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Dopo poco più di un anno dal ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan, il Paese torna al centro dell’attenzione di Washington per un fronte totalmente inaspettato: quello dell’Ucraina. Secondo due inchieste parallele, una della Associated Press e un’altra di Foreign Policy, la Russia starebbe arruolando commando afghani – molti dei quali fuggiti in Iran dopo l’arrivo dei talebani – per impiegarli sul fronte della cosiddetta “operazione militare speciale”.

I due fattori che spiegano la scelta di Mosca

Le inchieste mettono in luce due fattori interessanti. Il primo è che Mosca utilizza come canale di reclutamento in larga parte l’Iran, territorio in cui sono fuggiti tutti coloro che, considerati nemici dell’Emirato, hanno dovuto imporsi l’esilio per evitare per sé stessi e le proprie famiglie un destino ancora più tragico. Teheran, giova ricordarlo, è per Mosca il partner militare più importante – in questo momento – come dimostrato dalla fornitura dei droni kamikaze utilizzati su tutto il territorio ucraino in questo momento della guerra.

Il secondo fattore, non meno rilevante, è in realtà la pesante critica che trapela dalle fonti ascoltate da entrambi i media: perché sono tutti consapevoli che la rovinosa fuga dall’Afghanistan da parte della Nato e in particolare degli Stati Uniti ha fatto sì che vi fossero decina di migliaia di soldati di Kabul non solo perfettamente addestrati “alla occidentale”, ma anche del tutto privi di qualsiasi forma di sostentamento. L’Emirato islamico a guida talebana li odia, chi è rimasto a vivere in Afghanistan è considerato un collaborazionista e passibile di morte, motivo per il quale questi militari – in larga parte delle forze di élite – vivono nascosti ma soprattutto senza un futuro.

Il tradimento del Pentagono, questo il messaggio che traspare tra le righe delle due inchieste, ha così portato un totale rovesciamento dell’impiego di queste forze. Ora la loro unica speranza sono proprio quei russi che la Nato considera una minaccia. E di fronte all’impossibilità di vivere nel proprio Paese e di far sì che la famiglia sia sostenuta, tanti avrebbero scelto di accettare la via delle basi russe (e dell’Ucraina orientale) più che forma di sopravvivenza che come conseguenza di un senso di rivalsa nei confronti dell’Occidente.

Il possibile ruolo di Wagner

Il condizionale, in questi casi, è d’obbligo. La certezza che Mosca abbia arruolato centinaia di afghani è possibile ma al momento non verificata. Anche se non sembra impossibile che la Russia, specialmente attraverso la potentissima compagnia Wagner, li abbia potuti assumere tra le proprie file in qualità di contractors. Duttili, poco esigenti sotto il profilo economico, e ben consapevoli delle tattiche occidentali, i commando afghani possono essere effettivamente molto utili in questa fase dell’invasione. E A questo si deve aggiungere un altro fattore: la compagnia di Evgeny Prighozin ha tutti gli strumenti, diplomatici, di intelligence e finanziari, per permettersi un reclutamento di migliaia di unità nelle città dell’Iran. Tutto questo al costo di 1500 dollari al mese per ogni soldato reclutato.

Infine, c’è da aggiungere un altro elemento: i legami economici che Kabul ha con Mosca, come confermato dai più recenti accordi sull’importazione di carburante e cereali russi in Afghanistan. Queste intese commerciali potrebbero essere una forma di ipoteca russa su questi reclutamenti di forze speciali afghane dentro ma soprattutto fuori il Paese asiatico, con la possiblità che l’Emirato chiuda un occhio di fronte ai visti che saranno ottenuti dai parenti dei mercenari assoldati dalla “legione straniera” di Mosca.

I dubbi sui reclutamenti

La notizia che scaturisce dalle due inchieste va comunque analizzata in base ad alcune chiavi di lettura. La prima è che in realtà la Wagner da tempo recluta, in qualità di compagnia privata di sicurezza, mercenari in diverse parti del mondo. La sorpresa nel fatto che ora si parli di afghani è semmai legata al fatto che fino a poco più di un anno fa quegli uomini erano alleati dell’Alleanza Atlantica e ora, grazie a quel disastroso e repentino ritiro da Kabul, si trovano a combattere contro uomini addestrati a loro volta proprio dalle forze Usa.

Tuttavia, a livello puramente generale, bisogna sottolineare che in realtà non sorprende che persone bene addestrate, in particolare i commandos delle forze speciali, siano richiesta da un gruppo come quello dello “chef di Vladimir Putin”. Un secondo punto riguarda poi il volume di questo reclutamento: per ora non esistono numeri effettivi di questa compagine afghana nell’esercito russo impegnato in Ucraina, e questo implica che le cifre potrebbero essere anche molto minime rispetto all’entità del fronte.

Terzo elemento, poi, riguarda anche la capacità di utilizzare queste notizie come forma di “information warfare”. Considerato che prima si parlava di mercenari siriani impegnati dai russi in Ucraina (tesi poi mai verificata) e, più di recente, di mercenari turchi assoldati da Mosca (basandosi su un video di due uomini che parlano turco ma che gli esperti definiscono un dialetto utilizzato al di fuori dei confini della Repubblica turca), bisogna sempre valutare se esistono gli elementi per definirlo un vero reclutamento di massa.

Infine, non va dimenticato nemmeno un altro dato: che se è confermato che i commandos afghani sono oggetto di reclutamento da parte russa, questo è un segnale terribile proprio per l’attuale amministrazione statunitense e, in particolare, per il Pentagono. Il governo democratico sarebbe dunque non solo colpevole di avere abbandonato coloro che per anni hanno servito fedelmente nelle forze di Kabul al fianco si quelle Usa, ma anche di averle lasciate nella dolorosa condizione di accettare di combattere per la Russia.

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