Guerra /

La tanto attesa – e pubblicizzata – controffensiva ucraina verso la città di Kherson, snodo cruciale sul fiume Dnepr, è finalmente cominciata.

Abbiamo già avuto modo di discutere sull’opportunità dello Stato maggiore di Kiev di annunciare pubblicamente l’intenzione di attaccare quel vitale settore del fronte, nonché sull’effettiva utilità di un’operazione di questo tipo. Stante le limitate risorse ucraine, la complessità del fronte (dovuta principalmente alla sua estensione territoriale) e il trinceramento delle forze russe in quel settore, cominciato da ormai più di tre mesi, riteniamo che il comando ucraino avrebbe fatto meglio a impiegare le sue forze per una difesa in profondità più articolata, in grado di logorare l’esercito russo, minarne il morale, ed eventualmente costringere Mosca a impiegare più risorse che, col passare del tempo, difficilmente potrà schierare, soprattutto sotto il profilo umano. Inoltre, a nostro giudizio, le controffensive si effettuano senza annunciarle, pena la quasi impossibile riuscita delle stesse.

Esistono però fattori che hanno portato lo Stato maggiore di Kiev a scegliere di attaccare, rappresentati sia dall’importanza strategica di Kherson, sia dalla geografia: la vitale città ha alle spalle il fiume Dnepr, attraversato da ponti che rappresentano un naturale collo di bottiglia facilmente ostruibile grazie al tiro di artiglierie e attacchi missilistici. Interrompere le vie di comunicazione sul fiume significa, infatti, tagliare i rifornimenti alle truppe occupanti a ovest di Kherson e poter sperare di avere quella superiorità di fuoco/numerica che permetterebbe di ricacciarli oltre quella naturale barriera geografica.

Lo Stato maggiore russo, però, ha avuto mesi per prepararsi alla controffensiva, e infatti l’avanzata ucraina, nel terzo giorno dall’inizio delle operazioni, trova forte resistenza e il fronte, sostanzialmente, ha tenuto fatto salvo per alcuni piccoli settori: i soldati ucraini hanno raggiunto le periferie di Arkhanelske e di Lubomurvika e penetrando nell’abitato di Sukhoi Starkov da posizioni situate ad Andriivka e Lozove.

Insomma stiamo assistendo a combattimenti molto aspri che non portano a grandi cambiamenti della linea del fronte meridionale, almeno per il momento. La controffensiva, però, stavolta è ben strutturata e l’esercito ucraino lotta tenacemente: sono gli stessi russi a riferirlo, attraverso canali di comunicazione non ufficiali legati al Gruppo Wagner, che sta combattendo insieme all’esercito russo.

Risulta infatti che gli ucraini abbiano fatto precedere l’avanzata da un fitto lancio di razzi da Mlrs (Multiple Launch Rocket System) comprendente anche i ben noti Himars, e che nella zona del fiume Ingulets – tributario dello Dnepr – unità del genio e da ricognizione di Kiev abbiano cercato di stabilire una testa di ponte oltre il corso d’acqua preceduti e supportati da un pesante fuoco di artiglieria e da unità corazzate. Altrove, più a nord nella zona di Drobryanka, Olgino, Potemkino e Vysokopole, il tentativo di accerchiamento ucraino è stato fermato da formazioni di paracadutisti (Vdv – Vozdushno-Desantnye Vojska ) e di fanti di marina della Flotta del Mar Nero.

La situazione è quindi ancora molto incerta, e pertanto è ancora presto per determinare l’esito della controffensiva, ma la tattica ucraina, stavolta, è diversa: sempre fonti russe riferiscono che l’esercito di Kiev, dove è riuscito a sfondare le linee, si trincera in attesa dell’arrivo dell’oscurità notturna per permettere l’afflusso di nuove forze al riparo delle tenebre. Sono ancora i russi di Wagner ad affermare che il morale del nemico è alto, e che le truppe ucraine hanno “fiducia nelle loro abilità”. Non sappiamo, invece, quali sentimenti serpeggino nella parte russa, sebbene risulti più di un atto di eroismo da parte di piccole unità o gruppi di soldati che si sono trovati accerchiati dalle localmente preponderanti forze ucraine.

Fonti ufficiali del Cremlino riferiscono che l’esercito di Kiev abbia perso, in soli due giorni, circa 1200 uomini e una quarantina di carri armati, ma come sempre accade in questi casi i numeri comunicati sono da ridimensionare perché influenzati dalla propaganda.

Le operazioni aeree ucraine hanno riguardato l’interdizione sul campo di battaglia delle linee di rifornimento russe, il supporto aereo ravvicinato alle truppe avanzanti, e l’attività di Sead/Dead (Suppression of Enemy Air Defenses / Destruction of Enemy Air Defenses) impiegando anche caccia MiG-29 armati con missili antiradiazioni Agm-88 Harm, forniti dagli Stati Uniti. Proprio questa nuova minaccia, presentatasi da alcune settimane, ha richiesto il rafforzamento delle difese aeree russe a lungo e lunghissimo raggio, con nuove batterie di S-400 che sono state schierate nella penisola di Crimea.

Il resto del fronte, nonostante la controffensiva, ovviamente non è silente: a nord forze ucraine hanno colpito con tiri di artiglieria Alekseevka, nel distretto di Glushkovsky, mentre i russi hanno bersagliato Kharkiv con attacchi missilistici. Nel Donbass, a Kostyantynikva non lontano da Kramatorsk, i russi hanno colpito una base di volontari internazionali mentre poco a nord le forze di Mosca stanno avanzando Dibrovne, anche qui trovando un’accanita resistenza. Gli ucraini hanno cercato di effettuare un contrattacco vicino Kodema, a sud di Bakhmut, ma hanno subito ingenti perdite che le hanno costrette a ritirarsi. Bombardamenti ucraini continuano a colpire Donetsk e altre cittadine limitrofe in risposta ai tentativi russi di sfondare le linee. Bombardamenti anche intorno a Energodar e fuoco di risposta russo su Nikopol e Marhanets.

A livello generale i russi sono sulla difensiva, salvo sporadici contrattacchi di alleggerimento, ma la controffensiva ucraina verso Kherson sta trovando particolare resistenza in quanto, come già affermato, l’esercito di Mosca ha avuto mesi di tempo per prepararsi, trincerandosi, pertanto riteniamo che l’attacco avrà poche possibilità di successo e costerà molto a Kiev in termini di uomini e mezzi, nonostante l’attuale situazione di incertezza.





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