L’Ucraina ha trovato nei droni navali un nuovo strumento per colpire asimmetricamente la Russia e fiaccare le sue capacità di progredire nell’invasione dell’ex repubblica sovietica o di fornire sostegno alle sue truppe attaccate a Est dai soldati di Kiev? L’odierna rivendicazione di eclatanti attacchi come quello al ponte di Kerch operato con 850 kg di esplosivo con un veicolo navale guidato da remoto mostra che i “Seababy” di Kiev possono giocare un ruolo nella costruzione di una strategia operativa da parte dell’Ucraina.
Mentre la controffensiva di terra prosegue tra difficoltà e speranze, infatti, l’Ucraina pare capace di dare il meglio di sé nella guerra in quelle operazioni in cui la tradizionale esperienza sovietica dell’uso dell’inganno e della diversione, oltre che delle operazioni sotto copertura oltre le linee nemiche, si sovrappone alla capacità di gestire sistemi e tecnologie occidentali. Come dimostrano le operazioni di successo del battaglione Shaman dell’intelligence militare ucraina, le operazioni coi droni tradizionali e diverse operazioni di inquinamento informativo e come conferma, almeno per ora, la scelta di puntare sui droni navali come nuova frontiera.
Ulrike Franke, Senior Policy Fellow dell’European Council on Foreign Relations, ha scritto sul sito dell’Ecfr una dettagliata analisi su questa svolta strategica di Kiev, sottolineando come l’Ucraina abbia portato agli estremi il modo di fare la guerra coi droni: da una complementare e non decisiva forza armata, i droni sono diventati centrali nella capacità di resistenza e contrattacco di Kiev. E la volontà ucraina di puntare anche sui droni navali rivoluziona notevolmente la guerra per come la conosciamo: “Prima di questo conflitto solo i sistemi aviotrasportati erano ampiamente utilizzati nelle operazioni militari”, nota la Franke. “Questo sta iniziando a cambiare. Le navi drone erano già state utilizzate lo scorso autunno, in particolare nell’attacco alla flotta russa del Mar Nero a Sebastopoli. Più recentemente, le forze ucraine hanno danneggiato una nave da sbarco anfibia russa e colpito una petroliera russa usando droni navali”.
Un Paese senza più una marina militare operativa e di fatto interdetta alla gestione delle operazioni navali come l’Ucraina con una relativa economia di mezzi e risorse ha, appaltando all’intelligence le operazioni, trovato il modo di fare anche del Mar Nero uno spazio di operazioni cercando di sfruttare le vulnerabilità delle forze russe. Si chiamano, in gergo militare, “Unmanned Surface Vessels” (Usv) e l’Ucraina prevede presto di affiancarvi una flotta di droni sottomarini operativi. L’obiettivo è far leva sull’effetto sorpresa e colpire laddove le unità russe non aspettano di essere intercettate, oppure operare eclatanti operazioni come quella di Kerch che oltre a impensierire la comunicazione logistica russa danno un’idea della volontà ucraina di combattere e resistere con ogni mezzo.
La foggia degli Usv ucraini agli osservatori più attenti non mancherà di ricordare una versione moderna, tecnologicamente avanzata e senza pilota dei “maiali” italiani della Seconda guerra mondiale, protagonisti di incursioni che hanno fatto la storia della Regia Marina come quella di Alessandria d’Egitto del dicembre 1941. Anche in quell’occasione si trattava di capitalizzare l’effetto sorpresa per fare leva sulla volontà di superare la diversità di mezzi, in quel caso a favore della Royal Navy britannica. Oggi l’intelligence ucraina, ricorda la Bbc, ha rivendicato almeno dodici attacchi complessivi con droni contro infrastrutture e navi russe. L’idea di seminare timore e portare i russi a distogliere risorse ed unità per contrastare i droni può essere assimilata a una strategia, di fatto, di guerra asimmetrica e psicologica, i cui effetti possono trascendere i risultati operativi. Parliamo del tipo di guerra in cui l’Ucraina sta, dal febbraio 2022, conseguendo i maggiori risultati.
Al contempo tutti gli osservatori globali faranno attenzione all’evoluzione del sistema-Ucraina sui droni in futuro, in termini di sviluppo e dottrina operativa. Come nota la Franke, “l’Ucraina è diventata un luogo importante per lo sviluppo e la produzione di droni. Partenariati misti pubblico-privato hanno portato allo sviluppo o al riutilizzo di droni per uso militare. La pressione della guerra per innovare, l’ingegno del popolo ucraino e l’opportunità di lavorare a stretto contatto con esperti di molti Paesi” si unisce alle campagne di crowdfunding sui sistemi d’arma che hanno fatto dei droni, soprattutto navali, un fattore di agglomerazione di consenso per le operazioni contro le forze armate russe. Inserendo assieme agli Himars e ai Javelin i Seababy nella ristretta lista delle armi più amate dall’opinione pubblica ucraina. Anche rafforzare il morale della popolazione sulle prospettive di vittoria in tempi difficili, del resto, è parte della guerra asimmetrica contro le infiltrazioni della propaganda nemica. E su questo terreno Kiev vuole proseguire in futuro.