Venerdì scorso il presidente della Francia, Emmanuel Macron, si è recato alla base aerea di Mont de Marsan per presentare ufficialmente la nuova “Loi de programmation militaire” (Lpm), il piano d’investimenti per la difesa 2024-2030. Con voce grave ha annunciato che il programma segnerà per le forze armate transalpine un “cambiamento irreversibile” per poi subito aggiungere, “nel progetto non troverete lussi, agii, confort, ma solo ciò che è necessario. Nel momento che ogni euro dei contribuenti dev’essere risparmiato, abbiamo trovato il miglior compromesso possibile tra una difesa all’altezza delle nostre ambizioni e la necessaria sobrietà ”.
Una chiosa necessaria alla luce della non florida situazione finanziaria dello Stato francese per cercare di rassicurare quella parte dell’opinione pubblica assai più preoccupata dalla crisi della sanità e della scuola, dell’emergenza energetica, della riforma delle pensioni piuttosto che dei problemi della difesa o della situazione internazionale. Vedremo se funzionerà .
Il piĂą grande investimento degli ultimi 50 anni
In ogni caso i 413 miliardi di euro, un terzo in più della precedente Lpm, stanziati su sette anni rappresentano il più forte investimento sul comparto militare fatto dagli ormai lontani anni Sessanta, quando nel segno di una ritrovata grandeur Charles de Gaulle impostò, con il ritiro della Francia dal comando militare integrato Nato, una politica sovranista imperniata sulla Force de Frappe, la dissuasione nucleare francese. E come allora il nuovo modello strategico si basa prioritariamente sulla “force de dissuasion” che Macron vuole ulteriormente rafforzare con un budget indicativo di 5,6 miliardi di euro all’anno modernizzando l’arsenale nucleare, i vettori (missili M51.2 e Aspm-A) e i mezzi (aerei Rafale e sommergibili lanciamissili).
Nel suo lungo discorso il Presidente ha inoltre spiegato che è venuto il tempo di forgiare un “nuovo modello di difesa”, archiviando il superato profilo post-coloniale – spedizioni e dispiegamenti oltre mare per le varie guerricciole africane… – per impostare uno strumento militare preparato per uno “scontro ad alta intensità ” e pronto alle “guerre ibride” del futuro. Evidente il riferimento allo scenario ucraino ma anche un chiaro segno della volontà di recuperare il ritardo tecnologico nella cyber defence e nella cyber security, due campi d’intervento oggi egemonizzati dall’ingombrante alleato americano. In questi delicati settori l’inquilino dell’Eliseo vuole la Francia “riprenda l’iniziativa e dia chiari messaggi strategici”.
Su queste coordinate sono, inoltre, previsti pesanti investimenti nell’aereospaziale, nella missilistica e nei droni di ultima generazione, ma anche nell’intelligence militare che vedrà aumentare il suo portafogli del 60%. Andranno poi ripensati gli equipaggiamenti individuali (con l’immissione nei ranghi di personale giovane, motivato e qualificato) e ricostruite le scorte di munizioni e materiali, già molto smagrite negli anni di lesina e poi quasi svuotate nell’ultimo anno dalle generose forniture all’Ucraina.
Come da consolidata tradizione il governo si rivolgerà principalmente all’industria della difesa nazionale cercando di riattivare anche alcune produzioni — come le munizioni non complesse — da tempo chiuse e delocalizzate all’estero. Per i droni — vero tallone d’Achille del comando interforze, per cui sono previsti 5 miliardi — invece sarà giocoforza rivolgersi al mercato estero, in attesa che le industrie galliche recuperino il loro grave ritardo e propongano finalmente mezzi competitivi e affidabili.
I problemi della difesa francese
La lista della spesa ovviamente avrà dei buchi e delle rinunce. Macron ha cercato di sorvolare sull’argomento, ma ha dovuto ammettere che nella Lpm vi sono “necessità obbligate come obiettivi da rimandare”. Significativamente non ha accennato carri armati di nuova generazione – un’ipotesi franco-tedesca da anni regolarmente annunciata e mai realizzata – e neppure al progetto della nuova portaerei nucleare che prima o poi dovrà sostituire l’anziana “Charles de Gaulle”.
Al netto delle omissioni e delle forzature, la nuova Lpm rappresenta per la Francia un punto di svolta. Dopo decenni di ripiegamenti e risparmi, Parigi vuole recuperare, prima che sia troppo tardi, il suo rango da protagonista sulla scena globale. Ancora una volta la “grandeur”. Un’ambizione che si ritrova nelle parole del ministro della Difesa Sébastien Lecornu: “Questa legge ha due obiettivi: proteggere noi e i nostri alleati dalle nuove minacce e poter proiettare la nostra forza all’esterno per difendere la nostra sicurezza e i nostri valori. Questi investimenti consentiranno alla Francia di restare una potenza mondiale. Senza questa scelta saremo relegati e declassati”.