Per la prima volta dall’instaurazione della democrazia la Spagna autorizza un’ampliamento del suo esercito. Saranno 7mila i soldati che verranno inquadrati entro il 2024 nella Fuerzas Armadas de España, uno degli eserciti più antichi del mondo.
La decisione di rompere una tendenza perdurata dal 1975, ossia da quando il generalissimo Francisco Franco nominò in punto di morte come suo successore politico re Juan Carlos I di Borbone, che riportò l’ordine democratico nel Paese, giunge dopo un momento di conciliazione tra i diversi comandati delle forze armate che hanno avanzato la richiesta al governo spagnolo senza restare inascoltati. La democrazia spagnola aveva ereditato dal regime franchista un esercito di centinaia di migliaia di soldati, mal equipaggiati e mal addestrati, inquadrati in una struttura inadeguata e concepita per occupare il territorio al fine difendere la Spagna da eventuali minacce esterne che non avevano alcuna attinenza con la situazione geopolitica dell’epoca. La transizione militare concepita dal nuovo governo democratico consistette nel convertire la formazione militare che era uscita vittoriosa durante la Guerra Civile spagnola in un rinnovato esercito nazionale, e nel renderlo uno strumento agile e flessibile da inquadrate nelle alleanze militari occidentali. Una forza armata capace di prendere parte a missioni internazionali all’estero e rispondere alle minacce contemporanee. Questo ha compreso però una graduale smobilitazione, l’abolizione del coscrizione obbligatoria del 1999, e la riduzione complessiva delle truppe all’attuale numero di 120mila uomini e donne suddivisi nell’Ejército de Tierra , l’Armada, el’ Ejército del Aire (rispettivamente Esercito, Marina e Aeronautica, ndr). In seguito alla crisi finanziaria iniziata nel 2008 altri 10mila soldati vennero congedati dal servizio attivo a causa di tagli al bilancio.
Ora questo processo di alleggerimento delle forze armate verrà invertito, dando il via libera ad un aumento di 7mila soldati che progressivamente entreranno a fare parte delle tre differenti forze armate, rispettando la legge sulla carriera militare del 2007 che stabilisce il numero massimo di militari in servizio attivo tra 130mila e 140mila. L’arruolamento e l’inquadramento delle nuove truppe sarà effettuato in modo progressivo, confermandosi più veloce nel caso dei soldati e dei marinai, e più lungo di cinque anni – il tempo necessario per l’addestramento nelle accademie – per quanto riguarda i nuovi ufficiali.
Principale complice di questa inversione di tendenza è stato nuovo “sistema di conciliazione tra lavoro e vita familiare”, che riconosce come “diritto professionale dei militari” la riduzione dell’orario di lavoro per trascorrere più tempo in famiglia. Questa riforma è stata sfruttata dai comandanti di Esercito, Marina e Aeronautica per chiedere un aumento degli “effettivi”.
L’esercito spagnolo ha dovuto occupare un numero sempre maggiore di impegni in ambito internazionale negli ultimi anni, sia in ambito Nato, che all’interno dell’Unione Europea, e necessità per questo di un organico all’altezza, che possa permetterle schieramenti all’Estero senza trascurare l’ambito nazionale. È stata infatti avviata la creazione dell’Unità militare di Emergenza, per combattere tutti i tipi di disastri ambientali, e un Comando di difesa informatica, per proteggere il paese dagli attacchi cibernetici quali nuova minaccia incombente. L’aumento previsto e deciso dal governo, dato l’attuale numero degli effettivi, non ha reso necessaria una riforma da portare in Parlamento, poiché questi 7mila soldati in più rispetteranno il massimale stabilito dalla legge della carriera militare.