Secondo quanto riferito dall’agenzia stampa tedesca Dpa, la Nato, a livello informale, non intende cedere all’Ucraina armamenti pesanti di fabbricazione occidentale.
Sembra che la motivazione di questa decisione non ufficiale risieda nella considerazione che la cessione di carri armati, veicoli da combattimento per la fanteria e cacciabombardieri costruiti dall’Occidente potrebbe generare un inasprimento della tensione con la Russia, portando, in prospettiva, a un coinvolgimento diretto dei Paesi dell’Alleanza nel conflitto in corso in Ucraina.
Secondo Analisi Difesa sarebbe questa la motivazione per la quale i MiG-29 polacchi non sarebbero stati ceduti a Kiev, ma, come abbiamo avuto modo di dire quando si parlava della possibile cessione dei caccia, esistono motivazioni anche di carattere logistico non indifferenti.
Sulla notizia, però, si è sollevato un piccolo giallo: la decisione non è stata mai resa ufficiale, ma soprattutto sappiamo che la tipologia di armi da spedire all’Ucraina viene decisa unilateralmente dai Paesi membri dell’Alleanza.
Per cercare di chiarire meglio questa posizione è intervenuta Siemtje Moeller (Spd), che è stata sottosegretaria di Stato parlamentare al ministero della Difesa dal cambio di governo e sta attualmente sostituendo il ministro Christine Lambrecht. In un’intervista a Berlin Direct, la Moeller ha affermato che si tratta di “una posizione unificata, non solo nel governo federale ma anche all’interno delle nazioni occidentali, quella di non fornire veicoli da combattimento di fanteria o carri armati di fabbricazione occidentale”.
Il segretario di Stato afferma che anche un cambiamento della politica dell’Alleanza dovrebbe essere “coordinato all’interno del Consiglio atlantico della Nato”, ma fino ad ora si parla solo di un accordo informale tra i Paesi membri e il fatto che sino a ora ci sia stato un tacito assenso in questa direzione potrebbe significare che tutti i partner, o almeno la maggioranza di essi, la vedano allo stesso modo. Parrebbe così sfumare la possibilità che proprio la Germania invii Mbt (Main Battle Tank) tipo Leopard 1A5, Ifv tipo Marder, corazzati antiaerei Gepard e obici semoventi Pzh 2000, questi ultimi considerati “in partenza” anche dall’Olanda.
Se andiamo a vedere la lista degli armamenti pesanti che i Paesi occidentali (e non) intendono inviare all’Ucraina per sostenerla nel suo sforzo di contrastare l’invasione russa, possiamo però notare che la stragrande maggioranza di essi non è stata ancora consegnata. In dettaglio possiamo notare che i 299 corazzati M113 promessi (da Usa, Uk, Danimarca, Australia e Lituania) non sono ancora stati inviati, e lo stesso accade per i 40 Afv britannici tipo Cvr(T), per i 25 Apc danesi Piranha e per i 35 portoghesi Spartan, per i Mine-Resistant Ambush Protected (Mrap) britannici Wolfhound e Mastiff insieme agli Husky (veicolo di trasporto per la fanteria) e a tutta una serie di pezzi di artiglieria (semovente o trainata) che comprende M-114, M-109 e i già citati Pzh. Sostanzialmente, quindi, in Ucraina sono arrivati, per quanto riguarda gli armamenti pesanti di fabbricazione occidentale, solamente gli obici M-777 insieme agli Fh-70, i semoventi di artiglieria Caesar francesi, i veicoli Bushmaster australiani, i Mamba lituani e gli Uro Vamtac spagnoli, oltre, ovviamente, a centinaia di Humvee statunitensi.
Da questa lista abbiamo escluso gli Mbt tipo T-72 provenienti da Polonia e Repubblica Ceca che risultano consegnati (o in consegna) insieme a tutta una serie di veicoli corazzati per la fanteria e obici semoventi di fabbricazione sovietica che erano ancora presenti negli arsenali dei Paesi Nato che facevano un tempo parte del Patto di Varsavia: tra di essi gli Afv Bvp-1, Bwp-1 e Pbv 501A e i semoventi di artiglieria 2S1 Gvozdika e i Mlrs (Multiple Launch Rocket System) Bm 21 Grad. Da parte della Repubblica Ceca sono giunti anche gli Mlrs Rm-70 e l’autocannone ShKH vz. 77 Dana.
Il timore per l’invio di armamenti pesanti occidentali, sebbene di vecchia concezione se non del tutto obsoleti, a nostro avviso è anche che possano finire in mano russa, e comunque, come abbiamo sempre affermato, richiedono uno specifico addestramento per il personale ucraino che non può essere svolto in pochi giorni come avviene per l’utilizzo di un obice di artiglieria o un missile anticarro. Se consideriamo poi i cacciabombardieri, la questione da questo punto di vista è ancora più complicata e pertanto riteniamo, a buon diritto, che non vedremo mai caccia occidentali prendere parte al conflitto con ai comandi piloti ucraini.
I Paesi della Nato, o meglio la maggior parte di essi più geograficamente “a occidente”, sembrano faticare a inviare armamenti pesanti all’Ucraina, probabilmente non solo per il timore di un inasprimento e allargamento del conflitto, ma anche per questioni legate ai legami economici/commerciali tra l’Europa e la Russia. L’Alleanza sembra quindi ancora una volta spaccata, coi suoi membri più orientali, come la Polonia o la Repubblica Ceca, che hanno dimostrato di essere molto più solerti nell’invio di armamenti a Kiev, per questioni anche legate a sentimenti russofobici – particolarmente presenti in Polonia per questioni storiche – e per considerazioni di carattere strategico: aiutare gli Stati Uniti a indebolire la Russia in modo che Washington possa concentrarsi nell’Indopacifico, avrà sicuramente un ritorno “politico” da parte statunitense e ne accrescerà il peso all’interno dell’Alleanza. Un caso particolare è quello della Romania, che non risulta particolarmente coinvolta in questo meccanismo proprio dei Paesi più orientali della Nato: a oggi risulta che Bucarest abbia inviato solo elmetti, giubbotti antiproiettile, munizioni e altro equipaggiamento non letale.