Yevgeny Prigozhin è a Mosca. Nella capitale russa, dove è arrivato il primo luglio, è stato convocato dal Cremlino. Ha incontrato Vladimir Putin e avuto colloqui sul futuro del gruppo Wagner con il generale Viktor Zolotov, comandante della Guardia nazionale Rosgvardia e fedelissimo del capo di Stato, e con Serghei Naryshkin, capo del servizio di intelligence estero.
È questa la ricostruzione offerta da Liberation, secondo cui Prigozhin non sarebbe sparito dai radar né si sarebbe rifugiato in Bielorussia dopo la fallita rivolta contro la leadership militare della Federazione Russa, una ribellione per altro sedata a fatica grazie – si dice – ad una presunta intermediazione del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko. Citando i servizi di informazione occidentali, il quotidiano francese sostiene che da almeno lo scorso venerdì, primo giorno di luglio, l’ex cuoco di Putin si troverebbe al Cremlino, dove sarebbe stato convocato dai suoi principali comandanti, Putin compreso.
La versione è stata in parte confermata dal governo russo. Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha confermato un incontro tra Putin e Prigozhin, che sarebbe avvenuto il 29 giugno. L’alto funzionario ha precisato che all’incontro hanno partecipato 35 persone, compresi Prigozhin e comandanti di vari reparti della Wagner. “L’incontro è durato quasi tre ore”, ha aggiunto il portavoce.
Ricordiamo che Prigozhin era diventato invisibile a partire dal 24 giugno, quando la marcia dei suoi uomini verso Mosca era terminata in un nulla di fatto. Da quel momento in poi erano subito emerse indiscrezioni più o meno plausibili, come sul fatto che il capo della Wagner fosse a Minsk o a San Pietroburgo, mentre la tv russa mandava in onda un servizio esclusivo sulle perquisizioni da parte del Servizio di sicurezza federale russo (Fsb) della sua abitazione, evidenziando il ritrovamento di armi, lingotti d’oro e parrucche.
Prigozhin a Mosca?
Prigozhin si troverebbe dunque a Mosca per negoziare il destino della Wagner con Putin, Zolotov e Naryshkin. I punti interrogativi di questa vicenda sono tuttavia numerosi, in primis perché la narrazione dei fatti presenta enormi zone d’ombra.
Il 6 luglio, Lukashenko affermava che il capo dei mercenari era tornato in Russia, aggiungendo che la sua offerta ai combattenti del gruppo di trasferirsi in Bielorussia era ancora valida. Pare che lo stesso Prigozhin fosse stato autorizzato a partire per Minsk il 24 giugno, in seguito alla fallita ribellione, proprio per evitare la possibile persecuzione perpetrata dal Cremlino contro l’intera organizzazione rea di aver messo a rischio la compattezza dello Stato russo.
Tre giorni dopo, il 27 giugno, Lukashenko confermava l’arrivo in Bielorussia di Prigozhin. Già lo stesso giorno, però, il gruppo di monitoraggio indipendente Belaruski Hajun faceva presente che l’aereo dell’oligarca, in teoria approdato all’aeroporto militare di Machulishchy, vicino a Minsk, era partito per tornare in Russia (senza sapere se Prigozhin fosse a bordo del velivolo).
Da qui in poi sono trascorse giornate contrassegnate da indiscrezioni non confermabili, finché l’8 luglio il think tank Institute for the Study of War ha pubblicato nel suo aggiornamento quotidiano la notizia di un eventuale accordo tra Putin e Prigozhin, evidenziando che il leader russo continuerebbe a consentire alla Wagner di operare nel territorio della Russia.
Il futuro del capo della Wagner
Il futuro del capo della Wagner è indefinito e, almeno in questa fase, non definibile. Il premio Nobel Dmitry Muratov, redattore del sito Novaya Gazeta, ha sottolineato che il presunto incontro tra Putin e Prigozhin è arrivato mentre stava prendendo forma una teoria preoccupante, secondo cui il capo della Wagner potrebbe essere incaricato di usare i suoi mercenari per assassinare Volodymyr Zelensky.
Fantapolitica? Per Muratov, Prigozhin potrebbe cercare di compiere “qualche grande atrocità a beneficio della Russia” per rientrare nelle grazie del Cremlino. “Penso che Prigozhin possa non chiedere perdono a Putin ma che potrebbe commettere qualche grande atrocità a beneficio della Russia. Potrebbe tentare di organizzare un attentato contro Zelensky e portare la testa del presidente dell’Ucraina al Cremlino”, ha proseguito Muratov, insistendo sul fatto che, a suo avviso, Prigozhin è chiamato a fare qualcosa per cancellare l’onta della “pugnalata alle spalle” citata dal presidente russo per indicare la ribellione della Wagner.
A detta del ministero della Difesa britannico, inoltre i media russi “sono stati quasi certamente inizialmente sorpresi” dall’ammutinamento della Wagner e “non erano preparati”. Dopo che l’insurrezione è stata disinnescata, le emittenti pubbliche hanno cercato di “correggere” le affermazioni secondo cui le forze di sicurezza erano state passive. Adesso si cercherà di capire che ruolo continueranno ad avere Prigozhin e i suoi mercenari. Ammesso e non concesso che continuerà ad essercene uno.