Mentre imperversa il conflitto russo-ucraino, la corsa all’Artico entra nel vivo. Il Regno Unito, infatti, dopo i Royal Marines mobilita le truppe aero-navali ai confini della Norvegia, per esporle a condizioni, talmente estreme, da considerarle ai limiti della sopravvivenza.
Le pericolose esercitazioni rompighiaccio
Dalle analisi delle risorse aperte si apprende, infatti, che il ministero della Difesa britannico mette in evidenza le straordinarie operazioni “sub-zero” in atto nell’Artico. Oltre 200 unità, tra ufficiali, sottoufficiali e truppa, stanno vivendo in condizioni critiche, sopportando temperature di almeno 30 gradi sotto lo zero. La sfida è quella di dominare le avversità climatiche e riuscire a far funzionare le apparecchiature militari in condizioni mai affrontate in precedenza.
Lo stesso dipartimento della Difesa spiega nella nota che il personale selezionato è stato equipaggiato con abbigliamento altamente tecnologico e razioni di cibo da preparare con particolari metodi di cottura, appositamente creati per resistere a quelle temperature. Inoltre, le unità sono state messe in condizione di saper costruire tende in situazioni disperate e slitte speciali abilitate a poter percorrere terreni impervi, particolarmente innevati. I militari hanno dovuto imparare a destreggiarsi, in qualsiasi ora del giorno, nelle nevi profonde, riuscendo a sopravvivere anche alle valanghe, oltre a dover essere abili ad inventare rifugi di fortuna per potersi salvare.
Ma le manovre più impegnative, però, farebbero, riferimento alle temutissime “esercitazioni rompighiaccio”. Quest’ultime vedrebbero il personale impegnato a trasportare il proprio equipaggiamento su lastre ghiacciate di un lago, per poi saltare all’interno di buche d’acqua gelida, senza la possibilità di poter chiedere aiuto e soprattutto se in condizione di difficoltà. In questa prova, infatti, è previsto che i militari dovranno essere capaci di salvarsi solo grazie all’ausilio dei propri bastoni da sci. Le testimonianze rilasciate dai tecnici dell’aviazione, in verità, sottolineano proprio lo stress mentale e psicofisico a cui i soldati sono sottoposti. Nel caso di specie, e secondo quanto riportato, le forze britanniche si sono concentrate a far lavorare le proprie unità, anche in totale assenza di sonno. I reparti, infatti, sono stati continuamente spostati da una base all’altra, affinché fosse raggiunto l’obbiettivo prefissato del doversi “adattare ad operare immediatamente in condizioni sotto zero”.
Il whiteout e la gestione del ricircolo dell’aria
Le attività hanno anche il fine di valutare e monitorare gli effetti del gelo sulle apparecchiature e la meccanica degli armamenti. Gli ingegneri britannici, infatti, stanno studiando le criticità ambientali artiche applicate alla viscosità dei fluidi e degli oli. Tale problematica sta preoccupando, non poco, i tecnici, i quali sono da tempo a lavoro per apportare tutte le modifiche necessarie atte a consentire un perfetto avviamento degli armamenti.
Gli sforzi si stanno concentrando, in special modo, sulla flotta aerea di classe Merlin, di stanza presso le basi militari di Bardufoss, la quale presenta la necessità di dover essere trasportata con l’ausilio di ben tre griglie metalliche differenti, per impedire che gli elicotteri scivolino mentre i rotori sono in funzione.
Le operazioni, infine, hanno il preciso obbiettivo di addestrare i piloti e l’equipaggio ad atterraggi di fortuna. Tali manovre, secondo fonti del governo inglese, hanno inoltre lo scopo di riprodurre l’effetto “whiteout”, ovvero l’emulazione dei cali di tensione che avvengono negli atterraggi del deserto oltre alla metabolizzazione delle manovre per la gestione del ricircolo dell’aria, prodotto dalla corrente discendente del rotore.
L’Impero britannico, già da tempo, punta ad abbattere le difficoltà dettate dall’ambiente, applicando la filosofia del: “Se puoi sopravvivere ed operare efficacemente qui, puoi sopravvivere ed operare ovunque”. Questo, è infatti, quanto si apprende dalle fonti ufficiali. Affrontare il vento forte, atterrare sui crinali più estremi, navigare a bassa quota di giorno e di notte, sono solo alcune delle abilità fondamentali che il Commando Helicopter Force sta portando a termine nelle recenti manovre ai confini della Norvegia. Ed il tutto ad uno scopo ben preciso, ovvero finalizzare quelle capacità utili a consentire future “operazioni e schieramenti in quell’area”.