L’operazione “Ramoscello d’Ulivo” non si è affatto esaurita con la conquista, avvenuta lo scorso 18 marzo, della città curdo siriana di Afrin; questa non è certo una novità, ma in queste ore diversi segnali sembrano convergere sul fatto che la prosecuzione delle operazioni belliche in altre aree del nord della Siria sia imminente, con la Turchia pronta ad ammassare già nel prossimo fine settimana centinaia di soldati, oltre ai miliziani dell’ex Fsa. L’obiettivo dichiarato è la presa di Manbij, cittadina a nord di Aleppo e capoluogo dell’omonimo cantone la quale, nonostante sia in maggioranza araba, è in mano alle milizie curde Ypg dall’estate 2016.

Il ruolo di Manbij nel conflitto siriano

Situata tra Aleppo e la frontiera di Jarabulus, la città che in antichità nota con il nome di Hierapolis anche in tempo di pace ha rappresentato un centro importante per l’intera zona settentrionale della provincia aleppina, sia a livello economico che politico; la guerra ha iniziato a farsi sentire a Manbij nel periodo di massima avanzata dell’Isis in Siria, con le bandiere nere del califfato che hanno fatto mostra di sé nelle sedi istituzionali della cittadina e con lo Stato Islamico dunque capace di prendere in mano l’intero suo territorio. Manbij è rimasta sotto la scure dei terroristi per quasi due anni, in quel frangente ha rappresentato una vera e propria “testa di ponte” per l’Isis nella provincia di Aleppo; nel giugno del 2016, dalle vicine rive dell’Eufrate, la coalizione filo curda ha iniziato ad avanzare verso la cittadina, liberando in poco tempo quasi l’intero cantone.





La città è rimasta circondata per alcune settimane, poi nell’agosto del 2016 le forze Ypg sono riuscite ad entrare; ma in quel contesto, è emerso uno degli episodi più significativi del conflitto siriano: una foto ha evidenziato una ritirata ordinata dei miliziani dell’Isis da Manbij, gli uomini del califfato di fatto hanno offerto solo una tenue resistenza, poi è stata concordata una loro evacuazione della città verso altre parti della Siria. Da quel momento in poi comunque, Manbij è diventata una città a maggioranza araba governata però dai gruppi filo curdi; la convivenza tra forze Ypg e popolazione non è sempre stata pacifica: proprio pochi mesi fa, sono esplose proteste contro la presenza curda a seguito del ritrovamento di due giovani arabi torturati ed uccisi ad opera di alcuni miliziani.

Erdogan pronto a prendere la città

Essendo un importante centro non lontano dal confine, nelle intenzioni del governo turco anche a Manbij deve essere allontanata la presenza curda, rea seconda Ankara di essere pericolosa per le proprie frontiere e di dare potenziale appoggio al Pkk; risparmiato dall’operazione “Scudo nell’Eufrate” dello scorso anno, fermatasi nella vicina Al Bab, il cantone di Manbij si appresta a subire il secondo round dell’operazione “Ramoscello d’Ulivo”, avviata invece nello scorso mese di dicembre e che ha portato come detto alla presa di Afrin. Sono diversi i segnali che appaiono protendere verso un imminente inizio delle nuove ostilità turche nel nord della Siria; in primo luogo, come si apprende su AgenziaNova, ad Ankara nella giornata di mercoledì si è svolto un summit del consiglio di sicurezza che, secondo non pochi rumors, sarebbe stato di fatto propedeutico al definitivo disco verde per la nuova incursione in Siria.

Della riunione svoltasi nella capitale turca, c’è traccia anche tra i comunicati ufficiali del governo turco: “Mercoledì si è riunto il consiglio – si legge in una nota – La Turchia potrebbe “intraprendere azioni” a Manbij, centro della Siria nord-orientale controllato dalle Forze democratiche siriane (Sdf), se le milizie dell’opposizione siriana non lasceranno la città e la sua regione”; si parla ancora al condizionale, ma nella seconda parte del comunicato la minaccia appare ancora più seria ed imminente: “I terroristi di Manbij devono essere rimossi dalla regione al più presto possibile o la Turchia non si asterrà dal prendere l’iniziativa”. L’altro elemento che indica la vicinanza di una nuova azione voluta da Erdogan, arriva direttamente dal campo: secondo diverse testimonianze, è stata già chiusa dalle forze filo turche che controllano il nord di Aleppo la strada che conduce a Manbji, segno che l’inizio delle operazioni belliche potrebbe per davvero essere molto vicino.

A Manbij dunque ci si prepara ad una nuova ed estenuante battaglia, questa volta ad essere nel mirino saranno coloro che nel 2016 hanno preso possesso della città e che, in questo cantone come in altre zone del paese, risultano essere molto vicini agli Usa.

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