Pechino è pronta a schierare la prima portaerei costruita internamente dall’apparato cinese . Dimostrando di aver compiuto un enorme passo avanti sia nel campo dell’industriale, che nel campo strategico. Con questo vettore aeronavale, che presto verrà seguito da altri, la Repubblica popolare cinese potrà portare la sua influenza ben oltre la proprie coste e i propri avamposti militari nel Mar Cinese Meridionale; e questa capacità di “proiettare la propria potenza” per il Pentagono è una vera minaccia. Ragione per la quale tutti gli ultimi rapporti della difesa che sono finiti sulle scrivanie della Casa Bianca riportano alla stessa espressione: “China first” – la Cina è la prima minaccia a cui dover badare.

Le valutazioni dell’intelligence statunitense – recentemente aggiornate – mettono in guardia l’amministrazione Trump sulla potenza militare cinese e la sua portata. Il rapporto presentato al Congresso, proprio durante le ultime fasi di valutazione del budget da assegnare alla Difesa per l’adeguamento e l’implementazione dell’apparato militare americano in ogni sua declinazione, dimostra che la Cina è pronta a proiettare la sua potenza in tutta la regione dell’Indo-pacifico attraverso la sua nuova portaerei, la Shandong – rielaborazione cinese della portaerei a propulsione convenzionale classe Kuznetsov. La nuova portaeromobili, lunga 315 metri e larga 75, ha un dislocamento di circa 70.000 tonnellate e può raggiungere una velocità di crociera di 31 nodi. Secondo quanto riportato dalla stampa cinese dovrebbe essere in grado di imbarcare oltre 30 jet da combattimento J-15 “Flying Shark” e 17 elicotteri multiruolo Z-18.

Varata nel 2017 e sottoposta alle prove in mare, il suo impiego era previsto secondo le stime dei funzionari di Pechino “entro il 2020”. Questo momento secondo l’intelligence statunitense è arrivato. Dunque già nei prossimi 6/8 mesi l’unità potrebbe essere completamente operativa e prendere il mare per la sua prima missione di pattugliamento.

Il rapporto del Pentagono – che già da diversi mesi è deciso a spostare la massima attenzione sulla competizione strategica con Russia e Cina, tralasciando la lotta al terrorismo e le operazioni in Medio Oriente – afferma che la Marina Cinese (People’s Liberation Army Navy): “continua a trasformarsi in una forza globale, estendendo gradualmente la sua portata operativa oltre l’Asia orientale, denotando una capacità costante di operare a distanze sempre più ampie.”; il rapporto aggiunge: “nei prossimi decenni, si concentreranno sulla realizzazione di una Cina potente e prospera dotata di un esercito di “classe globale“, che garantisca uno status di grande potenza, con l’obiettivo di emergere ed essere preminente nella regione dell’Indo-Pacifico”.

Finora la Cina – che ha dimostrato di poter sviluppare e varare in pochi anni lo stesso numero di unità schierate dalle maggiori marine del mondo – poteva contare su un’unica e obsoleta porterei di produzione russa classe Kuznetsov, la Liaoning, acquistata come scafo dall’Ucraina nel 2002 e commissionata nel 2012. Questo vettore, insieme al nuovo, e una terza portaerei che potrebbe prevedere la propulsione nucleare, sono considerate da Pechino dei vettori necessari a proteggere le proprie coste e le proprie rotte commerciali – rotte che passano per le acque più “calde del pianeta” in questo momento, e che presto vedranno incrociare sia le portaerei americane che quelle britanniche.

Secondo le stime dell’intelligence americana, attualmente la Cina può contare sulla più grande flotta del mondo in termini di numero di navi, ma la tecnologia della quale sono dotate e la loro abilità al combattimento non sarebbero comparabili alle capacità possedute dall’Us Navy, che invece ha in linea ben 11 portaerei, oltre a diverse navi d’assalto anfibio capaci di lanciare aerei da combattimento ed elicotteri.

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