Lorenzo Orsetti è morto combattendo contro le bandiere nere dello Stato islamico. Aveva raggiunto la Siria un anno e mezzo fa per lottare al fianco dei curdi. Poi la morte a Baghouz, l’ultima roccaforte dell’Isis a est dell’Eufrate.
Lorenzo aveva da poco compiuto 33 anni. Il codice fiscale diffuso da Daesh per certificare la sua morte porta la data 13/02/1986. Orso, così come lo chiamavano i suoi amici, aveva preparato un testamento, consapevole del fatto che rischiava di non portare a casa la pelle: “Ciao, se state leggendo questo messaggio è segno che non sono più a questo mondo. Beh, non rattristatevi più di tanto, mi sta bene così; non ho rimpianti, sono morto facendo quello che ritenevo più giusto, difendendo i più deboli, e rimanendo fedele ai miei ideali di giustizia, eguaglianza e libertà. Quindi, nonostante questa prematura dipartita, la mia vita resta comunque un successo, e sono quasi certo che me ne sono andato con il sorriso sulle labbra. Non avrei potuto chiedere di meglio”.
Del resto, come ha raccontato la madre, Orsetti era felice in quell’inferno: “Vi auguro tutto il bene possibile, e spero che anche voi un giorno (se non l’avete già fatto) decidiate di dare la vita per il prossimo, perché solo così si cambia il mondo. Solo sconfiggendo l’individualismo e l’egoismo in ciascuno di noi si può fare la differenza. Sono tempi difficili, lo so, ma non cedete alla rassegnazione, non abbandonate la speranza; mai! Neppure per un attimo”.
E ancora: “Anche quanto tutto sembra perduto, e i mali che affliggono l’uomo e la terra sembrano insormontabili, cercate di trovare la forza, e di infonderla nei vostri compagni. È proprio nei momenti più bui che la vostra luce serve. E ricordate sempre che ‘ogni tempesta comincia con una singola goccia’. Cercate di essere voi quella goccia”.
E Lorenzo ha vissuto così. Ed è morto dando la vita per liberare gli ultimi metri quadrati in mano ai terroristi dell’Isis.