“La Corea del Nord ha lanciato un proiettile non identificato verso il mar del Giappone”. Sembrava il classico messaggio di allerta diffuso dalle autorità sudcoreane per informare la comunità internazionale sulle attività militari di Pyongyang. Temibili, certo, ma da considerare alla stregua di semplici provocazione.

Il punto è che l’ultimo test effettuato da Kim Jong Un riguarderebbe, per la prima volta dal 2017, un vietatissimo missile balistico intercontinentale (Icbm). Dai dati diffusi da Seul, il missile ha volato per più di un’ora raggiungendo un’altitudine di oltre 6.000 chilometri.

Il ministero della Difesa giapponese ha riferito che il “missile non identificato” sarebbe caduto a circa 170 chilometri dalle coste della prefettura di Aomori, a nord ovest dell’arcipelago, ovvero all’interno della Zona economica esclusiva (Zee) di Tokyo. Fonti del ministero hanno confermato alla televisione pubblica Nhk la prima versione di Seul: il proiettile ha raggiunto un’altitudine di 6.000 chilometri, e dunque potrebbe relmente trattarsi di un missile balistico intercontinentale (Icbm).



Il messaggio di Pyongyang

Il presidente sudcoreano Moon Jae In, ormai a fine mandato, ha espresso disappunto al termine della riunione del Consiglio sulla sicurezza nazionale “per la violazione della moratoria autoimposta da Pyongyang” sui test e delle risoluzioni Onu.

Il nuovo test nordcoreano è arrivato a ridosso di un’importante data, quella del 15 aprile, che celebra i 110 anni dalla nascita del fondatore dello stato, Kim Il Sung, nonndell’attuale leader Kim Jong Un. Ma è molto più probabile che Kim abbia voluto lanciare un altro tipo di messaggio, visto e considerando che il premier nipponico, Fumio Kishida, si trova a Bruxelles per la riunione dei leader del G7, e successivamente con i Paesi che compongono la Nato, per fronteggiare la crisi del conflitto in corso in Ucraina innescato dalla Russia.



A margine degli incontri, infatti, Kishida incontrerà il Segretario generale dell’alleanza, Jens Stoltenberg. Questo significa che il leader giapponese incontrerà anche il presidente statunitense Joe Biden, arrivato in Europa proprio nelle ultime ore. In risposta all’ultimo lancio del missile, l’undicesimo da inizio anno da parte di Pyongyang, il governo di Tokyo ha chiesto l’apertura di una conferenza per la sicurezza nazionale.

Non ha tardato ad arrivare la risposta degli Stati Uniti. Washington ha condannato “con forza” il lancio da parte della Corea del Nord. La portavoce della Casa Bianca Jen Psaki ha detto che il lancio del missile rappresenta “una sfacciata violazione di molteplici risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e solleva inutilmente tensioni, rischiano di destabilizzare la situazione della sicurezza nella regione”.

Capacità di attacco globale?

Secondo quanto riportato dal sito NkNews, che ha citato Tal Inbar, un ricercatore senior presso la Missile Defense Advocacy Alliance con sede in Israele, l’Icbm lanciato da Kim potrebbe essere stato l’Hwasong-17, presentato per la prima volta da Pyongyang nell’ottobre 2020.

“I dati indicano il successo del lancio, e se si tratta dello stesso enorme missile svelato nel 2020, allora questo Paese ha una capacità di attacco globale reale e credibile con armi nucleari”, ha affermato Inbar, aggiungendo che “non è inconcepibile che presto si vedrà un altro lancio”.

Interessante notare che il tempo di volo apparente di più di un’ora del recente lancio è molto simile all’ultimo test Icbm effettuato dalla Corea del Nord nel 2017, quando l’Hwasong-15 volò per circa 53 minuti su una traiettoria sospesa a una distanza di 950 chilometri e un’altitudine massima di 4.475 chilometri. In ogni caso, c’è il rischio che la mossa di Kim possa provocare una significativa escalation delle tensioni durante la transizione presidenziale in corso in Corea del Sud.





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