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Il conflitto in Ucraina non verrà ricordato per la campagna di interdizione aerea, e nemmeno per quella missilistica, bensì perché ha dimostrato come le unità corazzate siano ancora importanti in un conflitto simmetrico – o per meglio dire semi-simmetrico in questo caso – , e anche perché ha visto due assetti “leggeri” al centro della tattica di combattimento: da un lato i sistemi anticarro come gli Atgm (Anti Tank Guided Missile) che hanno definito la “semi-simmetricità” di questa guerra grazie al loro utilizzo con tattiche di guerriglia da parte ucraina, dall’altro i droni, intendendo con questo termine sia i più grandi Uav/Ucav (Unmanned Air Vehicle/Unmanned Combat Air Vehicle), le loitering munitions, ma soprattutto i più piccoli droni comunemente disponibili in commercio che sono stati “militarizzati”.

Le operazioni con Uav/Ucav e loitering muntions sono ormai note e già da tempo entrate nella dottrina bellica: senza scomodare la lunga storiografia dei conflitti contemporanei che hanno visto l’utilizzo di questi assetti, ricordiamo, a mero titolo esemplificativo, la recente guerra nel Nagorno-Karabakh, dove gli Ucav azeri come i Bayraktar Tb2 hanno fatto strage di veicoli corazzati armeni e colpito le trincee avversarie, eliminando postazioni di comando, depositi e colpendo concentramenti di truppe. Il successo di questi velivoli senza pilota in quel conflitto è stato anche dovuto, va detto, all’obsoleta tattica armena, che non si è adeguata ai nuovi scenari (determinati dai nuovi assetti) e ha affrontato il conflitto esattamente con le stesse modalità di quelli precedenti, risalenti a un periodo in cui questa tipologia di strumenti bellici non erano presenti sul campo di battaglia.

Il ruolo dei droni commerciali

Tornando al conflitto in Ucraina, sin dall’inizio delle operazioni belliche si è evidenziato il ruolo importante dei droni commerciali militarizzati da parte dell’esercito di Kiev, che sono stati usati per colpire le trincee russe sganciando granate, oppure colpendo i soldati russi, in alcuni rari casi, con mitragliatrici montate artigianalmente sugli stessi.

Questo particolare uso di piccoli e medi quadricotteri che si trovano liberamente in commercio si è diffuso ed è stato implementato nel corso del conflitto, sino a portare all’installazione di granate attivate di lanciarazzi Rpg sul corpo del drone trasformandolo in una loitering muntion improvvisata a basso costo.

L’idea quindi funziona, e dimostra la capacità di adattamento e improvvisazione dell’esercito ucraino che, in inferiorità numerica e qualitativa, ha saputo sfruttare al meglio quanto disponibile dimostrandone l’efficacia, tanto che anche sul fronte opposto si è cominciato a vedere la stessa metodologia: non sono mancate infatti evidenze dell’utilizzo di piccoli quadricotteri armati con granate da parte russa.

I piccoli droni hanno infatti un vantaggio non indifferente: costano poco e quindi sono spendibili, inoltre hanno una reperibilità elevata e non necessitano di particolare addestramento al loro utilizzo. Gli ucraini, infatti, li hanno saputi usare anche per aumentare la situational awareness (consapevolezza situazionale) in combattimento, impiegandoli, grazie alla presenza di telecamere già facenti parte del corpo dello strumento, per la direzione del tiro di artiglieria (essendo in vantaggio in quanto hanno una conoscenza maggiore del territorio), per la ricognizione e in supporto delle piccole unità di fanteria armate di Atgm e altri sistemi anticarro.

La modifica artigianale dei droni per metterli in grado di sganciare granate è stata anche piuttosto semplice, come dimostrato e dimostrabile dai numerosi video diffusi in rete, tanto che alcune società che si occupano di fabbricazione di droni per il settore della Difesa, sulla scorta di quanto visto in Ucraina, hanno cominciato a mettere in commercio quadricotteri più grandi in grado di sganciare un numero maggiore di granate, come fatto dalla vietnamita RT Robotics che a dicembre 2022, alla Videx (Vietnam International Defense Exhibition), ha presentato uno Uav leggero capace di sganciare nove granate di mortaio.

A serviceman of the aerial reconnaissance unit of one of the Territorial Defence brigades practises drone control algorithms, Zaporizhzhia Region, southeastern Ukraine.
Un militare ucraino con un drone. Foto: Agenzia Fotogramma.

Il possibile impiego nella controffensiva

Se sino a oggi gli ucraini hanno usato i droni commerciali militarizzati principalmente per operazioni difensive, ora ci giungono segnali di un possibile uso massiccio di questa risorsa per la controffensiva che Kiev – ormai da settimane – dovrebbe scatenare per cercare di disarticolare le linee russe e, possibilmente, interrompere la continuità territoriale tra la Crimea e la Federazione come auspicato anche dal Pentagono.

Sebbene ancora non sia dato sapere esattamente dove verrà messa in atto la controffensiva (è possibile che gli ucraini non colpiscano lungo il fronte meridionale per cercare uno sfondamento nel Donbass), possiamo facilmente ritenere che i droni commerciali militarizzati avranno un ruolo centrale.

Nei giorni scorsi Reuters ha diffuso un articolo in cui un soldato, ex programmatore informatico, inquadrato nella 35esima Brigata di fanteria di marina ucraina dispiegata nella regione centro-orientale di Dniepropetrovsk, ha raccontato di come questi piccoli quadricotteri, del costo di circa 300 dollari, vengano acquistati in grande numero e modificati rapidamente per l’impiego bellico, che, come detto, riguarderà anche l’attesa controffensiva. Il soldato ha affermato inoltre che i droni non sono vulnerabili ai sistemi di disturbo elettronico russi che utilizzano i satelliti e che vengono fatti volare per un periodo di tempo così breve prima di colpire il bersaglio che anche il jamming risulta inefficace.

Sembra quindi che gli ucraini stiano modificando un grande numero piccoli droni dotandoli di carica esplosiva (come quella di un Rpg), per trasformarli in loitering munitions a basso costo, avendo anche il vantaggio di non dover addestrarsi in modo particolare al loro utilizzo rispetto a quei sistemi, come gli “Switchblade” di fabbricazione statunitense, che benché abbiano una portata e una carica bellica superiori, a quanto pare sono di difficile utilizzo da parte del personale dell’esercito ucraino, che spesso ha preferito utilizzare altri sistemi fabbricati localmente oltre ad aver ripiegato sui droni commerciali militarizzati.

È probabile che l’esercito di Kiev stia accumulando un grande numero di questi sistemi improvvisati da usare massicciamente, anche con attacchi a sciami, nelle prime fasi delle prossima controffensiva in modo da saturare le difese russe. Bisogna però considerare che l’esercito di Mosca potrebbe controbattere schierando sistemi di guerra elettronica di tipo diverso, da quelli più grandi ad ampia portata sino a quelli personali, in grado di interrompere le comunicazioni tra drone e operatore e anche “spegnerlo”. Come sempre accade nel mondo militare, la sfida è tra sistemi offensivi e difensivi e il campo di battaglia è la cartina tornasole della loro reale efficacia.

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