Nato come gruppo paramilitare dopo la rivoluzione islamica del 1979, i Pasdaran si sono strutturati sempre di più come un esercito moderno, tanto da avere in mano tutte le operazioni militari di Teheran all’estero, e in primo luogo la Siria. Ma non solo: secondo uno studio recente, controllerebbero addirittura il 40% dell’economia del Paese: dal petrolio al gas e alle costruzioni, dalle banche alle telecomunicazioni. Un’ascesa che si è verificata soprattutto sotto la presidenza di Ahmadinejad, ma che è proseguita sotto quella di Rohani, e che trae profitto anche dall’accordo sul nucleare. Sul quale – sia detto per inciso – in Iran non hanno spinto certo solo riformisti e colombe.LEGGI ANCHE: Iran e Cina più vicini sul dossier sirianoUna crescita esponenziale avvenuta anche ai danni del clero, con cui non sono mancate frizioni e scontri. Il risultato è che i Pasdaran oggi spadroneggiano in Iran, unendo a una macchina militare e repressiva assai efficace un impero economico che non ha rivali. Il Paese degli ayatollah, con buona pace dei commentatori nostrani, è sempre meno una teocrazia islamica e sempre di più uno Stato militare con una forte componente affaristica. La presidenza di Rohani, pur fra mille buone intenzioni, non è riuscita a scalfire l’intreccio fra potere economico, politico e militare consolidatosi sotto il suo predecessore Ahmadinejad. Tutt’altro, gli è stata semmai funzionale. Perché l’accordo sul nucleare è in primis – più che una vittoria della pace e dei diritti umani che non è stata – l’affare del secolo per i soliti noti.Fra realtà e finzione, ci hanno raccontato per anni un Iran che non esiste, molto diverso da come lo si vive dal di dentro. Una visione distorta – per nulla disinteressata – tutta basata su opposizioni cretine: conservatori contro riformisti, velo o non-velo, religiosi e laici, uomini barbuti e cattivi contro giovani festaioli e emancipati. Ma l’Iran è tutt’altra cosa, altre sono le contraddizioni e le battaglie politiche che si consumano in questo Paese, antichissimo e moderno insieme.Grande assente nelle narrazioni che circolano è di regola l’economia. Si tratta di un errore madornale. In Iran girano un mare di soldi, e in pochi altri posti al mondo l’ascesa e la caduta economica di un’impresa, il successo e il fallimento nella carriera, si legano in modo così stretto alla politica e alla sfera militare. Immaginate un’Unione Sovietica dove al posto dell’industria pesante ci siano gas e petrolio (ma non solo), e avrete un’idea sommaria, ma non così fuorviante, di quanto avviene nel Paese.GUARDA IL REPORTAGE Come cambia l’IranIn una parabola che copre tutto il novecento e arriva fino a noi – pur fra rivoluzioni, strappi e contraddizioni – l’Iran è stato in grado di sviluppare una macchina statale enorme che arriva, con i suoi tentacoli, a toccare ogni aspetto della vita dei cittadini. In questo, la Repubblica Islamica, nata con la rivoluzione del 1979, prosegue e sviluppa quanto avvenuto durante il regno degli scià Pahlavi. Una gigantesca vacca da mungere che sfama milioni di persone, e arriva a investire in maniera determinante anche la sfera privata del business. Su tutto, regna onnipresente la burocrazia, in apparenza inespugnabile, ma sempre pronta a piegarsi alle eccezione di chi può, con concessioni riservate agli happy few.Questo ci aiuta a capire, ad esempio, perché durante le manifestazioni studentesche dell’epoca Khatami e quelle del 2009-2010 (l’onda verde), fossero pochi i papà dei giovani belli e ricchi di cui sopra a scendere in strada. Ragazzi che poi, in molti casi, la loro libertà se la comprano grazie ai soldi dei genitori, a suon di mazzette e favori. Altro che opposizione al regime: di altro non si tratta che di un’eccezione di classe, riservata a poche famiglie prosperanti o arricchitesi nell’Iran khomenista, che i loro coetanei più poveri semplicemente non possono permettersi.GUARDA IL REPORTAGE Le minoranze religiose in IranLa struttura economica che abbiamo delineato in breve ci dice molto anche sulla tenuta interna dell’Iran, oggi un’isola di stabilità in un Medio Oriente in fiamme. Difficile ribellarsi a chi ti sfama, a maggior ragione se questi – grazie anche ai proventi di speculazioni e affari – sviluppano una macchina repressiva così moderna, capillare ed efficace. A tenere in piedi l’Iran, semplificazioni e propaganda a parte, c’è qualcosa di molto più concreto della religione.Foto da Wikipedia
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