C’è da chiedersi cosa stia succedendo ai caccia russi e a quelli siriani. Nel giro di una settimana, infatti, avrebbero centrato un ospedale pediatrico ad Aleppo e un campo profughi al confine con la Turchia. Tutto è ovviamente possibile. Anche che siriani e russi siano improvvisamente impazziti. Sia chiaro: i bombardamenti di Putin e Assad hanno provocato vittime civili. È tragicamente normale in guerra, come ha scritto Gwynne Dyer su L’Internazionale: “Né gli statunitensi né i russi traggono alcun giovamento dall’uccidere dei civili: è solo un inevitabile effetto collaterale dei bombardamenti”. Ma Dyer fa anche una precisazione: “La propaganda occidentale fa una distinzione sistematica tra lo Stato islamico (cattivo) e le forze di “opposizione” (ovvero tutti gli altri gruppi). Il problema è che tra loro c’è davvero poca differenza: vogliono tutti rovesciare il regime siriano, e sono tutti jihadisti, fatta eccezione per quel che rimane dell’Esercito siriano libero”.Finite le distinzioni, veniamo all’attualità. Settimana scorsa, i caccia di Bashar Al Assad avrebbero bombardato un ospedale pediatrico ad Aleppo. Un fatto gravissimo. Eppure, i testimoni hanno raccontato una versione diversa. Più dubitativa. Padre Ibrahim Alsabagh, per esempio, ha detto in un’intervista ad Avvenire, poi ripresa da Tempi: “Sicuramente qui nella parte ovest, chi ci colpisce non è l’esercito che ci difende, ma sono le milizie che non hanno accettato la pace”. Secondo il frate francescano, si tratta “sicuramente” di un “bombardamento fondamentalista e terrorista: sono bombardamenti non contro obiettivi militari, protetti, ma contro obiettivi civili indifesi come scuole, chiese, ospedali. Un modo di terrorizzare la gente e usare questo terrore come carta da giocare nelle trattative”. Padre Ibrahim, pur non avendo la certezza matematica di chi abbia colpito l’ospedale di Aleppo, aggiunge: “Sappiamo che ci sono diverse strumentalizzazioni delle informazioni”. Monsignor Audo, vescovo caldeo di Aleppo, incontrato personalmente una settimana fa, affermava di non sapere con certezza se fosse stato il governo siriano oppure i ribelli a colpire l’ospedale. Posizione più che legittima nel caos siriano.Ma chi dà la colpa all’una o all’altra parte? L’Osservatorio siriano per i diritti umani. Sul suo fondatore, Rami Abdul Rahman, e su questa organizzazione, ha già detto tutto il New York Times: “Gli analisti militari di Washingtonsi affidano al suo bilancio di soldati e ribelli uccisi per valutare l’evoluzione della guerra. Le Nazioni Unite e le organizzazioni di difesa dei diritti umani rovistano tra i suoi racconti di uccisioni di civili per trovare prove da utilizzare in caso di processo per crimini di guerra. I grandi media citano i suoi dati, noi compreso”. Rami Abdul Rahman, però, non vive in Siria, ma a Coventry da ormai 16 anni. Dietro di lui, secondo quanto riporta il New York Times, ci sarebbe un Paese europeo. Impossibile sapere quale.La comunità cristiana siriana sembra essere unita su quale siano le effettive cause della guerra: l’appoggio dell’Occidente, dell’Arabia Saudita e della Turchia alle forze ribelli.
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