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Il primo settembre l’Italia ha assunto il comando della missione Nato Baltic Air Policing dopo l’avvicendamento con il contingente spagnolo, e lo scorso 8 settembre la task force “Baltic Thunder” ha raggiunto la piena capacità operativa del servizio di decollo su allarme (chiamato scramble in gergo aeronautico) con i piloti pronti a decollare in tempi estremamente rapidi dall’attivazione.

L’Air Policing (Ap) è una capacità di cui si è dotata la Nato a partire dalla metà degli anni cinquanta e consiste nell’integrazione, in un unico sistema di difesa aerea e missilistico, dei rispettivi e analoghi sistemi nazionali messi a disposizione dai Paesi membri. L’attività di Air Policing è condotta in tempo di pace e consiste nella continua sorveglianza e identificazione di tutte le violazioni all’integrità dello spazio aereo dell’Alleanza Atlantica alle quali si fa fronte prendendo le appropriate azioni utili a contrastarle, come ad esempio lo scramble.

La nostra Aeronautica Militare effettua missioni di questo tipo nei confronti della Slovenia in modo permanentemente e dell’Albania, in alternanza con la Grecia. Nel 2014, in occasione del vertice del Galles, la Nato ha deciso un potenziamento di tali attività – la cosiddetta enhanced Air Policing – a favore dei Paesi membri del fianco orientale, che, nel caso di quelli Baltici, sono entrati a far parte dell’Alleanza nel 2004 non disponendo di capacità di difesa aerea sufficienti per affrontare un’eventuale minaccia avversaria. Le basi usate dalla missione sono quella di Zokniai/Šiauliai in Lituania e quella di Ämari in Estonia.

L’Italia quest’anno partecipa con quattro Eurofighter Typhoon che vengono prelevati, a rotazione, dal Quarto Stormo di Grosseto, dal 36esimo di Gioia del Colle e dal 37esimo di Trapani. I caccia italiani, che si trovano nella base lituana, sono inseriti integralmente nel dispositivo tattico dell’Alleanza Atlantica, assicurano l’attività di Quick Reaction Alert (Qra) 24 ore su 24 e sono coadiuvati dai velivoli tedeschi presenti ad Ämari.

Questa è la terza volta, da quando è stata istituita, che l’Italia partecipa alla Baltic Air Policing: la prima volta, con la missione “Frontiera Baltica”, è stata nel 2015 quando il primo gennaio quattro Typhoon affiancati da tecnici e specialisti (in tutto circa 100 militari), con il contributo di altri reparti dell’Am ed interforze, sono stati rischierati sempre sulla base lituana. In quella occasione erano stati distaccati controllori della Difesa aerea italiani presso il Centro di Riporto e Controllo (Crc) lituano di Karmelava, al fine di fornire addestramento, assistenza e supervisione ai colleghi baltici. La missione terminò il 27 agosto dello stesso anno con al suo attivo numerosi decolli su allarme effettuati dai nostri piloti per intercettare velivoli russi di vario tipo (dai caccia agli aerei di trasporto e pattugliamento) che si erano avvicinati allo spazio aereo delle Repubbliche Baltiche.

I nostri Typhoon sono tornati nel Baltico anche nel 2018, con la missione “Baltic Eagle” cominciata il 10 gennaio questa volta dislocati sulla base estone. Sono stati sempre quattro i velivoli coinvolti, provenienti dal 36esimo e dal Quarto Stormo. La missione terminò il 3 maggio.

L’Aeronautica Militare ha effettuato missioni di Air Policing anche in Islanda: la prima volta nel 2013 con la missione “Cieli Ghiacciati” sino a quella più recente che ha visto l’impiego dei nuovissimi cacciabombardieri stealth F-35A . La missione Northern Lightning II è la seconda effettuata nel Paese nordico caratterizzato da ghiacciai e vulcani, che ha impiegato i nostri F-35A: già nel 2019 erano stati dislocati a Keflavik per il medesimo scopo.

A luglio i nostri caccia hanno dovuto effettuare un decollo in scramble per intercettare tre pattugliatori marittimi Tu-142 russi “Bear F” scortati da Mig 31: una “prima” per i nostri F-35 che prima di quell’episodio non avevano mai avuto occasione di incontrarsi coi giganteschi quadriturboelica di Tupolev.

Il Baltico, insieme al Mar Nero e alla frontiera settentrionale della Nato che corre nel mare antistante la Norvegia, è uno dei fronti caldi dell’Europa dove si incrociano, in aria e per mare, le forze armate dell’Alleanza Atlantica e della Russia in una riedizione di quanto avveniva durante la Guerra Fredda. I voli di pattugliamento effettuati da entrambe le parti, infatti, sono diventati negli ultimi anni sempre più frequenti, quasi quotidiani, con velivoli, come i bombardieri strategici B-52H, che effettuano rischieramenti nel Vecchio Continente per effettuare prove di forza e “mostrare la bandiera” o addirittura come il B-1B che lo scorso maggio ha raggiunto il Mar Baltico decollando dalla sua base di Ellesworth (Sud Dakota) con un volo senza scalo.

Siamo pertanto sicuri che, visto l’attuale livello di tensione e di attività aerea nell’area, i nostri Typhoon effettueranno più di un decollo su allarme per identificare e scortare i velivoli russi che cercano di avvicinarsi allo spazio aereo Nato per sondarne le capacità di reazione, esattamente come avveniva durante la Guerra Fredda.

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