L’uccisione di Evgenij Prigozhin doveva mettere un punto fermo al tentativo di sovvertire l’ordine stabilito da Vladimir Putin nei suoi oltre 20 anni al potere. Eliminato il capo della Wagner sembra però adesso aprirsi un nuovo fronte di dissenso interno tra le élite del Paese. Andrey Melnichenko, l’uomo più ricco della Russia, ha concesso infatti un’intervista al Financial Times in cui con toni ambigui discute dell’intervento militare russo in Ucraina.
L’oligarca ha lasciato la Svizzera per trasferirsi a Dubai, uno dei pochi safe heaven al mondo disposti ad accogliere la classe economica di Mosca colpita dalle sanzioni approvate dall’Occidente subito dopo l’inizio dell’operazione militare speciale. Una fortuna nel settore dei fertilizzanti stimata dall’edizione russa di Forbes in oltre 25 miliardi di dollari, Melnichenko è cittadino degli Emirati Arabi Uniti dal 2021 e qui è riuscito a trasferire il suo yacht da 300 milioni di dollari. Un secondo panfilo da 600 milioni di dollari, la Sailing Yacht A, è stato sequestrato dalle autorità italiane a Trieste.
“Per come la vedo io, sì”. Così l’oligarca risponde al giornalista del quotidiano finanziario che gli chiedeva se si potesse definire un crimine ciò che la Russia sta commettendo in Ucraina. In seguito al colloquio avvenuto in un ristorante di Dubai, Melnichenko ha ricontattato il giornale per specificare che la sua posizione è riferita a “specifici attacchi su obiettivi civili”. A Max Seddon, corrispondente da Mosca del Financial Times, ha inoltre dichiarato che “la guerra fa venire fuori gente disprezzabile e crimini di guerra da entrambe le parti. Questo accade in tutti i conflitti. È naturale. Non importa chi abbia cominciato”.
L’oligarca ammette che il conflitto in Ucraina l’ha colto di sorpresa. Si era recato a Mosca per quello che pensava sarebbe stato un incontro di routine al Cremlino per l’associazione di imprenditori e industriali russi. Non si aspettava quindi di partecipare ad un meeting in cui Putin avrebbe comunicato di esser stato costretto a lanciare un’operazione militare per la quale chiedeva il sostegno di tutti gli esponenti dell’élite del Paese.
Se molti degli uomini d’affari accolsero con disperazione il discorso del presidente intuendo che avrebbero subito un devastante contraccolpo economico, Melnichenko affronta la nuova situazione con un approccio quasi stoico. L’oligarca evoca addirittura più volte le parole del direttore della Cia William Burns secondo il quale il mondo attraversa un “momento plastico” che non si vedeva dalla fine della Guerra fredda.
Melnichenko non aveva previsto neanche la reazione delle istituzioni occidentali all’aggressione russa contro l’Ucraina sotto la forma di sanzioni contro di lui ed il resto della classe economica del suo Paese. “Non costruisco armi. Fornisco cibo e energia per aziende in tutto il mondo. Non sono coinvolto nella politica” dichiara l’oligarca aggiungendo che “se stai provocando un danno a milioni di persone che non hanno niente a che fare con il conflitto sei un criminale di guerra”.
Il miliardario russo si muove in generale su una linea più ambigua e ricca di sfumature rispetto a quella ufficiale propagandata dal regime di Mosca. “La responsabilità è collettiva. Le persone che hanno cercato di fermare lo scoppio delle ostilità non hanno fatto il loro lavoro”, dichiara tirando in ballo la Cia per aver desecretato i piani di invasione di Putin senza impedire comunque la guerra e il presidente ucraino Volodymyr Zelenskya per aver provocato il suo “forte e aggressivo vicino”.
Secondo Oleg Tinkov, l’unico tycoon russo che ha osato opporsi apertamente alla guerra, Melnichenko “odia Putin”. Non confermando queste accuse l’oligarca però sostiene che le conseguenze a lungo termine del conflitto si faranno sentire ben oltre l’Ucraina e commenta preoccupato che “c’è un limite entro il quale la propaganda può portare la gente alla distruzione. Le persone si stancano e vogliono andare avanti. I leaders cominciano a perdere la popolarità”.
L’uomo più ricco di Russia conclude l’intervista al Financial Times affermando che “non ha senso parlare del bene e del male (…). Se state cercando nelle mie parole un giudizio su una delle due parti vi sbagliate. Tutti quelli che hanno portato a questo sono colpevoli”. La presa di posizione di Melnichenko è ben lontana dalla vulgata del Cremlino che incolpa l’Ucraina, l’Occidente e la Nato per lo scoppio della guerra e difficilmente passerà inosservata allo zar.