L’Iraq e l’Afghanistan sono stati due ottimi campi di battaglia per lo svecchiamento delle dottrine dedicate ai teatri operativi.La minaccia che si è rivelata più credibile è sicuramente quella degli Ordigni Esplosivi Improvvisati ( Ied) soprattutto nella loro veste più conosciuta: l’autobomba.Lo Stato Islamico ha fatto sue le tecniche di martirio più usate specializzandosi in autobombe guidate da attentatori suicidi. Questo metodo in zona d’operazione garantisce ottimi risultati soprattutto se si blindano le auto come fossero piccoli carri armati. Lo sfondamento di mura di cinta e di postazioni come check point garantiscono un iniziale caos in cui un secondo attentatore si dedicherà a colpire i soccorritori. L’Isis, infatti, in questi anni ci ha abituati a continue modifiche delle sue tattiche per ostacolare la creazione di una nuova dottrina più attagliata al caso.Uno degli aspetti più inquietanti ed insoliti ma purtroppo funzionali è la presenza di bombe chimiche e di piccole bombe caricate con materiale radioattivo. Queste bombe sono in realtà degli ottimi compromessi tra un reale pericolo nucleare è una normale bomba tradizionale.L’esplosivo viene infatti unito e mescolato a sostanze radioattive in piccola quantità, non così letali da creare danni permanenti all’ambiente e all’uomo ma ugualmente nocivi sul breve periodo. L’unica certezza che le fonti di intelligence hanno fatto trapelare è che lo Stato Islamico non ha mai davvero utilizzato bombe di questa tipologia contro militari occidentali.Tuttavia sono numerosi i casi non ancora accertati che vedono materiale radioattivo rubato da laboratori di ricerca oppure Università sotto il controllo del Califfato. Se le bombe sporche o pseudo tali sono una minaccia meno impellente diverso è il discorso per le bombe chimiche.Ci sono prove conclamate dell’uso di bombe al cloro da parte dell’Isis contro civili e contro i Peshmerga che tentano di rallentarne l’avanzata. A differenza delle bombe radiologiche queste hanno il vantaggio, spesso sottostimato, di poter essere assemblate con materiale facilmente reperibile e quasi mai sottoposto a controllo da parte delle autorità.Questa tipologia di ordigni, improvvisati o meno, sono un pericolo soprattutto per la popolazione civile più che una minaccia ad eserciti ben organizzati e protetti. L’uso del cloro risale a diversi decenni fa e le procedure in caso di attivazione sono già conosciute e da alcuni anche messe in pratica.L’uso sapiente del terrore come strumento di sottomissione della popolazione impiega bombe al cloro e ordigni radioattivi, ma la vera domanda è: può arrivare anche in Europa? Per il momento è difficile che vi sia un passaggio reale di conoscenza dalle zone Siria-Iraq all’Occidente.Controlli serrati e misure di sicurezza pressanti sono troppo pericolose per spostare personale ben qualificato nella costruzione di ordigni rischiando la cattura. Tuttavia con la caduta del regime di Gheddafi molte armi chimiche hanno iniziato ad inondare il mercato nero diventando un pericoloso punto di ritrovo per terroristi e mercenari.
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