A Baghdad la bicicletta è diventata per le donne un simbolo di libertà e autodeterminazione. Certo, sono ancora poche coloro che hanno cominciato a pedalare per le vie della città, ma il segnale è importante: la presenza e la scelta di vivere uno spazio cittadino col mezzo che si preferisce non sono affatto scontate per una donna, anche se non esistono reali divieti in merito.
L’idea è nata pochi mesi fa da una giovane universitaria, artista e performer di nome Marina, che ha deciso di usare la bicicletta negli spostamenti quotidiani, sfidando i commenti non sempre benevoli della gente. In più ha cominciato a postare sui social network le immagini delle sue passeggiate, dimostrando che andare in bicicletta, che tu sia donna o uomo non conta, può essere una cosa bella, divertente e che non fa male a nessuno.
Grazie a lei altre ragazze hanno deciso di mettersi a pedalare per le strade di Baghdad: si sono organizzate fra loro e hanno cominciato a darsi appuntamento in piazza per settimanali passeggiate collettive.
Una di loro è Duha, giovane giornalista che fa parte di una piattaforma di citizen journalism, soutuna.com, che significa la tua voce, e che spesso nel suo lavoro si muove sulle due ruote, nonostante abiti in una zona popolare di Baghdad controllata dalle milizie.
Il primo, concreto effetto sul territorio, per il momento è l’unica rastrelliera di Baghdad, che il Caffè Ridha Alwan del quartiere di Karrada ha deciso di montare davanti all’ingresso, a disposizione dei suoi clienti ciclisti.
La bicicletta, oltre a diventare strumento di emancipazione di tante giovani donne, che pian piano si stanno unendo a questo movimento, è stata il modo per ribaltare in chiave positiva un divieto che quasi significava una resa alla paura del terrorismo in città. Ogni venerdì infatti il centro è chiuso al traffico per evitare che veicoli sospetti possano avvicinarsi alla gente che sempre più spesso scende in piazza a manifestare contro la corruzione, e per chiedere riforme.