La Nato studia il presente e il futuro della guerra. Un complesso e approfondito studio sulle tendenze dal 2023 al 2043 (NATO Science and Technology Organization’s 2023-2043 Trends Report, vol. 1 e vol. 2) analizza quello che sta avvenendo nel campo scientifico e industriale collegato al mondo della difesa. Non si tratta, come specificato nei documenti, di un parere ufficiali dell’Alleanza Atlantica, ma di studi che analizzano le varie tendenze e “fornisce consigli ponderati alla leadership della Nato e delle nazioni su questioni scientifiche e tecnologiche significative“. Tuttavia, il fatto che a dare risalto al rapporto sia stato il segretario generale delegato dell’Alleanza, Mircea Geoană, ovvero il vice di Jens Stoltenberg, indica l’importanza di questo studio anche in rapporto alle prossime sfide del blocco euroamericano. Geoană, parlando a Bruxelles, ha spiegato che le nuove tecnologie stanno “trasformando il modo in cui le guerre vengono combattute e vinte”. E tutto questo conferma che gli sviluppi scientifici incidono sia a livello tattico che strategico, potendo cambiare radicalmente la lotta tra potenze.

Come sintetizzato da Mattia Bernardo Bagnoli su Ansa, il report si focalizza in particolare su dieci aree: “AI, robotica e sistemi autonomi, biotecnologia e bioingegneria, big data, elettronica ed elettromagnetica, energia e propulsione, ipersonica, nuovi materiali e manifattura d’avanguardia, tecnologie quantistiche e tecnologie spaziali”. Non si tratta solo di comprendere gli sviluppi di queste tecnologie – che in ogni caso confermano il fatto che l’umanità stia entrando in una complessa e ancora indefinita rivoluzione industriale – ma anche di capire come esse possono ormai entrare in contatto tra loro e soprattutto coesistere con l’essere umano.

Si tratta di tecnologie che interagiscono fra esse per supportarsi a vicenda, ma soprattutto che iniziano ormai a essere parte integrante non solo dell’attività umana, ma dello stesso essere umano. Gli sviluppi della biotecnologia così come l’interazione tra intelligenza artificiale e cervello umano fino alle implicazioni psicologiche dell’uso di alcune tecniche manipolatorie sono solo gli esempi più eclatanti, ma quello che scaturisce da questo rapporto è che l’uomo si trova di fronte a un campo potenzialmente sterminato di nuove scoperte e nuove tecnologie in grado di modificare in modo anche radicale gli equilibri sociali e geopolitici.

Il punto di osservazione della Nato, in questo caso, non è solo quello eminentemente tecnologico, ma anche etico. Il dubbio, infatti, non riguarda più soltanto la corsa al raggiungimento di un determinato standard scientifico, ma anche le implicazioni che tutto questo può avere sul piano del rapporto tra queste nuove scoperte e la vita dell’uomo. Dubbi etici che diventano, come spiegato da Ansa, anche punti interrogativi di carattere politico. Ci si chiede infatti come si possa fronteggiare una superpotenza in grado di gestire queste nuove tecnologie senza che essa utilizzi i medesimi standard etici che potrebbe adottare il rivale, in particolare l’Occidente.

Se infatti alcune armi rientrano perfettamente nella logica della modernizzazione delle forze armate, per quanto di carattere al momento quasi cinematografico, su altre frontiere, ad esempio il potenziamento dell’essere umano attraverso la biotecnologia, il dubbio è che ci possa trovare di fronte a una competizione tra standard completamente diversi rispetto alla percezione dell’umanità. E questo non può che comportare anche delle domande su fino a che punto la tecnica possa modificare l’apparato umano per renderlo sempre più completo e “indistruttibile” sul campo di battaglia.

Non significa ovviamente che questi sviluppi li vedremo compiuti tutti insieme e in modo repentino da qui al 2043. Lo studio, come ogni analisi di questo genera, approfondisce le tendenze, che potranno dunque subire variazione in senso positivo come negativo. Il tema però è comprendere come parallelamente alla percezione della guerra “tradizionale” che abbiamo con l’esplosione del conflitto in Ucraina, esistono una serie di sviluppi in senso completamente diverso, che puntano su tecnologie all’avanguardia e che al momento appaiono quasi fantascientifiche (se non distopiche).

Da un lato le armi laser, satelliti in grado di distruggere obiettivi con un raggio di pochi centimetri, esoscheletri, interventi sul Dna dei soldati, calcoli quantistici, missili ipersonici. Dall’altro lato, i militari che combattono nel fango delle trincee, i carri, i cingolati, l’assenza di munizioni, i vecchi Mig sovietici richiesti per fermare i caccia russi, le bombe che cadono sulle case dei civili, i grandi nodi della logistica. Tutto questo non rappresenta necessariamente una contraddizione: siamo solo agli inizi di una enorme rivoluzione tecnologica e scientifica che si colloca inevitabilmente nella lotta tra potenze e superpotenze. La Nato, così come Cina e Russia, si porta però avanti, iniziando a comprendere le tendenze di questa nuova corsa dove inevitabilmente rientrano anche i grandi colossi privati della tecnologia. Vere e proprie potenze scientifiche che non a caso, da qualche tempo, chiedono un freno ad alcune tecniche ancora troppo conosciute ma in grado di cambiare la vita dell’umanità.

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