura è posizionata in modo da controllare agilmente il corridoio del Wakhan, il lembo di territorio afghano racchiuso tra Tajikistan, Pakistan e Cina.

Il governo cinese e quello tagiko negano la presenza militare cinese in Tajikistan. A darne però conferma, oltre alle foto scattate dal Washington Post, sono anche le testimonianze degli abitanti di Murghab, cittadina nei pressi dell’avamposto, in cui i militari sono stati visti fare acquisti e rifornimenti.

Le truppe cinesi, che sarebbero lì da almeno tre anni, indossano lo stemma delle unità dello Xinjiang, la provincia della Cina occidentale in cui vive la minoranza musulmana degli Uiguri.

Le immagini satellitari mostrano chiaramente una struttura composta da una ventina di edifici tra caserme, campi di addestramento e torri di avvistamento. L’esistenza della base era già stata ipotizzata circa un anno fa dall’International Crisis Group (Icg), un think tank internazionale che si occupa di conflitti. L’ipotesi è che la base in questione serva per operazioni di controllo e ricognizione della frontiera occidentale cinese, una priorità fondamentale per Pechino.

Seppure di dimensioni ridotte, la presenza militare cinese in quel territorio è densa di significato.

L’interesse cinese nella regione negli ultimi anni è in costante crescita. Nel 2016 la Cina ha siglato un accordo con Tajikistan, Afghanistan e Pakistan per la condivisione di informazioni e attività antiterroristiche. In seguito, il governo di Dušanbe ha approvato il finanziamento e la costruzione da parte di Pechino di undici avamposti e centri di addestramento lungo il confine con l’Afghanistan.

Le ragioni della presenza militare

Il crescente interesse cinese nella regione ruota sostanzialmente attorno a due fattori.

Il processo di stabilizzazione dell’Afghanistan offrirebbe a Pechino la possibilità di aumentare gli investimenti nel Paese che, oltre a essere ricchissimo di risorse minerarie, è anche sprovvisto di infrastrutture.

Il ruolo dell’Afghanistan nel progetto della Belt and Road Initiative (Bri) è sempre stato marginale, così come gli investimenti cinesi nel suo territorio, proprio perché, data la sua situazione, Pechino non riteneva possibile perseguire un programma di investimenti serio.

Negli ultimi anni però, la sua influenza economica è aumentata e Pechino è oggi il maggiore investitore in Afghanistan, e numerose società cinesi sono coinvolte in progetti di costruzione.

Così come cresce il coinvolgimento economico cinese in Afghanistan, quindi, si intensifica anche la sua presenza militare. Pechino teme che il ritorno dei miliziani uiguri da Iraq e Siria possano rendere nuovamente instabile la regione e da lì condurre attacchi ai suoi territori, mettendo anche a repentaglio il progetto della Belt and Road Initiative.





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