Evitare che i russi possano ampliare il loro raggio d’azione conquistando nuovi territori e neutralizzare, o quanto meno limitare, il tritacarne del Cremlino, ovvero la temibile artiglieria al servizio di Mosca. Al tempo stesso massimizzare il più possibile la controffensiva lanciata nella regione di Kherson, cercando in tutti i modi di assestare un colpo decisivo agli uomini di Vladimir Putin. L’Ucraina ha appena inaugurato un nuovo capitolo della guerra. Non sappiamo se sortirà gli effetti sperati, ma sappiamo che l’operazione annunciata da Kiev si sta svolgendo secondo due direttive parallele.

Da un lato capitalizzando al meglio il vantaggio di poter contare sulle armi ricevute dalle potenze occidentali, come ad esempio gli Himars, capaci di colpire le linee nemiche in profondità. Dall’altro lato affidandosi ai numerosi agenti in incognito rimasti in silenzio, ma vigili e in attesa di ordini, nelle città occupate dai russi. Questo binomio, armi occidentali e “cellule dormienti”, nelle intenzioni di Kiev dovrebbe fiaccare le forze del Cremlino per almeno due ragioni.

Intanto perché nel fronte meridionale, a Kherson appunto, i russi potrebbero essere con l’acqua alla gola. Usiamo il condizionale, anche se, in uno dei suoi ultimi aggiornamenti, l’intelligence britannica ha scritto che la maggior parte delle unità di Mosca presenti nella regione di Kherson si trova probabilmente a corto di uomini e spera di affidarsi su fragili linee di rifornimento tramite traghetti e ponti sul fiume Dnipro.

La 49ma Armata congiunta del distretto militare meridionale (Smd), ha aggiunto Londra, è stata rafforzata con uomini della 35ma Armata congiunta del distretto militare orientale (Emd). Questo ci porta alla seconda ragione: la controffensiva ucraina a sud potrebbe costringere la Federazione Russa a scoprirsi sul lato orientale, spostando materiale umano e militare a Kherson e dintorni. Dove, appunto, si sta consumando la reazione di Kiev.



Seminare il caos

Gli Himars, da soli, non bastano però a sbaragliare le difese russe. Certo, l’arrivo dei lanciamissili guidati made in Usa ha esteso la portata di tiro dell’esercito ucraino fino a 80 chilometri dietro le linee del fronte nemico. Eppure, per seminare il caos dietro le quinte di Mosca, serviva ben altro. Ecco che, allora, Kiev ha riattivato i suoi agenti sparpagliati nei territori ucraini conquistati dal Cremlino.

Negli ultimi mesi, ha ricordato il Financial Times, i militari russi li cercavano casa per casa, cercando nel corpo di tutti gli uomini tatuaggi che identificassero ex soldati e potenziali leader della resistenza ucraina. Molti di loro sono stati catturati, anche grazie all’apporto di collaboratori locali. Ma altri sono sopravvisuti e adesso sono parte integrante della nuova strategia pensata dall’esercito di Kiev. Che, in sostanza, sta cercando di bypassare la prima linea russa per colpire i nemici dall’interno, seminando incertezze e caos.

Pare che la rete dei partigiani ucraini sia stata attivata alla fine di luglio, proprio mentre le forze speciali d’élite ucraine stavano intensificando le proprie missioni nei territori occupati, utilizzando anche droni armati. I primi risultati raggiunti farebbero ben sperare Kiev, visto che i recenti attacchi ucraini avrebbero costretto i russi a spendere tempo e risorse preziose per difendere le loro basi dall’interno, rallentando la loro capacità di concentrare i rifornimenti per operazioni dislocate oltre il fronte. Due esempi emblematici: la recente distruzione di una base aerea russa in Crimea, accompagnata da varie esplosioni nella stessa penisola, e un’esplosione che ha squartato un importante ponte ferroviario a Melitopol.

I jolly di Kiev

Mentre a nord gli ucraini usano droni civili per perquisire le unità di artiglieria russe, nel sud Kiev è solita inviare squadre di cecchini, formate da due persone, in missioni di una settimana nella cosiddetta terra di nessuno che separa i territori controllati dai due contendenti. La loro missione consiste nell’eliminare alti comandanti militari. “Si tratta di un lavoro molto difficile, molto lento, molto pericoloso. Ma questi uomini stanno inseguendo obiettivi di alto valore. Anche un solo successo sarebbe grandiosi”, ha spiegato un ufficiale ucraino al FT. In alcune città, come ad esempio Melitopol, i partigiani hanno invece agito provocando una serie di piccole esplosioni, compreso il bombardamento di un’auto guidata da un collaboratore ucraino

In attesa di capire cosa accadrà da qui alle prossime settimane, le contromosse ucraine starebbero quanto meno cogliendo di sorpresa Mosca. In Crimea le agenzie di stampa russe hanno riferito che il comandante della flotta del Mar Nero è stato sostituito in seguito all’assalto alla base aerea di Saki. In ogni caso è difficile dire se gli sforzi di Kiev abbiano realmente indebolito le capacità militari russe. Per ottenere un impatto significativo, l’Ucraina dovrebbe sostenere queste attività per altre spossanti settimane. E potrebbe addirittura non bastare. Anche perché Mosca ha spostato i suoi depositi di munizioni e centri di comando lontano dalla prima linea, e continuato ad usare l’artiglieria per indebolire le posizioni rivali. Una mossa che, fino ad oggi, ha consentito alla Russia di assumere il controllo di un quinto del territorio ucraino.

Riflettori sul fronte meridionale

Ma per capire cosa sta accadendo sul fronte meridionale dell’Ucraina è interessante ascoltare le parole di Vladimir Leontiev, capo dell’amministrazione russa della regione. La situazione nell’area di Kherson è “tesa” e ci sono stati “circa 15” attacchi missilistici negli ultimi due giorni sulla città, ha sostenuto Leontiev. “Ci sono stati non singoli attacchi, ma una serie di raid. Probabilmente circa un centinaio di missili in totale hanno colpito la città”, ha aggiunto, citato dalla Tass.

Facciamo un piccolo passo indietro. Secondo quanto riferito dal think tank Institute for the Study of War (ISW), le forze ucraine avrebbero iniziatio la loro controffensiva nell’area di Kherson il 29 agosto, dopo aver gravemente interrotto le linee di comunicazione di terra russe. La portavoce del comando operativo meridionale, Nataliya Gumenyuk, ha affermato che le forze ucraine “hanno iniziato azioni controffensive in molte direzioni” e hanno sfondato la prima linea di difesa in un’area non specificata.

Tra il 28-29 agosto, funzionari ucraini e russi hanno inoltre chiesto ai civili locali di evacuare o cercare rifugio nella parte occidentale dell’oblast di Kherson. Il Ministero della Difesa russo ha tuttavia affermato la sera del 29 agosto che la controffensiva ucraina è stata uno sforzo limitato e fallito. Mosca ha quindi rilanciato la sua versione, dichiarando che le forze ucraine hanno subito pesanti perdite. Fatto sta che tutti i riflettori sono puntati proprio su Kherson.

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