Nei libri di storia sui quali studieranno gli scolari di domani, nelle pagine dedicate alla guerra in Ucraina, si parlerà ampiamente di tre personaggi: Vladimir Putin, Volodymyr Zelensky ed Evgenij Prigozhin.

Di Putin si dirà che è stato l’uomo che ha provato a riscrivere il finale della Guerra fredda e ad innescare la Transizione multipolare per mezzo di quello che il politologo Salvatore Santangelo ha definito un “super-11 settembre”.

Di Zelensky si dirà che è stato il primo leader online in tempo di guerra, nonché il pioniere delle guerre cognitive combattute sui social network, a colpi di meme, da eserciti di influencer, spin doctor e geni del marketing politico.

Di Prigožin si dirà che è stato uno chef ed un signore della guerra. O meglio: che è stato lo chef divenuto signore della guerra. Molto più di una comparsa fumettistica a fianco del supervillain, Putin, Prigožin è un comprimario sottovalutato al quale, questo è sicuro, verrà riconosciuto un ruolo dagli storici di domani. Perché ha trasfigurato il mercenariato e contribuito all’espansione globale della Russia.

Così Prigozhin ha rivoluzionato le compagnie militari private

Nell’era del grande ritorno in scena delle compagnie militari private, il cui panorama è stato a lungo dominato da attori occidentali, l’intuito e l’avventurismo imprenditoriale di Prigožin hanno permesso alla Russia di entrare all’interno di un mercato competitivo. Con successo.

Il modello Prigožin è stato inizialmente collaudato in Ucraina, ai tempi dello scoppio dei moti separatistici negli oblast’ di Donetsk e Lugansk, rivelando un potenziale che negli anni successivi è stato espresso al massimo grado. E che ha contribuito in maniera indispensabile all’agenda estera della Russia, dalla Siria al Venezuela, passando per Repubblica Centrafricana e Libia.

Mappa di Alberto Bellotto

Il modello Prigožin ha preso il meglio e il peggio di realtà domestiche e straniere, come i militari privati dell’Academi (ex Blackwater) di Erik Prince e i giustizieri-protettori del Reggimento Achmat Kadyrov di Ramzan Kadyrov, coagulando il tutto in una compagine a metà tra il puro mercenariato e l’esercito parallelo dello Stato.



Mercenari perché combattono a pagamento, su commissione, avendo come unico credo il rublo. Soldati parastatali perché servono il Cremlino, dal quale vengono inviati laddove esista un interesse nazionale da difendere manu militari.

I wagneriti sono la mosca bianca dell’Internazionale del mercenariato. Non si limitano a combattere guerre e a compiere sabotaggi, come l’Academi. Non vengono attivati soltanto per uccidere dissidenti e nemici dello Stato ovunque si trovino, come i Kadyroviti. Non sono i guardiani dello Stato profondo, come la Sadat. Sono un po’ di tutto di questo e qualcosa di più.

Il gruppo Wagner, a differenza delle controparti presenti sul mercato, non vive soltanto delle commesse ricevute dal governo e dalle imprese nazionali che potrebbero avere bisogno di protezione per i propri assetti all’estero: ha un’economia propria. E non è un’entità unica e definita: ha una struttura piramidale, composta da gradoni che talvolta non si toccano mai – da società fantasma adibite al riciclaggio di denaro a imprese minerarie –, al cui vertice si trova Prigožin.



Wagner è un unicum all’interno del panorama del mercenariato. Un unicum che, grazie al fiuto imprenditoriale di Prigožin, possiede un’economia dalle dimensioni ampie, sebbene difficili da appurare, sicuramente dai sei zeri in su.

Capitali provenienti da governi esteri, come gli Emirati Arabi Uniti, ori e preziosi estratti dalle miniere possedute in varie parti dell’Africa, dal Sudan alla Repubblica centrafricana, accordi basati sul baratto – protezione in cambio di risorse naturali, dall’uranio al petrolio – e attività illecite, come il traffico di stupefacenti e di esseri umani, sono le principali entrate della rete Wagner.

Il modello Prigožin è destinato a fare scuola. Una delle eredità che lascia ai posteri, non soltanto russi, ma di tutto il mondo, è che le compagnie militari private possono essere trasformate in compagnie private, permettendo agli Stati di aggirare sanzioni, di avere entrate fuori registro e di espandere la loro influenza.

Mappa di Alberto Bellotto

Come lo “Chef di Putin” ha plasmato il mondo multipolare

Il ruolo del gruppo Wagner nell’aver permesso alla Russia di mitigare l’impatto del regime sanzionatorio occidentale è stato essenziale. Perché i soldati-imprenditori dello chef di Putin gestiscono miniere illegali e società regolarmente registrate in tutta l’Africa, risultando alla testa di un impero che commercia e traffica diamanti, manganese, oro, petrolio, terre rare e uranio.

Il gruppo Wagner è riuscito a diventare, in estrema sintesi, uno degli attori centrali di quell’economia sommersa a dieci zeri che la Russia ha creato per aggirare la guerra economica totale del Blocco occidentale. E i suoi tentacoli si estendono dalle miniere, in particolare del Sudan – la maggior parte dell’oro esportato illegalmente dal Paese finisce tra Russia ed Emirati Arabi Uniti –, al criptoverso. Molto più che una compagnia militare privata.



Lezione ed eredità per i competitori di oggi e di domani: una compagnia militare privata può ambire a diventare uno Stato nello Stato. Lezione ed eredità per la Russia e gli altri cantori del revisionismo: la Transizione multipolare non si otterrà soltanto attraverso accordi bilaterali, guerre e dedollarizzazione.

Non è stato l’Esercito russo a bloccare il percorso dell’Ucraina verso l’Occidente, a fermare la caduta di Bashar al-Assad e ad impedire i rovesciamenti di Daniel Ortega e di Nicolas Maduro – è stato il gruppo Wagner. E non è stato l’Esercito russo a intervenire in Libia e ad inserirsi nel processo di disgregazione della Françafrique, sceneggiando putsch dal Mali alla Repubblica Centrafricana, ma il gruppo Wagner.



Soldati e consulenti wagneriti erano presenti in 4 Paesi nel 2015. Nel 2021, sei anni e qualche golpe dopo, risultavano segnalati in 27, in particolare in Africa. Le agende estere e le sfere d’influenza di Francia e Stati Uniti le principali vittime dell’avanzata dei wagneriti. Russia e partner guidati dall’orizzonte del multipolarismo, dal Venezuela agli Emirati Arabi Uniti, i principali beneficiari.

La più grande eredità che l’epopea dei wagneriti lascia nelle mani della Russia di domani è un sistema internazionale più adatto all’agognato cambio di paradigma, la Transizione multipolare, per via del ridimensionamento dell’influenza dell’Occidente in parte del Sud globale. Influenza erosa in silenzio dai tarli di Prigožin, mentre gli occhi di tutti erano sui soldati di Putin.

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