È iniziata l’avanzata dell’esercito siriano verso Aleppo. I caccia russi bombardano incessantemente e con forza: si parla di 300 missioni in due giorni. Una vera pioggia di fuoco dal cielo. Sul campo, accanto alle forze siriane, anche gli specialisti di Hezbollah e i T90 russi appena inviati da Mosca all’esercito di Bashar al Assad. Questa sinergia di forze ha reso possibile, nei giorni scorsi, di liberare le città di Zahraa.
Qui, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa siriana Sana, ci sono state celebrazioni “per l’ingresso delle truppe e la fine dell’assedio”.
L’obiettivo della coalizione a guida russa è quello di realizzare una manovra a tenaglia per sconfiggere i terroristi che si sono asserragliati ad Aleppo: Liwa al-Muhajereen al-Ansar, Ahrar al-Sham e qaedisti di Al Nusra in testa.
Dalla Siria alla Libia: viaggio verso il “paradiso”
I recenti bombardamenti russi hanno depotenziato non solo i qaedisti, ma anche i terroristi dello Stato islamico. Un gruppo di 20 algerini appartenenti all’Isis ha lasciato di recente la Siria per raggiungere in Libia.
Sono stati i servizi segreti tunisini a informare i colleghi di Algeri dello spostamento del gruppo di terroristi dalla Siria alla Libia. Le informazioni sono state reperite dopo lo smantellamento di una cellula di jihadisti attiva in Tunisia e dedita al reclutamento di giovani da inviare in territorio siriano.
Secondo quanto riporta la stampa algerina, solo pochi giorni fa a Boumerdes, in Algeria, è stata smantellata una cellula terroristica che operava per conto dello Stato islamico composta da 32 persone tra cui quattro donne.
Lo Stato islamico ha inoltre lanciato nelle scorse settimane una nuova campagna mediatica per reclutare i musulmani nel Maghreb contro “i governi apostati della Tunisia e del Marocco”. Il Califfato ha diffuso diversi video dalle sue “province” nordafricane in cui invita i seguaci di Tunisia, Libia, Mali. Marocco e Algeria a destabilizzare i governi democraticamente eletti per sostituirli con un regime islamico basato sulla sharia.
I jihadisti accusano le autorità dei paesi del Maghreb di voler “occidentalizzare” i musulmani, promuovendo stili di vita in contrasto con la tradizione islamica. I terroristi si accaniscono in particolare contro la Tunisia, il cui successo nella transizione democratica è stato peraltro insignito con il Premio Nobel per la pace, un paese accusato di voler uccidere i musulmani di fede sunnita insieme a Russia, Stati Uniti e gli alleati della coalizione internazionale contro lo Stato islamico.