L’assedio di Kiev a nord dell’Ucraina; il tentativo quasi riuscito di prendere definitivamente il controllo di Mariupol a sud; quello di creare un “ponte” a est, capace di unire Chernihiv a Kharkiv mediante Sumy; gli attacchi a Kherson e i tentativi di prendere Odessa, nel sud.
Questa, ridotta all’osso, è la situazione relativa allo scenario ucraino, dove l’esercito russo sta cercando in tutti i modi di portare a compimento l’”operazione militare speciale” avviata lo scorso 24 febbraio. Allargando lo sguardo oltre i confini ucraini, notiamo come la Russia si trovi nella condizione – teorica, e nel caso in cui lo volesse – di proseguire nel suo braccio di ferro contro l’Occidente affidandosi ad alcune “guarnigioni” ufficiose o ufficiali dislocate in Europa orientale.
Si tratta di territori altamente strategici fin qui poco o per niente considerati in relazione al conflitto in Ucraina; di territori tuttavia potenzialmente utilissimi alla causa di Mosca. Il motivo è semplice: qualora la situazione a Kiev e dintorni degenerasse, il Cremlino potrebbe calare eventuali jolly inaspettati sparpagliando le carte in tavola e ottenendo non trascurabili vantaggi. Quali sono queste roccaforti (più o meno) mascherate?
Gli avamposti di Mosca
Il primo e più evidente avamposto moscovita coincide con la Bielorussia. E non solo perché gran parte delle truppe dislocate attorno a Kiev, ma anche nell’area di Chernihiv e Chernobyl, provengono dal territorio bielorusso, utilizzato da Mosca come area di transito.
C’è l’eventualità – ad oggi piuttosto remota – che Minsk possa infatti decidere di unirsi alla Russia per scendere attivamente in guerra contro l’Ucraina. A quel punto, Aleksandr Lukashenko non si limiterebbe più a fungere da alfiere di Putin ma da vero e proprio cavallo di battaglia. Non a caso, nelle ultime settimane si è fatto un gran parlare della minaccia rappresentata dalla Bielorussia. Al momento non ci sono tuttavia indizi che lasciano presagire una simile ipotesi.
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Attenzione, inoltre, alla Trasnistria, ovvero a quella sottilissima striscia di terra collocata sull’estremità orientale della Moldova, al confine con l’Ucraina. Stiamo parlando di un territorio indipendente rivendicato dalla stessa Moldova ma, di fatto, sotto tutela russa. Facendo leva su Tiraspol, capitale della Trasnistria, la Russia potrebbe accerchiare definitivamente Odessa, così da creare una linea ideale capace di congiungere Donbass e Crimea fino a questo avamposto.
Minacce nel cuore dell’Europa
Ci sono altri due “avamposti mascherati” che dovrebbero essere monitorati con estrema attenzione. Il primo si trova in Georgia, o meglio in Ossezia del Sud, nome ufficiale Tskhinvali. Ci troviamo di fronte ad un territorio considerato dal governo georgiano temporaneamente occupato dalla Russia, riconosciuto tuttavia indipendente da Mosca nel 2008.
In mezzo a questo intrigo geopolitico, nelle ultime ore il presidente dell’Ossezia del Sud, Anatoly Bibilov, ha affermato che la sua repubblica intende intraprendere azioni legali per avviare il processo di adesione alla Russia nel prossimo futuro. In questo caso, stiamo parlando dell’espressione dell’opinione del popolo dell’Ossezia del Sud, lo trattiamo con rispetto”, hanno fatto sapere dal Cremlino.
Citiamo, infine, l’unico “vero” avamposto russo: Kaliningrad, mezzo milione di abitanti e incastonato tra Polonia e Lituania, con vista sul Mar Baltico. Da qui Mosca può far partire missili capaci di raggiungere gran parte dei territori appartenenti ai membri della Nato e situati nel continente europeo. Sempre a Kaliningrad, la Russia ha una delle tre basi dalle quali lanciare armi atomiche. Il blocco occidentale è avvisato.