Mentre a Ginevra sono ripresi i colloqui del Comitato costituzionale siriano sotto l’egida delle Nazioni Unite per cercare una soluzione politica alla quasi decennale guerra in Siria, a Idlib la situazione si fa sempre più tesa. La regione nord-occidentale è da anni sotto il controllo di Hayat Tahrir al-Sham (Hts), ma la milizia jihadista filo-turca deve fare i conti sempre più spesso con gruppi avversari che cercano di impossessarsi di parti dell’enclave.
Negli ultimi mesi, infatti, sono aumentati gli attacchi contro le postazioni turche o le pattuglie che turco-russe presenti nei dintorni di Idlib a seguito dell’accordo raggiunto nel marzo 2020 tra Mosca e Ankara per il controllo della regione nord-occidentale. Hts si è da tempo impegnato a non interferire nelle operazioni di pattugliamento e non ha alcun interesse – almeno per ora – nell’attaccare le truppe turche visti i suoi rapporti con Ankara. A condurre gli attacchi, infatti, sono stati altri gruppi che ne hanno in seguito rivendicato la responsabilità, mettendo così in difficoltà la stessa Hts a cui spetta il compito di controllare le milizie avversarie.
Eppure, proprio l’accordo raggiunto tra Tahrir al-Sham e la Turchia è alla base dell’aumento della tensione della regione. Sempre più combattenti si sono staccati dalla milizia filo-turca non condividendone le posizioni e preferendo creare nuovi gruppi armati per combattere ogni forza esterna, Turchia inclusa. Tra queste nuove formazioni, quattro hanno dimostrato più di altre di essere pronte a contestare il primato di Hts nell’enclave: Hurras al-Din, la brigata Khattab al-Shishani, lo squadrone Ansar Abu Bakr Al-Siddiq e il gruppo Abdullah bin Unais. Tutte formazioni più o meno vicine ad al-Qaeda e dedite alla lotta contro gli “infedeli” turchi.
Gli attacchi contro la Turchia
I primi attacchi contro i soldati turchi risalgono a luglio del 2020, quando la brigata Khattab al-Shishani ha colpito in tre diverse occasioni i veicoli della Turchia durante i loro pattugliamenti lungo la M4. Ad agosto sono invece iniziate le operazioni dello squadrone Ansar Abu Bakr Al-Siddiq: il gruppo ha attaccato la postazione turca di Jisr al-Shughu ed una seconda nei pressi di Aleppo a metà gennaio 2021. Sempre a gennaio si sono invece registrati diversi attacchi contro i checkpoint gestiti da Hts, la cui responsabilità è stata reclamata dal gruppo Abdullah bin Unais.
Le operazioni delle milizie, quindi, non sono dirette solo contro le truppe turche presenti nei dintorni di Idlib, ma anche contro i miliziani di Tahrir al-Sham, la cui affiliazione con la Turchia è vista come una prova di infedeltà dagli altri gruppi armati. In diverse occasioni le milizie avversarie hanno definito “apostati” i combattenti di Hts, mettendone quindi in discussione l’autorità all’interno dell’enclave. La mancanza di chiarezza sull’origine e l’affiliazione delle milizie che stanno contestando il potere di Hts fa però sorgere dei dubbi. Secondo alcuni analisti, dietro a queste formazioni potrebbe nascondersi l’Isis, impossibilitato ad usare i propri simboli in una regione in cui non è più benvoluto.
La crescente instabilità nell’enclave, intanto, fa gioco a Mosca e Damasco. La Russia e il presidente Bashar al-Assad vogliono riprendere il controllo dell’intera area per aumentare la quantità di territorio siriano nuovamente sotto la gestione governativa, ma l’accordo di marzo ne limita fortemente i movimenti. Tuttavia, se la situazione sul campo dovesse continuare a peggiorare, la Russia e Assad avrebbero un motivo per intervenire con maggiore forza nell’area e chiedere alla Turchia di rivedere il cessate il fuoco teoricamente attivo intorno a Idlib.
Già da mesi si dibatte sul futuro della regione e sulla presenza della Turchia. Di recente, le truppe turche hanno abbandonato diversi avamposti permettendo alle truppe russo-governative di guadagnare terreno, ma la Turchia non sembra disposta a fare passi indietro lungo la M4. Il controllo dell’autostrada che connette l’est e l’ovest della Siria e che delimita l’area di Idlib è troppo importante perché possa essere ceduta. Non senza avere qualcosa di altrettanto importante in cambio.