Guerra /

Secondo quanto riporta il sito d’informazione Middle East Monitor e il quotidiano online arabo, ma di base a Londra, Asharq al-Awsat, la Cina sarebbe pronta a inviare le proprie forze speciali in Siria in accordo con il governo di Bashar Al Assad. L’obiettivo delle truppe, qualora fosse confermato, sarebbe quello di combattere le ultime forze jihadiste rimaste su suolo siriano e che fanno riferimento all’Islamic East Turkestan Movement, che ancora opera in alcune sacche di resistenza del Paese. Secondo la stampa araba, sarebbe due i reparti cinesi coinvolti nella missione. La prima è la Shenyang Military Region Special Forces Unit – “Siberian Tiger”, le cosiddetti “tigri della Siberia”. La seconda unità coinvolta sarebbe la Lanzhou Military Region Special Forces Unit – “Night Tiger”, le “Tigri notturne”. Questi due reparti sono fra le migliori unità d’élite dell’Esercito popolare di liberazione, e formerebbero il nucleo operativo cinese in territorio siriano per contrastare gli islamisti che hanno contatti importanti proprio con quelle minoranze radicali che anche in Cina, specie nello Xinjiang, rappresentano una minaccia costante alla sicurezza nazionale. Secondo le fonti locali, sarebbero almeno 2.500 gli islamisti del movimento dell’East Turkestan presenti ancora in Siria, e costituiscono uno degli ostacoli principali alla messa in sicurezza del Paese, che si avvia verso una difficile e lenta pacificazione.

Come riporta Middle East Monitor, la scorsa settimana, durante un incontro con il consigliere presidenziale siriano Bouthaina Shaaban, il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi ha lodato gli sforzi del governo di Bashar Al Assad per contrastare i combattenti del movimento islamico del Turkestan orientale. Il governo di Damasco ha anche affermato che sono stati circa 5.000 i combattenti di origine uigura arrivati ​​in Siria, e si ritiene che siano giunti passando dalla Turchia e, prima ancora, raggiungendo l’Asia sudorientale e da lì imbarcandosi per le terre dello Stato islamico. Proprio per questo motivo, l’eventuale di arrivo delle forze speciali cinesi nel Paese non sarebbe una prima volta assoluta dell’esercito di Pechino in Siria. Tra il 2015 e il 2016, quando Erdogan ancora non aveva cambiato posizione sul conflitto siriano e sosteneva lo jihadismo in Siria, la Turchia fu terra di passaggio anche di molti militanti uiguri e ci fu un vero e proprio crollo nelle relazioni turco-cinesi. In quel momento, il governo di Damasco iniziò a intrattenere con l’intelligence cinese rapporti sempre più stretti, tanto che iniziarono ad arrivare in Siria i primi consiglieri militari cinesi, poi alcune centinaia di addestratori e delegazioni di alti ufficiali in visita a Damasco. Anche alcune navi della flotta del dragone visitarono la base di Tartus per alcuni giorni.





La Cina ha sempre ritenuto il conflitto siriano centrale nel proprio progetto d’inserimento in Medio Oriente e non ha mai voltato le spalle al governo di Assad anche quando sembrava che questo fosse destinato a cadere. Al contrario, anche in sede Onu, ha sempre appoggiato, per quanto possibile, il veto posto dalla Russia su alcune indagini riguardo all’uso di armi chimiche, e si è sempre spesa per una risoluzione pacifica del conflitto. Come per la Russia, i motivi che rendono la Siria e la sopravvivenza di Assad importanti per la politica estera cinese sono sia legati ala lotta al terrorismo ,sia legati al contenimento dell’influenza americana in Asia. Come la Russia ha combattuto in Siria anche per sconfiggere i propri terroristi del Dagestan e della Cecenia arruolati nell’Isis, così anche la Cina può combattere gli uiguri arruolati sotto le bandiere nere in Siria e cercare di eliminare più avversari interni possibili. Ma quello che più conta, per la Cina, è che nel tempo è riuscita ad approfondire i legami economici e militari con Damasco rendendo di fatto il Paese un alleato di Pechino. Con la ricostruzione alle porte, la Cina ha intenzione di sostenere Damasco in tutte le operazioni di ripristino del sistema infrastrutturale, energetico e commerciale siriano. In questo modo, la Cina potrà dunque aggiungere un altro tassello nel mosaico di Paesi che intrattengono relazioni molto forti con Pechino, anche in virtù del passaggio obbligato della Nuova Via della Seta nella difficile area mediorientale.

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