La guerra a Tripoli è anche una guerra di nervi, combattuta sul filo delle provocazioni militari e mediatiche di tutte le parti in causa che porta spesso ad accuse reciproche. Tra queste, negli ultimi giorni si fanno sempre più spazio quelle relative all’uso dei droni: sia Al Sarraj che Haftar denunciano raid effettuati da velivoli senza pilota. È la guerra dei droni, conflitto nel conflitto, dove l’uso di questi mezzi sembra diventare giorno dopo giorno molto più determinante.
i droni cinesi usati dagli emiratini
La prima denuncia di bombardamenti effettuati da aerei senza pilota su Tripoli, arriva dal governo di Al Sarraj pochi giorni dopo l’avvio della campagna militare di Haftar sulla capitale libica. Secondo le milizie vicine all’esecutivo stanziato a Tripoli, alcune zone del fronte vengono colpite da missili lanciati di alcuni droni usati come supporto all’Lna, l’esercito guidato per l’appunto dal generale Haftar. Non solo le aree a sud della capitale, dove si concentrano gran parte degli scontri tra l’Lna e le milizie rimaste vicine ad Al Sarraj, ad essere prese di mira sarebbero anche alcune zone del centro vicine ai quartieri governativi.
Secondo gli uomini di Al Sarraj, i droni usati a supporto di Haftar dovrebbero essere emiratini. Del resto in Libia non sarebbe la prima volta: gli Emirati Arabi Uniti già da anni operano all’interno di una base militare nell’est del paese, quella costruita nella località di Al Khadim, e da lì usano i droni in loro possesso per supportare l’Lna soprattutto durante la battaglia di Bengasi.
I velivoli senza pilota in dotazione agli emiratini, sono di fabbricazione cinese. Su Sicurezza Internazionale, Sofia Cecinini spiega il modello di droni utilizzati dall’esercito di Abu Dhabi a supporto di Haftar: si tratta, in particolare, dei Wing Loong, sempre più diffusi soprattutto in medio oriente. La Cina ha molti acquirenti, la ristrettezza imposta dalle leggi americane all’esportazione di questi mezzi fa sì che Pechino riesca ad accaparrarsi commesse in buona parte del pianeta. Gli emiratini sono tra i clienti più storici da questo punto di vista e sono proprio i Wing Loong ad essere usati a Tripoli. Come evidenzia la stessa Cecinini, è probabile che per supportare Haftar nella capitale libica non partano da Al Khadim, considerata troppo lontana, bensì probabilmente da una base posta nelle vicinanze.
haftar contro ankara: “droni turchi contro di noi”
Ma a sua volta, è anche l’esercito guidato dal generale a denunciare l’impiego di mezzi senza pilota sui cieli della Libia. Una battaglia, quella dei droni, che è reale e mediatica e che va avanti da giorni tramite accuse reciproche. Le ultime arrivano da Ahmed Al Mismari, portavoce del generale Haftar: “Ci sono droni impiegati contro di noi – dichiara in una recente intervista a Sky News Arabic – Sono droni di fabbricazione turca. Sono le prove di come oramai la Turchia è pienamente coinvolta nel conflitto”.
Secondo i vertici dell’Lna, Ankara avrebbe trasportato in Tripolitania diversi droni di propria produzione per aiutare le forze di Al Sarraj sostenute da Erdogan. Un modo per sopperire, tra le altre cose, alle carenze dell’aviazione di Misurata, ancor più accentuate dall’inizio del conflitto.
A questi episodi che coinvolgono droni cinesi, emiratini e turchi usati da entrambe le principali fazioni in lotta, occorre aggiungere le tante azioni compiute dai droni Usa negli ultimi anni. Aerei senza pilota a stelle e strisce decollano da Sigonella e dal Niger per attuare raid sia nel nord che nel sud della Libia: accade durante la lotta al califfato a Sirte nel 2016, ma succede pure nel corso degli anni contro presunti gruppi terroristici. Il cielo libico è teatro dunque di una guerra di droni con pochi precedenti.