La presenza delle milizie iraniane in territorio siriano non è un mistero, né lo sono i piani dell’Iran di espandere la propria influenza nella regione a discapito degli Usa e di Israele, nemico della Repubblica islamica fin dalla sua nascita. Avere il controllo della Siria permette infatti a Teheran di avvicinarsi ancora di più alla realizzazione della famosa “Mezzaluna sciita”, un’area di influenza che dall’Iran arriva fino al Libano e al Mediterranee passando per Baghdad e Damasco. Ma come si traduce nella pratica questo progetto?

Il valico di Al-Bukamal

Al-Bukamal è una cittĂ  siriana che sorge al confine tra Iraq e Siria. Dopo essere stata per anni una delle piĂą importanti roccaforti dello Stato islamico nel Paese, dal 2017 è tornata sotto il controllo del presidente Bashar al Assad e dell’Iran. Teheran è infatti particolarmente interessata a sfruttare la posizione geografica della cittĂ , rilevante da un punto di vista sia economico che militare. Come abbiamo detto, il valico di al-Bukamal permette all’Iran di creare una via di comunicazione terrestre con i suoi alleati regionali, consentendogli di comunicare anche con le forze di Hezbollah attive in Libano: una prospettiva che allarma non poco lo Stato ebraico, ben poco disposto a vedere le milizie filo-iraniane armate e pronte a minacciare la propria sicurezza. Non è quindi un caso che negli ultimi anni Israele e Stati Uniti abbiano piĂą volte bombardato la zona di al-Bukamal, dando poi notizia della distruzione di compound militari appartenenti proprio all’Iran. Secondo diversi analisti, Teheran avrebbe trasformato l’area in un deposito per quei missili a lungo e medio raggio usati inizialmente contro i miliziani dello Stato islamico, presenti fino al 2019 nella regione di Deir ez Zor, e destinati adesso al Libano. Una notizia che sembra trovare conferma anche nell’inchiesta pubblicata a dicembre da Fox News, secondo cui l’Iran starebbe costruendo nuovi tunnel proprio nell’area di al-Bukamal per rendere piĂą sicuro il trasporto di armi nella regione. Un obiettivo che rischia comunque di non essere raggiunto a causa degli avanzati sistemi di intelligence e sicurezza messi in campo da Israele e per la presenza degli Stati Uniti a poca distanza dal valico di al-Bukamal. Proprio questo punto ha in realtĂ  diviso molti analisti: secondo alcuni gli Usa stanno volutamente lasciando mano libera all’Iran nella costruzione di nuovi tunnel per mantenere instabile l’area. Si tratterebbe in ogni caso di concessioni limitate – sia nel tempo sia geograficamente – dato che non sono mancati i raid statunitensi proprio contro le milizie iraniane presenti lungo il valico.

Il valore economico

Ma la riapertura della frontiera avrebbe degli effetti positivi anche a livello economico. Grazie al controllo su al-Bukamal, Teheran potrebbe avere nuovamente a disposizione una via commerciale non solo con la Siria, ma anche e soprattutto con il Libano e le coste del Mediterraneo. Una prospettiva allettante, considerando lo stato attuale dell’economia iraniana e le sanzioni che ancora gravano su di essa. Lo stesso capo di stato maggiore Mohammad Bagheri ha affermato che la riapertura del valico permetterebbe all’Iran di avere maggiori scambi commerciali con i Paesi mediorientali e aumenterebbe il numero di turisti diretti in Iraq e Siria. Ma il valico assume ancora piĂą importanza se si considerano gli accordi giĂ  presi tra Teheran e Damasco per la creazione di un nuovo porto a sud di Tartus e che permetterebbe all’Iran di esportare il proprio gas verso l’Europa. Teheran, ancora una volta, avrebbe tutto da perdere dalla caduta non solo di Assad ma anche di un governo filo-sciita in Iraq.





Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.