I russi mercoledì hanno annunciato il ritiro da Kherson, con il ministero della Difesa di Mosca che ha dato ordine ai militari di stanziarsi nella sponda orientale del Dnepr. Ma adesso qual è la situazione nell’unica città capoluogo di regione conquistata dalle truppe del Cremlino nel corso della guerra in Ucraina?

Cosa succede adesso a Kherson

Se da Mosca è arrivato l’ordine del ritiro, in linea di massima già oggi Kherson dovrebbe considerarsi una città nuovamente in mano ucraina. Tuttavia l’annuncio di un ritiro non coincide necessariamente con l’arrivo immediato sul posto delle forze avversarie. E questo per due motivi. In primis perché servono i tempi tecnici e logistici per organizzare un ordinato ritiro. I russi, nel caso specifico, devono spostare al di là del Dnepr migliaia di uomini e centinaia di mezzi. Secondo i servizi di intelligence britannici, per farlo potrebbero servire diversi giorni, forse una settimana. Peraltro le forze di Mosca hanno già fatto saltare almeno cinque ponti sul Dnepr, al fine di rallentare l’attesa avanzata ucraina, e i corridoi per guadare il fiume sono davvero pochi.

In secondo luogo, occorre considerare anche i problemi logistici di chi avanza. Prima di prendere possesso di un territorio abbandonato dagli avversari, occorre organizzare le nuove linee di rifornimento e attrezzare nuove linee difensive. A questo occorre aggiungere la necessità di bonificare il territorio riconquistato. E quindi verificare l’eventuale presenza di mine, armi e ordigni che possano minacciare l’entrate nelle località lasciate dalle forze nemiche. Nel caso di Kherson, l’esercito di Kiev teme pure la permanenza in città di gruppi di sabotatori russi con il compito di creare scompiglio nelle retrovie.

Si può quindi dire che Kherson è quasi terra di nessuno al momento. Già da una settimana le autorità civili fatte insediare da Mosca risultano evacuate dalla città e trasferite in un luogo più sicuro. Le forze militari russe, se quanto detto dai vertici militari mercoledì dovesse essere vero, stanno progressivamente lasciando il campo. Dunque, il territorio potrebbe vivere quel delicato momento di vuoto di potere che intercorre tra l’abbandono di una zona da parte di un esercito e l’arrivo delle forze avversarie. Una situazione già vista in Ucraina a fine marzo in occasione del ritiro dei russi dalla regione a nord di Kiev: in molte località, come a Bucha o Borodyanka, per almeno tre giorni non si è vista negli edifici pubblici alcuna bandiera, né russa e né ucraina.

L’avanzata ucraina delle ultime ore

Prima di recuperare terreno quindi, un esercito che assiste al ritiro degli avversari deve prendere tempo e avanzare con cautela sia per motivi logistici che di sicurezza. Ed è quello che in effetti sta accadendo nelle ultime ore attorno Kherson. Gli ucraini si sono mossi dalle loro linee di trincea che avevano fino a 24 ore fa, avanzando di alcuni chilometri in direzione del capoluogo. La prima località a cadere nella mattinata di giovedì è stata quella di Snihurivka, data per contesa già da martedì sera. Sempre in direzione nord, alcune ore dopo le forze di Kiev hanno issato la propria bandiera a Borozenkse. In tal modo gli ucraini hanno potuto riprendere il controllo di diverse località lungo il Dnepr e nell’entroterra del distretto di Beryslav.

Un’altra avanzata viene segnalata anche ad ovest di Kherson, con l’esercito ucraino in grado di riprendere la cittadina di Kyselivka, situata a non più di 20 km dalla periferia del capoluogo. Nelle località riconquistate, le forze ucraine sono entrate in possesso di armi e mezzi abbandonati dai russi durante le fasi di ritiro. Su Twitter sono circolate immagini di carri armati e veicoli portati dagli ucraini nei propri magazzini.

Gli scenari futuri

Tra ritmo del ritiro russo e ritmo dell’avanzata ucraina, occorrerà adesso vedere nei prossimi giorni quando le forze di Kiev riusciranno materialmente a mettere piede nella città di Kherson. Come sottolineato dal New York Times, il consigliere del presidente Zelensky, Mykhailo Podolyak, ha messo in guardia da possibili trappole all’interno del capoluogo: “I russi – ha scritto su Twitter – hanno minato tutto quello che potevano minare”. Nella capitale ucraina temono che, una volta arrivati i propri militari, Kherson verrà presa di mira con l’artiglieria piazzata sull’altra sponde del Dnepr: “Vogliono trasformare la città – ha ancora scritto Podolyak – in un luogo di morte”.

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