Tensione alle stelle tra India e Pakistan per la decisione di Nuova Delhi di revocare lo status speciale del Kashmir. Il ministro degli Interni indiano, Amit Shah, ha annunciato la cancellazione dell’articolo 370 della Costituzione, quello che garantiva alla citata regione himalayana e allo Stato di Jammu la possibilità di legiferare in maniera autonoma. La modifica, voluta tra gli altri da Narendra Modi in persona, comporterà delle sostanziali modifiche per gli abitanti locali, per lo più musulmani; sarà infatti introdotta la possibilità di effettuare acquisti immobiliari nella zona ai non residenti e saranno cancellate le tutele ai cittadini del posto all’interno di università e amministrazione pubblica. Ma a cambiare saranno anche le relazioni diplomatiche indo-pakistane, perché l’articolo 370 fu introdotto negli anni Cinquanta per consentire al Kashmir di godere di un’ampia autonomia politica (ad eccezione di competenze in politica estera, difesa e comunicazioni), una propria Costituzione e perfino una bandiera; inoltre, per evitare cambiamenti demografici, fu vietato agli stranieri di comprare territori nella regione.
La decisione di Modi
Le premesse per garantire al Kashmir un futuro autonomo sono andate in fumo a causa della mossa dell’India. L’intenzione di Modi – e del suo partito ultranazionalista Bharatiyva Janata – è una: assecondare la maggioranza indù a discapito della minoranza musulmana. Per far diminuire la presenza di quest’ultimo gruppo è necessario applicare un’integrazione forzata in tutte quelle zone in cui la presenza musulmana è considerevole, e il Kashmir è ovviamente il primo luogo da colpire. I leader locali della regione autonoma avevano più volte minacciato disordini e proteste violente in caso di modifica costituzionale dell’articolo 370.
Colpire la minoranza musulmana
Per prevenire l’eventuale reazione della minoranza musulmana, il governo indiano, già da ieri, ha lanciato nel Kashmir operazioni di repressione. I servizi telefonici e le comunicazioni, compreso internet, sono stati sospesi e i leader locali arrestati; addirittura i tanti turisti presenti nella regione sono stati fatti evacuare assieme ai fedeli accorsi nella zona del monte Amarnath per il consueto pellegrinaggio nell’area sacra. A causa della diramazione di un generico rischio di possibili attacchi terroristici, 20mila persone hanno dovuto abbandonare il luogo a bordo di appositi pullman.
Il rischio di una guerra con il Pakistan
Il Kashmir potrebbe provocare una reazione violenta del Pakistan, visto che la regione speciale indiana è rivendicata da Islamabad e che in passato è stata più volte al centro di varie dispute territoriali. Il partito di Modi aveva intenzione di modificare l’articolo 370 da parecchio tempo ma fin qui era sempre stato frenato dall’eventualità di una guerra contro i vicini pakistani; d’altronde, negli ultimi decenni, India e Pakistan hanno combattuto due guerre e molti conflitti armati proprio per “colpa” del Kashmir. Da quando Modi è salito al potere in India sono aumentate le violenze nei confronti dei musulmani e, parallelamente, si è alzato il tasso di nazionalismo indù. Secondo alcuni analisti le violenze che scoppieranno all’interno della regione speciale potrebbero diffondersi in tutta l’India, con vari episodi di rivendicazione da parte della minoranza musulmana. Scontri, proteste e perfino attentati terroristici sono eventualità che le autorità indiane non possono escludere.