Sembra uno stupido gioco di parole, ma non è un caso né un segreto che Israele stia conducendo da oltre quarant’anni una guerra segreta in Medio Oriente. Una guerra che, in virtù della dura linea politica che Tel Aviv ha sempre mantenuto nei confronti dei suoi nemici, ha coinvolto e continuerà a coinvolgere la vicina Siria già martirizzata da un’interminabile guerra civile.

Questa guerra segreta – mai confermata né smentita – è stata basata su frequenti raid aerei, eliminazioni mirate, schieramenti tattici nelle contese alture del Golan, e, ovviamente, sull’infiltrazione di spie; le quali, in perenne contatto con l’intelligence di Gerusalemme, hanno raccolto tutte le informazioni utili per colpire i target con ogni arma a disposizione. Si trattasse di bombe intelligenti, missili da crociera, o sabotaggi pianificate ad arte.

Non è un segreto infatti che negli ultimi anni la Forza aerea israeliana abbia violato in continuazione lo spazio aereo siriano (come e quello giordano e quello libanese, ndr), mostrando la sua consueta spregiudicatezza nel perseguire l’ “obiettivo” che i leader politici e i vertici militari israeliani non hanno mai tenuto nascosto: distruggere ogni linea di approvvigionamento e ogni cellula di Hezbollah che potesse rappresentare una seria minaccia per Israele. È altrettanto noto infatti, che l’organizzazione paramilitare islamista sia proliferata in tutta la “mezzaluna sciita”. Quanto che riceva armi, denaro e suggerimenti da Teheran per condurre la loro battaglia al sionismo.

Alleato fondamentale di Bashar al-Assad nel corso della guerra civile siriana, il “Partito di Dio” da sempre nemico giurato di Israele, ha proliferato nel territorio controllato da Damasco innescando la reazione di Tel Aviv che non ha mai smesso di eliminare le falangi fedeli all’Iran in tutto il Medio Oriente. Si tratti di quelle che operano all’interno della striscia di Gaza, o di quelle che sono al di là della zona cuscinetto che segna il confine siriano con quello israeliano attraverso una zona demilitarizzata (in teoria) che si trova sulle alture del Golan. Tale zona – conquistata da Israele nel 1967 e annessa nel 1981 – è sempre rimasta tra le mire dei miliziani di Hezbollah quale postazione perfetta per il lancio di droni armati o razzi su obiettivi israeliani.

L’incremento dei raid, che prima si concentravano sulle linee di rifornimento sciite che attraversano la cosiddetta “terra di nessuno” – una zona di confine dell’ aera sud-orientale del paese che viene usata “corridoio terrestre” dall’Iran per rifornire le sue cellule e i suoi affiliati in tutta la regione – negli ultimi anni si starebbero concentrati su un nuovo obiettivo che rappresenta – almeno secondo le informazioni accumulate dal Mossad – una vecchia minaccia mai sopita: l’arsenale chimico di cui sarebbe ancora in possesso l’Esercito regolare siriano.

Un arsenale considerato un tempo molto vasto, ed originariamente destinato a essere impiegato in quella che sarebbe stata una “futura guerra” contro Israele. Secondo alcuni funzionari dei servizi israeliani – informazioni riportate dal Washington Post che meritano come sempre il beneficio del dubbio – la Siria avrebbe tentando a più riprese di riavviare un programma per la produzione di agenti nervini mortali come il VX. Armi con cui potrebbe armare missili tattici a corto raggio del tipo Scud. Trovando una sorta di “deterrenza” su scala ridotta. Una minaccia questa, che Israele non potrebbe mai tollerare. E che non poteva fare altro se non finire del mirino dei cacciabombardieri che portano la Stella di davide sulle ali.

Per tale motivo i piloti dell’IAF dall’estate del 2020 in poi, hanno portato a termine una serie di raid chirurgici su siti localizzati nell’area alla periferia di Damasco e di Homs. Eliminando, tra gli altri, il profilo di alto livello che era stato messo a capo di un fatidico “laboratorio militare” siriano top-secret nel quale avrebbero operato – secondo fonti dei servizi segreti francesi – elementi dell’unità nota come Branch 450: superstiti del programma che sarebbe dovuto essere smantellato già nel 2014.

Israele ha sempre tenuto a precisare, in passato come nel presente, che l’obiettivo non è mai stata la Siria, bensì le cellule sciite addestrate e rifornite dall’Iran che trovano terreno fertile in Siria e nel resto di quella che il re di Giordania Abd Allāh ha battezzato nel 2004 come la “mezzaluna sciita“.

Come è vero che Teheran è stata in grado di sfruttare ovunque potesse quello che è a tutti gli effetti un arcipelago di comunità sciite radicate del Medio Oriente, fagocitando i suoi adepti sono schierati per contro il sionismo e l’imperialismo come fossero delle cellule armate, non può essere dubbio che lo Stato ebraico – é dunque plausibile che Israele stia continuando ad arginare – ovunque e comunque – questo fenomeno. Combattendo, oggi come in passato, un guerra “segreta” nello svolgimento delle sue operazioni, ma assolutamente “chiare” negli intenti. Che mirano a sfoltire le fila dei suoi nemici. Che essi trovino asilo in Libano, in Iraq o in Siria. Per i vertici militari di Gerusalemme, la posizione di un nemico di Israele non ha mai rappresentato alcuna differenza. Del resto un vecchio motto del Mossad affermava “Per mezzo dell’inganno faremo la Guerra”. Il tentativo di “ingannare” il mondo che non ci sia “nessuna” guerra in corso potrebbe essere ancora parte di questo approccio.

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.