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Le intelligence occidentali si preparano al peggio ora che il ritiro delle truppe americane e Nato dall’Afghanistan è ufficialmente iniziato. Il Paese dovrebbe essere guidato dall’esecutivo attualmente in carica a Kabul e dai talebani, ma i colloqui di pace continuano a non produrre risultati. Gli incontri previsti per aprile a Istanbul, in Turchia, sono stati rimandati a data da destinarsi mentre i talebani continuano a condurre offensive nel Paese per aumentare il territorio sotto il loro controllo. Una mossa utile per presentarsi ai prossimi colloqui da una posizione di maggiore forza.

Ma l’atteggiamento dei talebani e le evidenti debolezze di Kabul stanno spingendo le intelligence occidentali ad intessere rapporti più stretti con attori estranei al governo attualmente in carica. Tra questi spicca Ahmad Massoud, figlio di Ahmad Shah Massoud detto anche il leone del Panshir.

La Seconda resistenza

Come svelato dal New York Times, i servizi segreti americani ed europei stanno rafforzando i contatti con alcuni leader regionali per continuare a monitorare l’operato dei talebani. Il rischio è che dopo il ritiro delle truppe straniere il Paese scivoli nuovamente nel caos, diventando terreno fertile per gruppi estremisti come al-Qaeda o Isis.

Tra gli attori che sembrano godere di maggiore stima in Occidente, come detto, vi è Ahmad Massoud. Trentadue anni, figlio del leggendario Ahmad Shah Massoud, ha studiato a Londra dove è stato addestrato all’accademia militare di Sandhurst e si è poi laureato al King’s college. Nel 2016 ha fatto ritorno in Afghanistan per poi fondare la Seconda resistenza, un movimento che si oppone ai talebani e a qualsiasi altro gruppo estremista presente nel Paese. Il nome scelto dal giovane Massoud per il suo gruppo non è casuale, bensì un chiaro riferimento al passato del padre che combatté prima contro i sovietici e poi contro i talebani alla guida dell’Alleanza del nord. Ahmad Shah Massoud è anche ricordato per aver previsto gli attentati dell’11 settembre ed è stato ucciso proprio per mano di al-Qaeda il 9 settembre 2001.

Ma in molti si interrogano sulle reali capacità della Seconda resistenza e del suo leader. Particolarmente scettica sembra essere la Cia, secondo cui Ahmad Massoud avrebbe troppa poco esperienza sul campo per poter rappresentare una valida opposizione ai talebani. Maggiormente interessata a rafforzare i legami con Massoud è invece la Dgse francese, in virtù anche dello storico rapporto tra i servizi segreti di Parigi e il leone del Panshir. Al di là dei dubbi dell’intelligence americana sulle capacità militari della Seconda resistenza, sembra esserci un generale accordo sull’utilità di intessere maggiori rapporti con il movimento per avere informazioni sull’andamento del Paese.

Di certo l’ascesa di Ahmad Massoud non è vista di buon occhio a Kabul. Il giovane si è spesso espresso in maniera critica nei confronti dell’esecutivo che guida l’Afghanistan e del presidente Ashraf Ghani. Anche nell’intervista rilasciata a Fausto Biloslavo per InsideOver Massoud ha usato parole dure nei confronti del governo, oltre che in riferimento ai movimenti estremisti presenti nel Paese.

I rischi post-ritiro

La scelta dei servizi segreti occidentali di rafforzare i rapporti con soggetti esterni al governo non è una notizia positiva. I timori che dopo il ritiro americano e Nato la situazione possa degenerare sono sempre più fondati. I talebani continuano a guadagnare terreno e nei giorni scorsi sono riusciti a prendere brevemente il controllo di una parte della provincia di Wardak, alla periferia di Kabul.

Il rischio è che una volta terminato il ritiro delle truppe straniere l’Afghanistan scivoli in una nuova guerra civile tra talebani, governo e leader locali pronti a trarre vantaggio da una nuova situazione di instabilità. Ma un Paese nuovamente sconvolto dal conflitto diventerebbe terreno fertile per movimenti estremisti come al-Qaeda e Isis nonostante la promessa fatta dai talebani in sede negoziale. Questi ultimi tra l’altro potrebbero sfruttare la notizia dei rapporti tra servizi segreti americani e leader locali per sostenere la tesi che gli Usa vogliono continuare a decidere le sorti del Paese anche dopo il ritiro delle truppe, aumentando il sentimento anti-americano tra gli afghani. Le previsione per il futuro dell’Afghanistan sono ogni giorno più negative.

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