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“Difesa Civile. Sepoltura urgente di cadaveri in tempo di guerra e di pace”. È il nome di una legge entrata in vigore in Russia lo scorso 2 febbraio e consultabile dal 20 dicembre sul sito del governo della Federazione Russa, precisamente sul sito del Ministero per le Emergenze (qui il link). Occhio alle date del calendario: il 2 febbraio significa 22 giorni prima dell’inizio della missione russa in Ucraina.

Nel documento, di 20 pagine, è possibile leggere informazioni, o meglio istruzioni, relative alla trasformazione di campi incolti in fosse comuni. L’Agenzia federale per la regolamentazione tecnica e la metrologia di Mosca ha dato precise indicazioni alle amministrazioni locali su come effettuare vere e proprie sepolture di massa. Si parla di fosse lunghe 20 metri, larghe 3 e alte 2,3, su superfici che possono toccare anche i 40 metri.

Il compito di prepararle è affidato a scavatori e bulldozer dotati di una “produttività media di 80 metri cubi l’ora”, mentre le salme dovranno essere sepolte mantenendo tra loro una distanza di “un metro e mezzo”. Leggendo le indicazioni fornite dalle autorità russe c’è chi ipotizza che Mosca non solo sapesse già di voler effettuare la sua “operazione militare” in Ucraina, ma che prevedesse anche eventuali perdite.

Il documento sulle sepolture

In Russia, le voci sulle sepolture urgenti si erano diffuse già a partire da settembre. In quel periodo, infatti, le autorità avevano emesso un’ordinanza inerente alla “sepoltura urgente” di civili e militari. Dal momento che in quel periodo nessuno riteneva plausibile un conflitto in Ucraina, la notizia del sopra citato documento per le sepolture, almeno in un primo momento, era stata letta come conseguenza della pandemia di Covid-19. In effetti, con poche persone vaccinate e un numero elevato di contagi, il Cremlino non sembrava esser messo in una posizione sanitaria ottimale.

In realtà, in quel testo, viene disegnato uno scenario che supera la necessità di seppellire i quasi mille decessi al giorno che, in quelle settimane, stavano avvenendo in terra russa. Questo scenario, hanno sottolineato vari esperti, coincide semmai con un conflitto di enorme portata. Tornando a quanto sta accadendo in Ucraina, David Rossi, responsabile di Difesa Online, ha spiegato a Il Fatto Quotidiano che una notizia del genere è “inquietante”, tanto per la “carneficina in corso”, con le salme dei soldati russi uccisi “di cui non si ha notizia”, quanto per gli stessi civili ucraini, che stanno fuggendo da Karkhiv e Mariupol verso Est.

“Quale sia il loro destino arrivati lì non sappiamo, come non abbiamo immagini di popolazioni spostate dal Donbass prima dell’inizio della guerra. Sappiamo che sono rimasti molti maschi adulti, arruolabili, ma di donne e bambini non si sa. Non che li stiano eliminando, ma la necessità di una legge simile, anche solo per il tempismo, è quantomeno sospetta. Per di più prevede le modalità di spostamento di grandi masse di persone”, ha spiegato, ancora, Rossi. Certo, stiamo parlando di supposizioni ma sulle indicazioni contenute nella legge, a quanto pare, c’è poco da discutere.

Lo spettro di uno scenario nucleare?

Il testo contiene anche varie immagini che raffigurano le sezioni di fosse a quattro strati. Riporta minuziosamente il modus operandi da seguire per interrare i corpi e quantifica la manodopera necessaria per seppellire “1000 morti entro 3 giorni”. “Chi ha elaborato quegli standard di sepoltura non ha certo in mente una catastrofe naturale: tali perdite possono verificarsi solo quando vengono usate armi di distruzione di massa“, ha aggiunto Alexander Golts vicedirettore del quotidiano Yezhednevny Zhurnal nonché esperto militare che ha lavorato al ministero della Difesa russo.

Anche perché il documento rende plausibile uno scenario da guerra nucleare, introducendo il concetto di “grado di distruzione della città” e ipotizzando perdite massime tra la popolazione non adeguatamente protetta pari al 30% degli abitanti. La percentuale scende, poi, al 10% per chi ha accesso a rifugi semplici e al 5% per chi, invece, può affidarsi a rifugi antiatomici. Resta da capire se questo testo sia da leggere come semplice e ipotetica precauzione verso qualcosa che non si verificherà mai o se, al contrario, sia stato effettivamente associato alla vicenda ucraina.

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