Chip utilizzati per frigoriferi e lavastoviglie all’interno di delicati mezzi militari. Starebbe ricorrendo anche a questo la Russia per sostituire parti danneggiate dei carri armati o dei droni in Ucraina. A farlo presente nelle scorse ore è stata la Segretaria al commercio dell’amministrazione Biden, Gina Raimondo. In un’audizione al Senato Usa, così come riportato dal Washington Post, l’esponente del governo Usa ha dichiarato di aver ricevuto informazioni dagli ucraini circa la presenza di chip per elettrodomestici nei mezzi abbattuti o sequestrati dalle forze di Kiev. Una circostanza che, secondo Gina Raimondo, è figlia delle sanzioni applicate dall’occidente contro Mosca.

I chip usati da Mosca

Così come dichiarato davanti al Senato statunitense, la segretaria Gina Raimondo ha rivelato di aver avuto un colloquio nei giorni scorsi il primo ministro ucraino Denys Shimal. Sarebbe stato proprio lui a indicare alla responsabile del dicastero del commercio Usa, da cui si sovrintende anche sul rispetto delle sanzioni contro la Russia, di aver trovato chip per elettrodomestici comuni nei carri armati russi abbandonati in Ucraina. Circostanza anche confermata dal portavoce della Segretaria del commercio, Robyn Patterson: “Funzionari ucraini – ha dichiarato Patterson – hanno riferito al segretario che quando hanno aperto i carri armati russi catturati, hanno trovato parti di frigoriferi e macchinari commerciali e industriali che sembrano compensare altri componenti non disponibili”.

In audizione, Gina Raimondo ha poi aggiunto di essere in grado di ritenere che le scelte russe siano state dettate in gran parte dalle sanzioni. Questo perché uno dei comparti dove gli Stati Uniti hanno imposto maggiori misure contro Mosca, riguarda proprio quello tecnologico. “Il nostro approccio era di negare la tecnologia russa – ha proseguito la segretaria al commercio Usa – una tecnologia che avrebbe paralizzato la loro capacità di continuare un’operazione militare. Ed è esattamente quello che stiamo facendo”. Secondo Washington, quello di usare dei semiconduttori provenienti da mezzi “civili” sta ad indicare soprattutto da un lato le difficoltà di reperimento di materiale da parte di Mosca, dall’altro un indebolimento ulteriore della propria macchina bellica, specie se il conflitto dovesse prolungarsi ancora a lungo.

L’incidenza delle sanzioni

Ma come mai tutto questo viene ritenuto dal governo Usa come una diretta conseguenza delle sanzioni? Occorre prima valutare come anche nell’industria bellica la componente tecnologica è diventata più che mai decisiva. In tutti gli armamenti moderni esistono centraline e mezzi elettronici che possono funzionare solo con l’utilizzo di chip e semiconduttori. La Russia non ha storicamente mai avuto una grande tradizione di produzione di chip, come del resto la stessa Europa. Nell’industria civile come in quella bellica, gran parte dei Paesi, Mosca compresa, dipende dalle importazioni dalla Cina, da altri Paesi dell’Asia e, in parte, anche dagli Stati Uniti. Per il comparto della Difesa in particolar modo poi, la tecnologia statunitense è in grado di produrre un gran numero di elementi da usare poi nelle varie componentistiche.

Con le sanzioni, gli scambi commerciali in ambito tecnologico si sono quasi del tutto azzerati. Citando i dati forniti dalla stessa Gina Raimondo, dalla fine di febbraio a oggi il volume delle esportazioni Usa verso Mosca in questo settore è diminuito complessivamente del 70%. Altri numeri sono stati dati dal portavoce della segretaria per il commercio. Si parla, in particolare, della perdita del 97% del valore, rispetto allo stesso periodo del 2021, degli scambi tra Usa e Russia. Di fatto un quasi totale azzeramento, in grado di lasciare Mosca senza materiale con cui poter riparare i mezzi distrutti oppure assemblare quelli nuovi.

Nei magazzini dell’esercito russo ci sarebbero ancora scorte, ma sono state razionate. Entro pochi mesi, le truppe potrebbero avere serie difficoltà nel rifornimenti di ricambi e di materiali volti a sostituire mezzi distrutti o sequestrati. Per la Russia un problema non da poco, con il Cremlino che potrebbe puntare sul mercato cinese per ottenere i nuovi chip. Ma non è semplice per via della crisi globale che sta coinvolgendo il settore. Per il momento i comandi russi hanno deciso di arrangiarsi con dei semiconduttori ricavati dagli elettrodomestici.