Una rete di sabotatori ferroviari bielorussi ha contributo a compromettere l’attacco della Russia contro Kiev nei primissimi giorni del conflitto. A dire il vero in questo commando inaspettato c’erano anche hacker e forze di sicurezza – sempre bielorusse – dissidenti. Tutti insieme, ciascuno secondo le proprie capacità, sarebbero riusciti a devastare le linee di rifornimento delle forze del Cremlino. La rivelazione è stata fornita dal Washington Post, che è tornato allo scorso 24 febbraio e alle settimane subito successive.
Nelle intenzioni dei russi pare ci fosse la volontà di attraversare il confine tra Bielorussia e Ucraina per sferrare un assalto fulmineo alla capitale ucraina. Per agevolare la missione, gli uomini di Vladimir Putin avrebbero voluto e dovuto fare affidamento all’ampia rete ferroviaria della regione per ricevere rifornimenti e rinforzi.
Ebbene, se ricordiamo le cronache di quel delicatissimo periodo, sembrava che l’esercito russo fosse maledettamente disorganizzato e incapace di far fronte all’obiettivo. In un primo momento si è pensato che gli ucraini avessero dato vita ad una resistenza sfrenata, condita di coraggio e patriottismo, poi i riflettori sono stati puntati sulla presunta, sciagurata catena di comando dell’armata di Mosca. Nessuno riusciva a capire per quale motivo un esercito del genere, quello della Federazione Russa, non fosse riuscito nel suo intento.
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La rete di sabotatori
A quanto pare i russi non avevano tenuto conto dei sabotatori ferroviari della Bielorussia. Una rete clandestina di ferrovieri, hacker e forze di sicurezza dissidenti sarebbe entrata in azione per disabilitare o interrompere i collegamenti ferroviari che collegano la Russia all’Ucraina attraverso la Bielorussia, devastando le linee di rifornimento sulle quali avrebbe dovuto fare affidamento il Cremlino.
È vero che, con il senno di poi, la strenua resistenza ucraina unita agli errori tattici da parte di esercito russo mal preparato sono stati sufficienti a contrastare i piani della Russia, è bastata a distruggere il piano di Mosca. Ma è altrettanto vero che i sabotatori delle ferrovie bielorusse possono rivendicare di aver avuto un ruolo ombra nell’alimentare il caos logistico che ha travolto i militari del Cremlino. Il risultato? Truppe bloccate in prima linea senza cibo, munizioni e carburante. Il tutto pochi giorni dopo l’offensiva iniziale.
Aiuto inaspettato
Il capo delle ferrovie ucraine, Alexander Kamyshin, da tempo finito nel mirino del Cremlino, ha ringraziato i sabotatori bielorussi: “Sono persone coraggiose e oneste che ci hanno aiutato”. In che modo? Sferrando attacchi tanto semplici quanto efficaci, che hanno preso di mira gli armadi di controllo del segnale essenziali per il funzionamento delle ferrovie. Per giorni e giorni, il movimento dei treni è stato paralizzato, costringendo i russi a tentare di rifornire le loro truppe su strada.
È per questa ragione, in sostanza, che il famigerato convoglio militare di 40 miglia a nord di Kiev è rimasto immobile per giorni. Quanto del caos possa essere attribuito al sabotaggio e quanto alla scarsa pianificazione logistica da parte dei russi è difficile da dire.
Certo è che, considerata la dipendenza russa dai treni, la manovra dei sabotatori bielorussi ha contribuito ad accentuare i problemi riscontrati dal Cremlino nel nord dell’Ucraina. Gli attacchi bielorussi, va da sé, hanno anche fatto guadagnare tempo alle truppe ucraine per formulare una risposta efficace. Non sono stati forniti dettagli più specifici sugli attacchi.
Sappiamo soltanto che sono stati coinvolti tre gruppi principali, che rappresentano i lavoratori delle ferrovie, i disertori delle forze di sicurezza e gli specialisti informatici, ha affermato il tenente colonnello Alexander Azarov, un ex funzionario della sicurezza che vive a Varsavia e che dirige il gruppo delle forze di sicurezza chiamato Bypol.