Molti iracheni non credono negli Usa. In un sondaggio, non scientifico, effettuato dal Dipartimento di Stato emerge che il 40 per cento degli iracheni non crede nella politica estera degli Stati Uniti. Gli Usa, secondo i residenti iracheni intervistati “starebbero lavorando per destabilizzare il paese e controllare le sue risorse naturali”. Un terzo degli intervistati crede che l’America “sostenga il terrorismo in generale ed in particolare lo Stato islamico“.”Nonostante – continuano dal Dipartimento di Stato – la Casa Bianca lo scorso anno abbia investito dieci milioni di dollari sulla sensibilizzazione dei residenti in Iraq, il governo degli Stati Uniti è percepito quasi come un nemico”.Lo scetticismo sulle motivazioni degli Stati Uniti è profondamente radicato in Iraq. Sono in molti, infatti, a ritenere l’invasione che ha portato alla fine del regime di Saddam Hussein come la svolta che ha poi determinato l’attuale caos. Le teorie del complotto sono alimentati anche dai media finanziati dall’Iran. Giornali e televisioni continuano a ripetere che il gruppo jihadista sia proprio una creatura degli Stati Uniti per seminare il caos nella regione. Il vero scopo degli americani – secondo i media come al-Ahad TV, canale satellitare finanziato dalla Asaib Ahl al-Haq, milizia iraniana alleata con il governo iracheno – sarebbe esclusivamente il petrolio.Canali come al-Ahad Tv sono molto seguiti in Iraq. Si legge in una nota ufficiale del canale che trasmette h24 notizie dal fronte iracheno:“Gli Stati Uniti mirano ad indebolire l’Iraq e l’intero mondo arabo, così come gli sciiti. Continueranno a destabilizzare l’Iraq ed i paesi limitrofi per il solo fine di continuare a vendere loro delle armi e rafforzare la presenza statunitense nella regione attraverso l’istituzione di altre basi militari. Le loro armi sono state consegnate ai terroristi”.L’Ambasciata degli Stati Uniti e la coalizione statunitense continuano ad investire tempo e risorse nel tentativo di confutare le accuse: i funzionari americani appaiono spesso come ospiti sulle reti televisive irachene. Con un budget di 10.67 milioni di dollari per l’anno fiscale 2015, la sezione diplomatica per l’Iraq è la terza piĂą finanziata al mondo, secondo un rapporto del State Department’s Special Inspector General.”Ci sono cosi tanti attori nella regione – replicano dalla Coalizione – ed ognuno di loro ha una propria opinione. Gli iraniani ne hanno una, i russi un’altra. Anche lo Stato islamico ha qualcosa da dire ogni giorno e noi dobbiamo essere presenti su tutti i canali. Questa coalizione è qui per combattere l’Isis, non per fornire loro delle armi“.Se da un lato è vero che in Iraq sia in atto una sorta di “guerra multimediale”, dall’altro è innegabile che il consenso americano stia perdendo consenso. Continuano dal rapporto del Dipartimento di Stato:     “Nel dicembre del 2014, il 38 per cento degli iracheni aveva una visione favorevole della Stati Uniti. Dallo scorso agosto ad oggi, il consenso è sceso al 18%, secondo i dati dell’indagine non scientifica effettuata”.
Parte degli iracheni è consapevole del fatto che la maggior parte dei mezzi di comunicazione sono gestiti dai partiti politici che rispecchiano la linea politica e l’ideologia di riferimento, ma le posizioni statunitensi sono difficili da ignorare perché confusionarie. Come in Siria, ad esempio. Secondo gli intervistati, infatti, gli Stati Uniti finanziano i combattenti curdi, considerati terroristi dalla Turchia, loro alleato nella Nato. Altri semplicemente non riescono a capire come la forza militare più potente del mondo non sia ancora riuscita a sconfiggere gli estremisti.Negli ultimi due anni, la coalizione guidata dagli Stati Uniti ha effettuato più di 5.000 raid aerei contro obiettivi in Iraq per un costo complessivo delle operazioni (compresa la Siria), dall’agosto del 2014 ad oggi, stimato in 7 miliardi di dollari.
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