Potrebbe essere già giunta ad una svolta la battaglia per la riconquista della provincia di Idlib, l’ultima oramai in mano agli islamisti dopo la caduta del califfato tra Siria ed Iraq; qui a dominare sono soprattutto gli uomini di Tahrir Al Sham, ossia coloro che fino allo scorso anno si facevano chiamare con il nome di ‘Fronte Al Nusra’ accreditandosi in tal modo come la filiale siriana di Al Qaeda. Nella scorsa estate, il gruppo ha preso possesso della stessa Idlib e di altre importanti città della zona a danno di altre sigle islamiste legate però alla Turchia; uno scontro tutto interno alla galassia jihadista siriana, i cui effetti hanno iniziato a farsi avvertire non appena l’esercito di Damasco è tornato a mettere gli scarponi in questa provincia dopo sei anni di assenza. Le prime difese della provincia di Idlib sono crollate, l’esercito è avanzato di diversi chilometri recuperando roccaforti e decine di villaggi; la battaglia è soltanto all’inizio, ma la situazione appare in rapida evoluzione a favore delle Tiger Force, le unità d’élite dell’esercito siriano presenti sul fronte.
La caduta di Sinjar e l’avanzata verso Abu ad Duhur
L’operazione per la riconquista del piccolo ‘emirato’ di Idlib, è partita la settimana scorsa con intensi bombardamenti tanto nel capoluogo quanto nel resto della provincia; i raid siriani e russi sono stati accompagnati anche da colpi di artiglieria i quali, di fatto, hanno provocato l’effetto di creare il panico tra le linee islamiste impossibilitate a muoversi liberamente ed a reperire adeguati rifornimenti. In tanti tra i gruppi jihadisti aspettavano l’avanzata da Hama con l’esercito siriano pronto a puntare Morek e Khan Shaykhun, le due roccaforti islamiste principali tra il sud della provincia di Idlib e la stessa provincia di Hama; le Tiger Force hanno invece aggirato questa importante linea, puntando invece verso un fronte ritenuto inizialmente più tranquillo anche se non meno strategico: nel giro di pochi giorni, l’esercito è quindi avanzato verso territori che non controllava dal 2012, anno della più importante offensiva islamista.
La prima città a cadere è stata quella di Sinjar, omonima della città irachena dove vive la minoranza yazida; prendere questa roccaforte è stato il primo segnale di come la battaglia si sta evolvendo: fortificata e strategica per via della vicinanza con la base militare di Abu ad Duhur, presa dagli islamisti sempre nell’estate 2012, Sinjar è invece caduta in appena 24 ore di scontri ed è tornata saldamente in mano agli uomini fedeli al presidente Assad. Si tratta, di fatto, della prima città importante della provincia di Idlib riconquistata dal governo; l’ingresso dell’esercito siriano è stato facilitato dallo sfondamento delle prime linee difensive islamiste, apparse indebolite e poco organizzate specie dopo i raid dei giorni scorsi. L’obiettivo delle Tiger Force sembra adesso essere quello di prendere proprio Abu ad Duhur, località strategica per almeno tre ordini di motivi: in primis, come detto vi è la presenza di un’importante base militare, in secondo luogo verrebbero a mancare vitali vie di rifornimento per gli islamisti con il piccolo ‘emirato’ spaccato in due parti, infine verrebbe messo definitivamente in sicurezza l’unico asse viario percorribile tra Damasco ed Aleppo.
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In queste ore si sta combattendo nelle campagne comprese tra Sinjar ed Abu ad Duhur, con le Tiger Force che continuano ad avanzare attestandosi, secondo gli ultimi report, a meno di 20 km dalla base militare sopra descritta; su Twitter è anche apparso un video girato da alcuni uomini dell’esercito ad Abu ad Duhur, si tratterebbe di ‘cellule’ dormienti fedeli a Damasco già presenti in zona le cui immagini hanno come obiettivo quello di scoraggiare ulteriormente la difesa degli islamisti. Inoltre, l’esercito potrebbe lanciare un’offensiva anche dalle zone a sud di Aleppo, creando una vera e propria morsa a tenaglia sui territori obiettivi dell’azione di questi giorni.
Islamisti senza supporto della popolazione
Nell’osservare l’attuale avanzata dell’esercito nella provincia di Idlib, è ben riscontrabile il decisivo atteggiamento della popolazione; dopo sei anni di occupazione da parte delle forze islamiste, la preoccupazione a Damasco era quella di vedere anche una minima solidarietà formatasi tra i gruppi presenti dal 2012 sul territorio e la popolazione o, quanto meno, notare un appoggio dei locali gruppi tribali alle forze un tempo definite ‘ribelli’. Invece la situazione appare, anche su questo fronte, diametralmente capovolta: proprio nel momento in cui i gruppi jihadisti avevano iniziato a perdere terreno a Sinjar e nelle altre comunità di Idlib riconquistate, la popolazione non ha affatto solidarizzato con i miliziani e le stesse tribù sunnite locali non hanno organizzato alcuna resistenza contro l’esercito in avanzata. Alcuni report locali parlano anche di scene di giubilo tra la popolazione al momento dell’ingresso dei mezzi con la bandiera siriana, pur tuttavia questa circostanza è da confermare ma, di certo, le sigle islamiste stanno perdendo terreno anche per un mancato supporto degli abitanti di Idlib.
Il fonte islamista in tutta la provincia sembra sfaldarsi; se Damasco da un lato sta iniziando a riprendere territori, nella stessa Idlib un’autobomba esplosa domenica sera sembra far presagire nuove tensioni tutte interne alla galassia jihadista. Obiettivo di chi ha fatto detonare l’ordigno era il quartier generale di una fazione islamista presente in città: l’attentato ha causato il parziale crollo della struttura colpita, comportando la morte di almeno trenta persone molte delle quali civili; nessuno ha rivendicato l’azione, ma appare palese come con l’avanzata dell’esercito tra i miliziani potrebbe essere iniziata un’ulteriore resa dei conti.