Eroina in Ucraina, criminale di guerra in Russia. Così è stata considerata in questi anni Nadija Savčenko, una delle prime donne a divenire pilota aeronautico e paracadutista del suo paese, nonché icona di Euromaidan. Ora però le sue parole rischiano di farla finire in carcere. Secondo quanto riportato dall’Associated Press, l’ex militare, che ora siede nel parlamento ucraino, ha accusato il presidente del parlamento, Andriy Parubiy, di essere associato a cecchini che hanno sparato sui manifestanti durante l’insurrezione del 2014 che ha destituito l’ex presidente Viktor Yanukovych: “Né la rivoluzione arancio né l’euro-maidan furono promossi dalla Russia ma fu l’aiuto dell’occidente…vidi un micro bus blu arrivare e persone con armi uscire, quelle persone sono ora in parlamento; vidi come Parubiy condusse i cecchini nell’Ukraina Hotel”, ha dichiarato ai giornalisti.
Secondo la ricostruzione di Nadija Savčenko, infatti, Parubly avrebbe scortato i cecchini in un hotel vicino a piazza Maidan prima della carneficina del 20 febbraio 2014. Solo qualche ora più tardi, l’ex pilota ha corretto il tiro e si è scusata con Parubiy, affermando di averlo menzionato per errore poiché in realtà intendeva indicare il parlamentare ucraino Serhiy Pashinskiy del partito filo-europeista e nazionalista “People’s Front”, membro dell’attuale coalizione di governo. Una rettifica importante, ma che non cambia la sostanza del suo racconto sulla collusione con i cecchini.
“Preparava un attacco contro il parlamento”
A seguito delle sue dichiarazioni, il procuratore generale Lutsenko l’ha accusata di aver preparato un attacco terroristico contro il parlamento ucraino e di aver pianificato l’attentato con mortai e bombe a mano. “L’indagine dimostra con prove inconfutabili che Nadija Savčenko ha personalmente pianificato e dato istruzioni su come portare a termine un atto terroristico contro questo parlamento”, ha affermato Lutsenko. Savčenko, ha aggiunto il procuratore, “stava pianificando di usare fucili automatici per uccidere tutti i sopravvissuti”.
Da eroina a terrorista il passo è breve. Savčenko accusa Lutsenko e gli alleati del presidente Pietro Poroshenko di cercare di mettere a tacere le critiche e di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalle loro promesse non mantenute: l’ex militare ha inoltre invitato gli ucraini “a rovesciare le autorità criminali di Poroshenko”.
“Vogliono uccidermi”
In queste ore Nadjia Savchenko è un fiume in piena e accusa il presidente ucraino Poroshenko e il suo staff di volerla assassinare. “La prima volta ho ricevuto un avvertimento sulla mia ‘liquidazione’ fisica dall’ex capo dell’amministrazione presidenziale, Andriy Taranov, che in seguito è morto. La seconda volta sono stata informata dall’intelligence straniera. Si trattava di un ordine dell’amministrazione presidenziale, volevano uccidermi”, ha dichiarato l’ex militare durante una conferenza stampa. “Sono venuta a Kiev per capire come mai non sono stata minacciata una quarta volta. Ho pensato che la cosa migliore da fare fosse quella di avvicinarmi alle persone che hanno il compito di uccidermi”, ha riferito ai giornalisti.
Savčenko venne catturata nel 2014 dai ribelli filorussi in Ucraina orientale e portata a Mosca, dove fu accusata di aver partecipato all’uccisione di due giornalisti russi durante la crisi del Donbass, dove collaborava con le forze anti-separatiste nel battaglione Ajdar, formazione che si è macchiata di diversi crimini di guerra. Comunque vada a finire, le sue parole sui fatti di quel tragico 20 febbraio 2014, in cui vennero massacrati dai cecchini oltre ottanta fra dimostranti e poliziotti riuniti a Maidan Nezalezhnosti, la piazza simbolo dell’insurrezione di Kiev, sono destinare a far discutere.