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C’è un episodio sul finire della seconda guerra mondiale che potrebbe oggi incidere sulla capacità di Berlino di diversificare le sue fonti di approvvigionamento energetico. Terminato il conflitto infatti, così come sottolineato sul Wall Street Journal, gli alleati decisero di distruggere e disperdere molte delle armi appartenute alla Germania nazista lungo le coste settentrionali del Paese. Il risultato è che oggi ci sono migliaia di tonnellate di munizioni sepolte sotto il Mar Baltico e sotto il Mare del Nord. E questo oggi è un problema. Non è possibile infatti costruire impianti eolici off shore senza il rischio di piazzare i pali sopra bombe ancora inesplose. Così come, soprattutto, non è possibile dare vita ai nuovi porti destinati, nelle intenzioni del governo guidato dal cancelliere Olaf Scholz, ad accogliere il gas trasportato con le navi.

Il mare tedesco è una discarica di armi naziste

Britannici, statunitensi e sovietici nel 1945 avevano deciso di sbarazzarsi del potenziale bellico della Germania da poco sconfitta gettando in mare buona parte delle armi. Un’operazione andata avanti per diversi mesi, condotta sia dai soldati che da semplici pescatori pagati per portare a largo i mezzi da distruggere e da far inabissare sotto le acque dei mari che bagnano la Germania. Oggi sono note solo alcune delle aree dove da quasi 80 anni è possibile, tra i fondali, trovare armi di ogni tipo e soprattutto munizioni gettate con la fine della guerra. In Germania c’è anche un’azienda il cui obiettivo è quello di mappare il mare con l’obiettivo di scovare le aree più pericolose. Si chiama North.io e il suo Ceo, Jann Wendt, non ha fatto mistero sulla drammaticità della situazione. “Abbiamo a che fare – ha dichiarato sul Wsj – con un’autentica bomba a orologeria”.

Sul quotidiano statunitense è stato intervistato anche Marcus Grunwald, un dirigente dell’ufficio marittimo tedesco incaricato di tracciare le vie marittime sicure per le navi dirette in Germania. “Sentieri” marini volti a evitare che i mezzi impattino con le aree che nascondono i pericolosi segreti del secondo conflitto mondiale. “Prima che la rotta di navigazione possa essere allargata e raddrizzata – ha detto – in alcune aree le vecchie munizioni devono essere rimosse”. Come ad esempio nella zona di Minsener Oog, isoletta a largo delle coste della Frisia. Qui dovrebbe sorgere uno dei hub voluti da Berlino per accogliere le navi con il gas proveniente da Usa, Qatar e altri nuovi partner commerciali. Ma intorno all’isola potrebbero esserci fino a 100.000 tonnellate di armi scaricate nel 1945. Secondo Grunwald, basta una nave fuori rotta che lavora o getta l’ancora in un’area con forte presenza di munizioni sul fondale per creare una miscela esplosiva.

Anche a Wilhelmshaven, porto della Bassa Sassonia, potrebbero esserci quantitativi importanti di armi risalenti all’ultimo conflitto mondiale. Addirittura si parla di 300.000 tonnellate di munizioni, ma qui è ancora più difficile tracciare una mappatura e capire dove realmente è possibile navigare.

Un problema anche politico

Forse avere un quadro preciso della situazione sarà per sempre impossibile. Ma per Berlino è quanto mai importante almeno bonificare quelle zone destinate ad accogliere le navi petroliere. Circostanza non semplice. Nel Baltico ad esempio è attiva una commissione internazionale, la Helcom, incaricata proprio di rimuovere la spazzatura, non solo di origine militare e bellica, presente sui fondali. Fino ad oggi, una volta individuato un possibile deposito di munizioni, a entrare in azione è un sub il quale verifica dettagliatamente la situazione e poi designa o meno la possibilità di ripescare una determinata munizione. In molti casi le bombe inesplose e le armi gettate sui fondali sono state fatte brillare in loco. Chiaro comunque che così facendo non si avrà mai una completa pulizia dei mari. C’è il rischio concreto che per decenni i mari antistanti la Germania saranno solo parzialmente navigabili o usufruibili.

Una circostanza che mai come oggi ha anche dei risvolti politici. Senza la possibilità di allargare la navigazione e costruire nuovi porti dove accogliere il gas proveniente via nave, la Germania sarà costretta a rivolgersi sempre alla Russia. In tal modo le intenzioni di Berlino di emanciparsi dalla dipendenza del gas russo rischiano di apparire velleitarie. Il Paese cioè per alimentarsi potrebbe avere sempre bisogno dei gasdotti che portano le fonti di energia dal territorio della federazione russa. Per questo oggi c’è un’autentica corsa a trovare nuove soluzioni tecnologiche per risolvere il problema delle discariche sottomarine. Diverse aziende tedesche stanno lavorando a prototipi di piattaforma in grado di individuare e distruggere più facilmente decine di munizioni. Una gara contro il tempo, visto che il 2027, anno in cui l’Europa non dovrebbe più dipendere da Mosca per il gas, è molto vicino.

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