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Ad un anno esatto da quella che i media hanno impropriamente definito la “terza Intifada” la Terra Santa si bagna ancora di sangue. Il bilancio dell’attacco odierno è di due morti e cinque feriti. Secondo quanto riporta Radio Gerusalemme, le vittime sarebbero un’anziana di 60 anni e un poliziotto, freddati a colpi di kalashnikov in una stazione della metropolitana leggera. L’attentatore, un palestinese di 39 anni, dopo aver esploso la sequenza di colpi mortali si sarebbe allontanato a bordo di un’auto bianca in direzione della stazione di Shimon Hatzadik, dove avrebbe nuovamente aperto il fuoco. Durante la fuga verso il quartiere palestinese di Sheick Jarrah, al termine di una breve sparatoria, è stato freddato dalle forze di sicurezza israeliane intervenute sul posto.Ritorna lo spettro delle sollevazioni violente che hanno insanguinato il conflitto israelo-palestinese. La prima Intifada (1987-1993), l’8 dicembre 1987, esplode nei territori occupati assieme alla rabbia dopo che quattro palestinesi del campo di Jabaliya, nella Striscia di Gaza, muoiono investiti da un camion israeliano. Durerà sei anni, il bilancio è durissimo. Secondo i dati forniti da France Press circa 1.258 palestinesi vengono uccisi da militari o coloni israeliani, mentre Tel Aviv conta 150 i morti. La storia la ricorda come “Intifada delle pietre”.La seconda Intifada è quella di al-Aqsa (2000-2005) ed infiamma dopo che Ariel Sharon, allora leader dell’opposizione della destra israeliana si reca sulla Spianata delle Moschee, sancta sanctorum tanto per l’Islam che per l’Ebraismo. Il simbolo del secondo “sussulto” (traduzione letterale del termine arabo, ndr.) è il 12enne palestinese Mohammad al-Dourra. Il video che lo ritrae colpito a morte tra le braccia del padre diventa il simbolo della rivolta. Anche stavolta gli scontri durano anni, cinque per l’esattezza. Il bilancio è ancor più duro: 4.700 morti di cui l’80% palestinesi. In quegli anni è un continuo moltiplicarsi di attentati kamikaze in territorio israeliano e  contro le forze di sicurezza e i coloni nei Territori occupati. In risposta, l’esercito israeliano abbatte 2mila abitazioni palestinesi e confina il capo dell’Olp, Yasser Arafat, dal 2001 al 2004 a Ramallah. La conclusione della seconda Intifada si deve al repentino cambiamento di scenario con l’uscita di scena di Arafat, morto a Clamart in Francia l’11 novembre 2004, e la caduta in coma di Sharon.La terza Intifada è quella più recente, cosiddetta dei “coltelli”, che per molti analisti è un’anomalia. Che si possa ricondurre o meno allo schema delle precedenti sollevazioni è un argomento relativo, al di là delle categorie il sangue versato in occasione di quella nuova escalation di violenza resta dello stesso colore. Secondo le stime, da ottobre 2015 sono morti 232 palestinesi, 34 israeliani, due americani un giordano, un eritreo e un sudanese.cristiani_sotto_tiroVenendo ai giorni di oggi, lo scenario in cui si è svolto l’agguato è quello della “Battaglia di Gerusalemme” che commemora la riconquista della Città Santa da parte del Saladino. Per ora resta un episodio isolato e non ci sono elementi per pensare che non sia così. Anche se la valenza simbolica della data e del luogo, unitamente ai recenti bombardamenti a est di Gaza, possano far da volano a nuove sanguinose sollevazioni.

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