Kill Chain, Korean Air and Missile Defence (KAMD) e Korea Massive Punishment and Retaliation (KMPR). Sono questi i tre pilastri che costituiscono il sistema di difesa ”a tre assi” (three-axis defense system) sul quale può contare la Corea del Sud per contrastare ogni possibile minaccia militare, su tutte un’eventuale attacco missilistico da parte dei cugini nordcoreani.
Già, perché le due Coree sono ancora tecnicamente in guerra tra loro dal lontano 1953, anno in cui la Guerra di Corea fu congelata senza alcun armistizio tra le parti. Se con il passare degli anni Pyongyang ha rafforzato il proprio sistema missilistico facendo leva sul Songun, un principio politico che pone tutti gli aspetti militari al vertice degli affari di Stato, Seul non è certo rimasta a guardare.
In risposta ai sempre più numerosi test balistici operati dal governo nordcoreano, la Corea del Sud ha incrementato ulteriormente i suoi ”tre assi”, due dei quali prettamente difensivi e uno di ”rappresaglia”, pensato appositamente per scoraggiare gli avversari a fare mosse azzardate. Vediamo nel dettaglio ognuno dei tre assi portanti su cui poggiano le difese della Casa Blu.
Kill Chain, KAMD e KMPR
Partiamo con il programma Kill Chain. Questo sistema nasce per effettuare un attacco preventivo contro le strutture nucleari e missilistiche di Pyongyang, qualora il governo sudcoreano si ritrovasse nella particolare condizione di affrontare una minaccia imminente. Il suo funzionamento prevede un’allerta precoce sugli eventuali lanci sparati dal Nord nel territorio del Sud e, laddove possibile, la distruzione dei vettori lanciati prima che questi possano alzarsi in volo. Insomma: il classico Strike preventivo.
Per riuscire nell’impresa, il Kill Chain si basa su tre elementi tra loro dipendenti: satelliti e droni di ricognizione, ottime conoscenze degli aspetti militari nordcoreani e sistemi anti missilistici ad altissima precisione pronti per essere usati con il minimo preavviso. Le armi impiegate da Seul sono due: i missili balistici Hyunmoo e quelli da crociera Taurus.

Il KAMD è l’ultima linea di difesa di Seul e ha il compito di rintracciare e abbattere i missili balistici nordcoreani diretti verso la Corea del Sud. Gli obiettivi individuati devono essere distrutti quando si trovano nella loro fase terminale di volo o sono prossimi allo spazio aereo sudcoreano. Il programma si affida al sistema Patriot e ai noti Thaad, oltre a radar costruiti in Israele (su tutti spicca il Green Pine Radar).
Arriviamo al KMPR, acronimo usato per indicare quell’apposita procedura pensata per scoraggiare i nordcoreani a sparare missili con testate atomiche. Di fronte a una minaccia concreta di questo tipo, Seul sarebbe pronta ad attaccare i centri di comando nordcoreani con una pioggia di missili (i balistici Hyunmoo e gli Hyunmoo 3 da crociera, affiancati da raid aerei). Parallelamente entrerebbero in gioco anche alcuni reparti speciali per togliere di mezzo i vertici politici e militari di Pyongyang.
Seul e Washington
Negli ultimi mesi Seul ha più volte dichiarato di avere intenzione di rafforzare i suoi pilastri. Anche se i rapporti intercoreani sono migliorati, fin qui non sono state raggiunte intese ufficiali in merito a una possibile pacificazione tra i due Paesi. La Corea del Sud deve inoltre fare i conti con il ruolo di terzo incomodo giocato dagli Stati Uniti. Originariamente Washington era l’ago della bilancia, il protettore capace di garantire la protezione al governo sudcoreano.
Con il passare del tempo la Casa Blu ha imparato a gestire da sola possibili emergenze mentre l’ingerenza statunitense nella penisola coreana ha iniziato a diventare pressante, soprattutto dopo l’elezione di Donald Trump. Il presidente sudcoreano Moon Jae In, inoltre, ha fatto capire di voler proseguire il dialogo di pace intrapreso con l’omologo nordcoreano Kim Jong Un. Ma attenzione: il percorso è in salita e il traguardo è ancora lontano. Come se non bastasse, molti degli strumenti del sistema ”a tre assi” su cui può contare la Corea del Sud sono forniti al Paese asiatico direttamente dagli americani. In ogni caso, in attesa di tempi migliori, Seul non ha alcuna intenzione di abbassare la guardia.