Le operazioni militari sul fronte del Donbass hanno visto la ripresa dell’iniziativa da parte dei russi con la conquista della cittadina mineraria di Soledar, situata a una dozzina di chilometri a oriente di Bakhmut (Artemovsk), che a sua volta è posta 35 chilometri in linea d’aria a sud-est di Kramatorsk.
Soledar è una cittadina di circa 10mila abitanti, nota per le sue miniere di sale che rappresentano l’unico valore tattico per quanto riguarda la sua presa da parte dell’esercito russo: esse infatti possono venire utilizzate come un rifugio sicuro per uomini ed equipaggiamenti, un po’ come accaduto, a parti inverse, per i sotterranei dell’acciaieria Azovstal di Mariupol a inizio del conflitto.
Il valore di Soledar nel contesto del conflitto in Donbass però è solo questo: nonostante la cittadina permetta alle forze di Mosca di poter bersagliare l’autostrada M3 che corre da nord-ovest a sud-est che si incontra sulla via di Bakhmut, l’esercito ucraino può sfruttare vie di comunicazione più occidentali (la H20) che sono relativamente al sicuro dal tiro di artiglieria russo.
Prima della guerra in corso, la città di Bakhmut aveva una popolazione di circa 70mila abitanti, il che ne fa uno dei centri abitanti maggiori dell’area sebbene non il più grande in assoluto. Questo significa che i combattimenti per la conquista della città, che molto probabilmente saranno effettuati “casa per casa” come a Soledar, richiederanno uno sforzo notevole e un tributo di uomini e mezzi che difficilmente entrambe le parti possono permettersi in questo momento. La Russia ha ancora evidenti problemi logistici che rallentano la sua avanzata (i combattimenti per Soledar sono durati più di un mese) evidenziati dal fatto che con la presa della cittadina non c’è stato quello slancio in avanti che ci si attende quando il nemico si ritira; sul fronte opposto l’Ucraina risente dell’usura di uomini e mezzi dopo le due controffensive estive che hanno portato alla liberazione della regione di Kharkiv e della città di Kherson.
Quanto sta accadendo nel Donbass ha gonfiato a dismisura l’importanza dell’area di Soledar/Bakhmut, ma come abbiamo già avuto modo di dire le due città non hanno un alto valore strategico, bensì sono molto più importanti per la propaganda di entrambi.
Bakhmut poi, come con altre città della zona, è stata pesantemente fortificata dopo il 2014, rendendo un attacco un'azione molto difficile per i russi, ma è l'ultimo grosso centro abitato prima di Kramatorsk e Sloviansk, entrambe città di importanza molto maggiore. Considerando che l'avanzata russa si sta sviluppando da sud-est per via dello sviluppo della linea del fronte, per raggiungere Kramatorsk l'esercito russo deve per forza occupare anche Bakhmut onde evitare di lasciarsi pericolose sacche di resistenza alle spalle. Bakhmut è importante per Kiev perché permette al governo Zelensky di mostrare agli alleati occidentali che l'esercito ucraino è in grado di sostenere l'urto di quello russo, più che per questioni militari, e a tal fine ogni risorsa viene impiegata nella difesa della città.
Prendere la chiave per "sigillare” il Donbass
Come detto, però, è Kramatorsk a essere il vero centro nevralgico della difesa ucraina nel Donbass. Come già detto da queste colonne a luglio, quando l'offensiva russa aveva portato l'esercito di Mosca pericolosamente nei suoi pressi (e in quelli di Sloviansk), la città che conta circa 159mila abitanti è importante per “sigillare” il Donbass e nella fattispecie, in questo momento del conflitto, permetterebbe di tagliare fuori le forze ucraine che si trovano nella regione immediatamente a est. La presa di Kramatorsk, poi, permetterebbe di impossessarsi di uno snodo fondamentale del sistema viario e ferroviario: dalla città partono linee che, a raggio, portano verso Donetsk, verso Kharkiv e verso l'Ucraina centrale.
Il terreno intorno alla città è relativamente pianeggiante, con rilievi collinari che si aggirano intorno ai 200/300 metri di altitudine, soprattutto è costellato di campi coltivati, fattore che rende possibile un'avanzata più agevole di formazioni meccanizzate e corazzate. Più a ovest di Kramatorsk la situazione cambia leggermente, con la presenza di alcune aree umide e di zone boscose, ma riteniamo che nei piani di Mosca, in questo momento, non ci sia la volontà di spingersi oltre stante l'alto valore strategico e politico dell'eventuale presa della città: conquistandola il Cremlino otterrebbe infatti anche un risultato propagandistico molto elevato e spendibile sul fronte interno, ovvero la “liberazione” del Donbass, sebbene ne manchi ancora una discreta fetta di territorio.

Kiev rischia il collasso del fronte
Se Kramatorsk e Sloviansk dovessero cadere nelle mani russe, è possibile che l'intero fronte ucraino in quella regione possa crollare stante le difficoltà in cui versa l'esercito di Kiev, che in questo momento è a corto di mezzi corazzati e carri armati, al punto che, primo tra i Paesi occidentali, il Regno Unito ha rotto gli indugi decidendo di fornire all'Ucraina circa 14 Mbt (Main Battle Tank) tipo Challenger 2. Nonostante ciò restiamo pessimisti in merito alla possibilità che questo primo invio di tank possa cambiare le sorti di quanto sta accadendo tra Soledar e Kramatorsk: i mezzi sono pochi e molto probabilmente non vedranno il fronte prima di alcune settimane.
Come detto in tempi non sospetti, la guerra d'attrito stabilitasi in Ucraina vede la Russia su posizioni di vantaggio nonostante le pesanti limitazioni date da una logistica disastrosa e da una catena di comando del tutto inadatta alle operazioni belliche moderne, perché incentrata, nonostante le riforme (abortite), ancora sul modello sovietico. La strada per Kramatorsk non sarà quindi facile per i russi, ma è lì che si giocheranno le sorti del conflitto nel Donbass, non a Soledar e nemmeno a Bakhmut.