Baghouz, l’ultima roccaforte dell’Isis a est dell’Eufrate, non è ancora caduta definitivamente. Qui, ieri, è morto Lorenzo Orsetti, il volontario italiano che aveva deciso di combattere al fianco dei curdi delle Forze democratiche siriane contro le bandiere nere dello Stato islamico. La battaglia però prosegue, come hanno fatto sapere i curdi: “Non è l’annuncio della vittoria ma si tratta di un significativo progresso nella battaglia contro l’Isis. Gli scontri continuano con un gruppo di terroristi, confinato in una piccola area, che combatte ancora”.
Una battaglia, quella di Baghouz, in cui si è combattuto casa per casa, con gli irriducibili dello Stato islamico pronti a non cedere nemmeno un metro. E c’è da chiedersi come mai una resistenza simile, che non si era registrata nemmeno a Raqqa, la capitale de facto delle bandiere nere fino all’ottobre del 2017. E una possibile risposta può esser cercata nel gran numero di combattenti stranieri presenti a Baghouz, come hanno fatto sapere le Forze democratiche siriane, che hanno annunciato di aver catturato 157 combattenti dello Stato islamico, “per la maggior parte stranieri”.
Del resto, i foreign fighter che hanno raggiunto le bandiere nere negli ultimi quattro anni sono legione. Si parla di 30mila combattenti, giunti da ogni parte del globo per raggiungere il folle sogno dello Stato islamico. Alcuni di loro sono tornati in patria; altri si trovano nei campi controllati dei curdi e gli ultimi, infine, sono pronti a vender cara la pelle. C’è chi dice addirittura che a Baghouz possa esserci anche il califfo Abu Bakr al Baghdadi, ma si tratta di voci. Anche perché le apparizioni del leader jihadista si contano sulle dita di una mano. Si tratta di uno spettro. Invisibile a chiunque gli dia la caccia.Ma Baghouz rischiava di essere anche un’ecatombe di civili. Poco alla volta le famiglie dei jihadisti si sono arrese. Kino Gabriel, portavoce dell’alleanza di combattenti curdo-araba, ha parlato di oltre 29mila persone che hanno abbandonato la causa dello Stato islamico per arrendersi alle Forze democratiche siriane. Di questi, almeno 5mila erano combattenti.
In quest’angolo di terra a est dell’Eufrate si è combattuta una delle battaglie più dure e sanguinose del conflitto siriano, come ha raccontato Fausto Biloslavo: “Il cielo sopra il villaggio di Baghuz Tahtany si illumina di traccianti e vampate rosse degli attacchi aerei e con le armi pesanti. Il baccano è infernale. Le granate di mortaio partono con un tonfo sordo e passano sfregolando nell’aria sopra le nostre teste per centrare le postazioni degli ultimi jihadisti. Il primo giorno d’attacco resistono duramente, ma alla fine devono cominciare a ripiegare. Non sarà facile spazzarli via, ma oramai è iniziato il conto alla rovescia per la fine dell’ultima sacca delle bandiere nere”.
La clessidra del tempo conserva solo pochi granelli di sabbia per lo Stato islamico.