La pace siglata tra Russia e Turchia su Idlib è ancora in piedi nonostante diversi momenti di tensione avessero fatto presagire una imminente ripresa dei combattimenti tra le due potenze regionali e i loro affiliati. Nonostante ciò, la regione nord-occidentale della Siria non può certo essere definita una zona tranquilla (o sicura) e di recente è diventata teatro di scontro tra qaedisti ed ex qaedisti supportati dalla Turchia.

Gli arresti

Negli ultimi giorni si sono registrati alcuni scontri tra i combattenti di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) e alcuni gruppi qaedisti nati a seguito della defezione di alcuni membri dello stesso HTS nella zona occidentale della provincia. La battaglia ha interessato principalmente i miliziani di Hayat e di Hurras al-Deen, considerati gli affiliati più importanti di al-Qaeda nella provincia. Ma a destare particolare attenzione sono soprattutto gli arresti portati avanti da HTS per minare la stabilità degli altri gruppi jihadisti sorti nella regione e preservare così il controllo su Idlib, sempre più minacciato da forze qaediste e straniere. I miliziani di Hayat sono infatti riusciti a fermare Abu Malek al-Tali, il britannico Tauqir Sharif e Abu Saleh al-Uzbeki. Il primo era un membro di alto rango dello stesso HTS, la cui defezione a inizio aprile aveva portato alla luce le divergenze interne al gruppo circa l’accettazione della tregua firmata tra Russia e Turchia. Al-Tali aveva espresso la sua opposizione e aveva quindi deciso di lasciare il gruppo per fondare una nuova milizia che continuasse a combattere contro ogni tipo di occupazione straniera sul territorio. Abu Muhammad al-Jolani, leader di HTS, aveva cercato di riportare al-Tani all’interno del gruppo, ma senza successo. La defezione del comandante – noto per il rapimento di alcune suore a Maalula nel 2013 – è stata un duro colpo per l’organizzazione di al-Jolani. Tauriq Sharif, invece, è stato spesso presentato come un semplice operatore umanitario della Live Updates From Syria (LUFS), ma si sospetta che l’uomo abbia in realtà rapporti ben poco limpidi con alcune organizzazioni jihadiste di Idlib. Abu Saleh al-Uzbeki è invece accusato di essere il responsabile dell’attentato che nel 2017 interessò la città di San Pietroburgo. I tre uomini, secondo quanto riportato da Middle East Eye, saranno giudicati Partito islamico del Turkistan, sulla base di un accordo raggiunto tra HTS e i gruppi di opposizione e il loro arresto è un chiaro segnale a chiunque osi minacciare l’egemonia del gruppo di al-Jolani.

Il ruolo della Turchia

A pesare nella guerra intestina tra HTS e le fazioni qaediste è soprattutto la Turchia. Hayat – inizialmente una derivazione di al-Nusra in Siria – è cooptato da Ankara, per cui ha sempre rispettato la tregua raggiunta tra Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin per la gestione di Idlib e protegge gli interessi turchi nella regione. Hurras al-Deen e le altre fazioni che si oppongono all’egemonia di HTS sono invece contrarie all’accordo russo-turco e minacciano quindi gli interessi di Ankara nella zona nord-occidentale della Siria. La Turchia non può permettere che questi nuovi gruppi qaedisti prendano il sopravvento a Idlib o rischierebbe di perdere il controllo dell’area, vedendo quindi vanificati gli sforzi condotti fino ad oggi per consolidare la propria presa sulla fascia di confine. Per la Turchia è infatti importante poter contare su una forza alleata all’interno della regione da usare non solo per rendere “sicura” l’area, ma anche come leva nelle trattative con la Russia e la Siria e contenerne l’avanzata. Da tempo infatti le forze russe e governative si preparano alla ripresa dei combattimenti lungo l’autostrada M4, diventata una vera e propria linea di confine che separa le truppe di Damasco e Mosca da quelle di Ankara.

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