(Dal nostro inviato a Palermo) Forse si tratta di uno degli ultimi elementi rimasti di continuità con i popoli antichi che hanno abitato la Mesopotamia. Cucinare le carpe, per tutti gli iracheni, significa ricollegarsi con una vera e propria arte culinaria già conosciuta ai tempi dei Sumeri. Da nord a sud, sunniti e sciiti sanno cucinare ed apprezzare le carpe, un piatto nazionale e parlare di “nazionale” in uno Stato che da 15 anni è attraversato da intestine lotte settarie sembra quasi un miracolo. Ma il Masgouf, questo il nome che gli iracheni danno al piatto, rischia di non essere più cucinato. In tutto il percorso dell’Eufrate infatti viene notata da qualche settimana a questa parte un’autentica moria di pesci, carpe per l’appunto su tutti. Una situazione questa che preoccupa la popolazione irachena perchè, di fatto, rischia di venire a mancare l’apporto del pesce in un contesto dove già il cibo scarseggia. Ma soprattutto preoccupano i livelli di inquinamento delle acque.
Gli iracheni sempre più senza cibo
Il fatto di vedere un simbolo nazionale “martoriato” rappresenta sicuramente un dramma per l’Iraq. La popolazione, riportano i media locali, appare letteralmente sotto shock. Le carpe esistono da millenni in queste zone del medio oriente, vederne morire in migliaia in più punti dell’Eufrate è un autentico colpo al cuore della società e della stessa identità nazionale irachena. Ma indubbiamente, come riporta un reportage del Daily Mail, la preoccupazione per adesso si incentra maggiormente sulla prospettiva di rimanere con sempre meno scorte di cibo. Oltre ad essere piatto nazionale, le carpe sono facili da cucinare: bastano cinque minuti e l’aggiunta di qualche spezia per dare da mangiare ad un’intera famiglia. Per un popolo, come quello iracheno, che negli ultimi 38 anni ha passato più tempo in guerra che in pace, le carpe rappresentano un mezzo di sostentamento ed una sicurezza anche nei periodo più bui. Basta andare lungo le rive dell’Eufrate o del Tigri e pescare questi pesci per non patire troppo a lungo la fame.
Adesso anche questo appiglio rischia di scomparire o quanto meno di ridimensionarsi. Una mazzata per l’economia, così come soprattutto per la popolazione più povera. In Iraq il cibo non è scontato trovarlo in tutto il paese. Nei quartieri centrali di Baghdad i supermercati appaiono ben forniti, uscendo dalle prime periferie della capitale iniziano già gravi problemi per l’approvvigionamento di cibo. Spesso sono le organizzazioni umanitarie a permettere alla popolazione, sia dei quartieri più popolari delle grandi città che dei villaggi dispersi nel deserto, di avere almeno il minimo necessario per l’alimentazione. La terra è sempre più arida, il paese sta attraversando uno dei più gravi periodi di siccità di sempre e l’agricoltura è in ginocchio: ortaggi e frutta devono provenire in gran parte dall’estero ed i prezzi, per distributori e consumatori, aumentano sempre più. La moria di carpe e di pesci nei fiumi, specialmente nell’Eufrate, non fa altro che aggravare la situazione. La fame in Iraq è uno spettro sempre più in agguato, che rischia di far tornare il paese indietro di parecchi decenni.
Le preoccupazioni per il livello di inquinamento delle acque
Ma oltre all’emergenza legata al cibo ed al sostentamento della popolazione, al pari del rischio scomparsa di un piatto che è simbolo stesso dell’unità nazionale, la moria di carpe nell’Eufrate pone un’altra grave problematica. Già da questa estate l’Iraq è alle prese con una grave emergenza legata alla salubrità delle proprie acque. Nella provincia di Bassora si registrano centinaia di casi legati ad intossicazioni dovute dall’ingerimento di acque inquinate. Non solo: colera ed altre malattie pericolose per la salute umana sono comparse in molte zone del sud del paese. Proprio in queste ore l’Unicef ha pubblicato un rapporto in cui si attesta come trecentomila bambini iracheni sarebbero esposti al rischio di malattie derivanti da acqua contaminata. Per l’Iraq è un duro colpo. Il paese è già costretto ad importare grandi quantitativi di acqua per via della siccità, dovuta anche in parte alla costruzione delle dighe sul Tigri in Turchia. Quella poca rimasta in Iraq è inquinata e quasi inutilizzabile.
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La moria di carpe ne è ulteriore e drammatica testimonianza. Le migliaia di pesci che ogni giorno vengono trovati lungo il letto dell’Eufrate, accatastati in un macabro spettacolo di morte e di grave violazione della natura, sono emblema delle difficoltà e della situazione dell’Iraq di oggi. Manca tutto: elettricità, cibo, acqua, potabilità dell’acqua. A non mancare è solamente il petrolio, estratto in quantità sempre maggiori specie dal sud dell’Iraq. E forse è questa l’unica notizia vera che interessa ai vicini dell’Iraq ed all’occidente.