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Mentre paracadutisti statunitensi continuano ad arrivare in Polonia per rafforzare la porzione settentrionale di quello che ormai possiamo definire come “il fronte orientale”, la Russia sposta ulteriormente le sue pedine militari in quello che è diventato un meccanismo di escalation che si autoalimenta e dove entrambi i contendenti non accennano a fare un passo indietro.

Vi abbiamo già raccontato della flotta russa che si è radunata al largo della Siria e che, lentamente, si sta spostando verso il Mar Nero: la prima serie di navi da assalto anfibio, giunte dal Baltico e dalla Flotta del Nord, hanno già attraversato i Dardanelli e nella giornata del 9 febbraio è previsto il passaggio anche di altre unità di questo tipo. Un dispiegamento di forze navali mai visto dai tempi della Guerra Fredda, con la maggior parte delle unità che ha lasciato i propri porti dell’occidente russo (compreso quello siriano di Tartus), rafforzate da elementi provenienti dalla Flotta del Pacifico (un incrociatore e un cacciatorpediniere insieme a un rifornitore d’altura).

Parallelamente Mosca continua il suo rafforzamento lungo i confini con l’Ucraina e coi Paesi Nato. Nell’oblast di Kaliningrad, exclave russa circondata da Polonia e Lituania, è stato notato l’arrivo di caccia MiG-31K armati di missili ipersonici Kinzhal. Un dispiegamento anomalo, in quanto questo particolare velivolo non è di base in quella regione russa ed è la prima volta che si vede da quelle parti. Lo scorso 7 febbraio un MiG-31K è stato visto atterrare alla base aerea Kaliningrad Chkalovsk, con agganciato, nella classica posizione ventrale, un Kh-47M2.

Il Kinzhal viene classificato come Albm (Air Launched Ballistic Missile) ovvero un missile balistico aviolanciato, e sarebbe in grado di raggiungere la velocità di Mach 10 con un raggio d’azione, sommato a quello del velivolo che lo trasporta, di circa 2mila chilometri. Questo missile è stato il primo vettore ipersonico a entrare in servizio al mondo: lo schieramento operativo è cominciato nel 2017, e per le sue caratteristiche di altissima velocità e manovrabilità può essere usato anche in funzione antinave, probabilmente verso obiettivi altamente paganti come le portaerei. Derivato dal 9M723 Iskander-M, un Srbm (Short Range Ballistic Missile) mobile, ha, come questo, la possibilità di montare una testata nucleare.

Restando in tema “atomico”, ma spostandoci di settore, giungono notizie che l’esercito russo avrebbe mobilitato e avvicinato all’Ucraina una quantità non meglio definita di pezzi di artiglieria semovente 2S7 Pion, esattamente a Vesela Lopan, nella regione di Belgorod, che si trova a soli 17 chilometri dal confine ucraino. Si ritiene che potrebbero essere una versione aggiornata del 2S7M “Malka” e hanno la particolarità di poter utilizzare proiettili a carica nucleare. L’obice semovente può infatti trasportare fino a quattro proiettili nucleari da 203 millimetri in grado di colpire bersagli a una distanza di 37,5 chilometri. Lo scopo principale di questo cannone semovente, entrato in servizio nel 1975, era la soppressione delle retrovie nemiche, la distruzione di depositi di armi e di altre strutture importanti a distanze “tattiche”.



I Pion/Malka, ereditati dall’Unione Sovietica, sono stati recentemente aggiornati: a dicembre 2021, secondo il servizio stampa di Uralvagonzavod, il primo lotto di obici semoventi modernizzati è stato consegnato al Ministero della Difesa russo ed è stato già inviato ai reparti.

Ci risulta difficile pensare che la Russia possa utilizzare armi nucleari tattiche in un eventuale scontro armato in Ucraina, sebbene negli arsenali di Mosca siano presenti un gran numero di questi ordigni, molti di più di quanti si possano contare in quelli della Nato. L’opzione nucleare tattica, anche se può essere rapidamente risolutiva per decapitare i comandi avanzati oppure grosse sacche di resistenza, come quelle che si andrebbero a formare in un teatro urbano, vero incubo per le forze corazzate e meccanizzate di qualsiasi nazione, non è spendibile politicamente. Mosca infrangerebbe, per prima, un “tabù” che non viene infranto dalla Seconda Guerra Mondiale, e verrebbe immediatamente emarginata nel consesso internazionale. Piuttosto la mobilitazione dei 2S7, per via della loro gittata e del calibro, significa un notevole rinforzo al già sostanzioso dispositivo di artiglieria che la Russia ha schierato lungo i confini ucraini.

Cambiando fronte e passando a quello Nato, oltre al rinforzo dei Paesi più orientali dell’Alleanza con uomini e mezzi, gli Stati Uniti sembra che abbiano deciso di inviare in Europa, e più precisamente nel Regno Unito, un distaccamento di bombardieri strategici B-52H. Non c’è ancora l’ufficialità, pertanto non sappiamo quanti siano (alcune fonti non confermate parlano di ben otto velivoli), ma possiamo ipotizzare che arrivino, classicamente, nella base della Royal Air Force di Fairford.

Le operazioni della Bomber Task Force dell’U.S. Air Force prevedono un dispiegamento di routine dei bombardieri strategici nel teatro europeo o africano: l’ultima è avvenuta lo scorso novembre quando B-52H decollati dalla base aerea di Minot (Nord Dakota) appartenenti al 5th Bomb Wing si sono uniti ai B-1B già presenti in teatro per supportare una serie di missioni in tutta la regione del Mare del Nord.

Sebbene si tratti di movimenti di mezzi e truppe a cui ci siamo abituati negli ultimi mesi, i due schieramenti, così facendo, mandano comunque dei segnali che non guardano alla de-escalation: in particolare l’arrivo dei bombardieri strategici, che, lo ricordiamo, hanno capacità nucleare, e lo spostamento degli obici russi, assumono un significato particolare anche a seguito delle parole del presidente Vladimir Putin, che recentemente ha affermato che in caso di guerra tra Nato e Russia, “non ci sarebbero vincitori” proprio perché entrambi gli schieramenti sono dotati di armamento atomico. Un avvertimento che suona particolarmente sinistro considerando quanto sta accadendo in questi giorni.

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