Guerra /

Venerdì 25 agosto, il generale Mark Milley, capo di Stato maggiore della Difesa Usa, ha affermato in un’intervista alla televisione giordana al-Mamlaka che gli ucraini hanno “penetrato la prima linea di difesa russa”. Il generale stava molto probabilmente riferendosi ai progressi effettuati dall’esercito di Kiev lungo il fronte meridionale, in particolare in un preciso settore: quello di Robotyne, cittadina situata lungo la direttrice Tokmak-Melitopol.

Milley, durante l’intervista, ancora una volta ha ammesso che la controffensiva ucraina si è mossa a un ritmo più lento del previsto (l’inizio delle operazioni risale alla prima settimana di giugno) e ha affermato che è ancora troppo presto per poterla definire un successo o un fallimento, definendo lo sforzo ucraino “molto sanguinoso, lento, lungo e difficile”.

Le dichiarazioni del capo di Stato maggiore della Difesa statunitense hanno più il sapore della politica che quello della novità tattica: Robotyne, dove si combatte almeno dal 14 agosto, si trova già al di là della prima linea di difesa russa.

La cittadina è ora stata riconquistata dalle forze ucraine che stanno cercando di consolidare le posizioni allargando il piccolo saliente generato, ma l’annuncio del generale è ascrivibile alla volontà di calmare gli allarmismi generati dalle indiscrezioni dell’intelligence Usa, che qualche giorno fa aveva ammesso che la controffensiva di Kiev non è in grado di raggiungere la città strategica di Melitopol, risolvendosi quindi in un fallimento strategico.

I nuovi obiettivi delle forze di Kiev

Tornando al complesso delle operazioni sul fronte meridionale, dove l’esercito ucraino dimostra più capacità di manovra per via del maggior numero di unità di riserva schierate, si registrano avanzamenti nelle direzioni di Novoprokopivka, Mala Tokmachka, la già citata Robotyne e Ocheretuvate tutte località situate tra i 10 e i 25 chilometri in un arco a sud di Orikhiv. Gli ucraini sono avanzati a Urozhaine (9 chilometri a sud di Velyka Novoselivka) in direzione di Berdyansk, città portuale sul Mare d’Azov.

Nell’area di Robotyne esiste un sistema di trincee russe, rifugi e tunnel sotterranei di breve lunghezza interconnessi che consentono di spostare personale, armi e munizioni da diverse posizioni tattiche lungo il fronte. Questa prima linea difensiva vede anche la presenza di fossati anticarro e campi minati che si estendono nei terreni davanti e tra questi livelli interconnessi di posizioni difensive. Si ritiene che le aree vicine alla prossima serie di posizioni difensive russe potrebbero essere minate meno pesantemente rispetto a quelle della prima linea, per dare alle forze russe che operano a nord di queste posizioni la possibilità di ritirarsi.

Attualmente, gli avanzamenti pagati a caro prezzo dagli ucraini, li stanno portando in prossimità della successiva linea difensiva russa che sembra comprendere una serie relativamente più contigua di fossati e ostacoli anticarro a denti di drago con trincee e bunker alle loro spalle.

Mosca asserragliata

La disposizione, natura ed equipaggiamento delle posizioni difensive russe è però non del tutto chiara, inoltre risulta che la Russia abbia spostato riserve nel settore meridionale del fronte facendo giungere elementi della 76a Divisione d’assalto aereo delle Guardie (Vdv – Vozdushno-Desantnye Vojska) dall’area di Kreminna, nell’oblast di Luhansk, e stanno anche ridistribuendo unità non specificate dalla zona di Kherson, dove attualmente l’esercito russo è riuscito a respingere gli assalti ucraini oltre il fiume Dnipro pur restando impegnato in sporadici scontri a fuoco.

Le forze russe hanno impegnato una notevole quantità di materiale e manodopera per mantenere le posizioni difensive che l’esercito ucraino sta lentamente penetrando tra Robotyne e Urozhaine. Qui, a sud di Velyka Novoselivka, gli ucraini stanno cercando di conquistare le alture ai lati della direttrice di avanzata anche per cercare di interrompere le linee russe di comunicazione avanzate che corrono est-ovest lungo il fronte.

Non è chiaro se l’esercito di Mosca, che ha preferito lasciare l’iniziativa tattica in questo settore del fronte agli ucraini ponendosi sulla difensiva, sarà capace di mantenere questo vantaggio se non può impegnare lo stesso livello di risorse e personale nei successivi livelli di difesa, tuttavia la seconda linea, ma soprattutto la terza, porrà una sfida notevole all’esercito di Kiev: se, infatti, gli ucraini hanno impiegato più di due mesi per sfondare la prima linea, che come sappiamo è occupata principalmente da personale di secondo/terzo ordine mobilitato (i “mobik”), è ragionevole supporre che nelle prossime linee, occupate da unità meglio addestrate ed equipaggiate – anche con reparti corazzati che sinora si sono visti sporadicamente – incontreranno una resistenza molto più accanita.

Sappiamo che un attaccante, per avere successo, dovrebbe ottenere una superiorità numerica di 3:1, e sappiamo che l’Ucraina ha deliberatamente optato per una controffensiva “force oriented” piuttosto che “terrain oriented”, quindi concentrandosi sul logoramento del nemico invece di concentrare uomini e mezzi per ottenere un guadagno territoriale, pertanto il rischio è che il vantaggio numerico si assottigli (o semplicemente non ci sia mai stato) nel corso del conflitto, con conseguente prolungamento temporale dello stesso.

È pur vero che la Russia ha perso la schiacciante superiorità nelle artiglierie – grazie alla precisione del fuoco di controbatteria ucraino – ma da parte russa si può contare sul supporto aereo dato sia dalla componente ad ala fissa sia da quella ad ala rotante. Quest’ultima, in particolare, è usata in modo continuo e con risultati generalmente soddisfacenti, sebbene questa stessa intensa attività di volo stia logorando personale e macchine.

Capiamo quindi perché il governo di Kiev abbia spinto molto per ottenere i cacciabombardieri, che comunque non arriveranno prima del 2024 e che solo a fine di quell’anno saranno in numero idoneo per poter avere un qualche peso in operazioni terrestri in ogni caso non di ampio respiro (ammesso che non vengano pesantemente contrastati dalle forze aerospaziali russe).

I possibili scenari

Ora che abbiamo qualche dato in più possiamo provare a trarre qualche considerazione: stante l’attuale situazione, il conflitto sarà ancora molto lungo e molto probabilmente la controffensiva si arenerà ben prima di aver raggiunto i suoi obiettivi strategici.

Se è vero che all’esercito ucraino non serve raggiungere le coste del Mare d’Azov per tagliare le linee di rifornimento tra la Crimea e il territorio della Federazione russa in quanto basta avanzare ancora di 15/20 chilometri per poterle bersagliare con l’artiglieria (a razzo), è anche vero che per ottenere un cessate il fuoco da posizioni di forza occorre raggiungere un obiettivo politico, che è proprio quello di tagliare quell’istmo di terra occupata dai russi.

Cosa può fare l’Ucraina

Sempre in merito alla medesima questione, facciamo ora qualche precisione di ordine tattico/militare chiarificatrice.

Gran parte delle linee di comunicazione principali sono a ridosso del Mare di Azov: l’autostrada M14, nel tratto tra Manhush (non lontano da Mariupol) e Pryazovske (vicino a Melitopol) è a una distanza massima dal mare di 15 chilometri (tra gli 80 e i 90 da Robotyne, ad esempio). Quindi per poterla mettere sotto tiro non solo dei sistemi Mlrs (Multiple Launch Rocket System) più a lungo raggio come gli Himars o gli M-270, ma anche di obici di artiglieria, è necessario avanzare di almeno altri 50 chilometri, il che significa arrivare nei pressi di Melitopol, per dare un’idea delle distanze geografiche.

Solo un costante e intenso tiro di artiglieria, dato da Mlrs e obici potrebbe infatti disarticolare e financo interrompere quest’arteria di comunicazione russa, che invece, venendo bersagliata da sistemi a razzo, vedrebbe il suo traffico solamente ridotto di volume ma non interrotto, col risultato di venire così ammortizzato dai trasporti via mare.

Questa tattica di cercare di interrompere le vie di comunicazione – qualcosa che l’Ucraina sta cercando di fare da tempo – diventa pagante per una rapida risoluzione del conflitto solo se effettuata con bombardamenti intensi e precisi, presupponendo che la parte avversa non ponga in essere una campagna di distruzione delle risorse messe in campo per lo scopo.

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